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 2012  gennaio 29 Domenica calendario

Da una elucubrazione sullo «stile nero» alla lista nera: il magazine di moda e costume Elle (edizione francese) è bersagliato da accuse di razzismo per un articolo forse un po’ maldestro, scritto senza cattive intenzioni, ma comunque subito messo all’indice

Da una elucubrazione sullo «stile nero» alla lista nera: il magazine di moda e costume Elle (edizione francese) è bersagliato da accuse di razzismo per un articolo forse un po’ maldestro, scritto senza cattive intenzioni, ma comunque subito messo all’indice. Questa la tesi apparsa su Elle.fr: la famiglia Obama alla Casa Bianca ha contribuito a cambiare lo stile della comunità nera. Un modo di apparire meno legato all’hip-hop e allo streetwear, e più vicino a integrare i codici dell’eleganza bianca e borghese. A conferma, il nuovo look delle icone nere dello spettacolo: Janelle Monáe, Nicki Minaj, Kelly Rowland, Zoe Saldana, Solange Knowles e persino Rihanna. Tutte pronte, secondo la giornalista di Elle, ad accantonare sempre più spesso le zeppe vertiginose e i catenoni d’oro a favore di pizzi e camicette, espressione di una moda nera meno ribelle e più chic, che ha i suoi migliori testimonial a Washington, alla Casa Bianca. «Tendenza: Black Fashion Power», così si intitola(va) il pezzo. A parte che Rihanna è passata in pochi giorni dall’essere definita perfetta niggabitch (ragazza di strada negra) dal giornale di moda olandese Jackie a esempio di black-geoisie (borghesia nera) su Elle.fr, il che forse conferma i dubbi sulla scientificità di entrambi gli articoli, la giornalista francese giura che non voleva offendere nessuno. «Al contrario, intendevo descrivere una comunità nera americana più sicura di sé e più potente - dice Nathalie Dolivo -, e quindi in grado di giocare con stili diversi». Il testo è apparso online a metà gennaio, in pochi giorni sono arrivati centinaia di commenti scandalizzati, e su Twitter è partita una compagna spontanea contro la presunta generalizzazione «donne nere = ineleganti». La direttrice della redazione è intervenuta una prima volta per difendere la sua giornalista, spiegando in sostanza che si trattava di una innocente analisi di costume. A quota mille interventi ostili, Valérie Toranian si è arresa, togliendo l’articolo e presentando le scuse della redazione: «Se questo articolo ha potuto scioccare o ferire qualcuno siamo profondamente rattristati, perché non era affatto la nostra intenzione, al contrario. Siamo molto dispiaciuti per questo malinteso, il dibattito comunque è stato lanciato e ci permetterà di arricchire il nostro lavoro giornalistico». Nel dibattito appena citato una delle voce più note e virulente è stata quella di Audrey Pulvar, la 39enne commentatrice di origine martinicana moglie dell’esponente di primo piano del partito socialista Arnaud Montebourg. La Pulvar, giornalista che ha accantonato per il momento la cronaca politica per non nuocere alla carriera del merito, è presente sulla radio pubblica France Inter e anche sul molto seguito talk show del sabato sera di France 2; è la voce forse più conosciuta dei francesi non de souche, cioè con origini lontane dall’Esagono. «Un papier de merde», è stato in sostanza il contributo della Pulvar. Che nella sua trasmissione radio ha aggiunto: «L’articolo imbecille e razzista di Elle ha provocato la giusta indignazione di migliaia di lettori online, in Francia e negli Stati Uniti. Le scuse sono una opzione plausibile per il giornale? Non finisce qui». È intervenuto anche il «Cran, consiglio rappresentativo delle associazioni nere di Francia» per chiedere la censura dell’autrice: il caso potrebbe continuare in tribunale. L’infortunio di Elle, e la violenza delle reazioni, mostra una società francese attenta fino al nervosismo (e al processo sommario) sulle questioni etniche.