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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

«Vuoi vendere milioni di copie? Ti serve il web, non un editore» – Una dolce e impacciata nerd un po’ sovrappe­so, con grossi occhiali da vista con montatu­ra spessa, sguardo vispo ma trop­po concentrato, abbigliamento no logo,l’incomprensibile accen­to di certa provincia americana e quattro chiodi fissi: scrivere, scri­vere, scrivere e farsi pubblicare

«Vuoi vendere milioni di copie? Ti serve il web, non un editore» – Una dolce e impacciata nerd un po’ sovrappe­so, con grossi occhiali da vista con montatu­ra spessa, sguardo vispo ma trop­po concentrato, abbigliamento no logo,l’incomprensibile accen­to di certa provincia americana e quattro chiodi fissi: scrivere, scri­vere, scrivere e farsi pubblicare. La giovane Amanda Hocking ci aspetta nella hall di un albergo mi­­lanese, dove è stata scaraventata in pochi mesi da Austin, una citta­dina del Minnesota che conta al­l’incirca ventimila abitanti per il tour promozionale europeo del suo romanzo Switched. Il segreto del regno perduto (Fazi, pagg. 288, euro 12, traduzione di Silvia Pelle­grini): due milioni di copie vendu­te (una media di 9mila al giorno) autopubblicandosi online su Amazon.E ora l’apertura delle por­te dorate dell’editoria tradiziona­le, che - convinte a suon di download che la ragazza ha del po­tenziale - pubblicheranno il resto della trilogia Trylle , a base di chan­geling, poteri oscuri e adolescen­za di magie e inimmaginabili desti­ni. I suoi libri verranno tradotti in 30 paesi e i diritti della saga sono stati già opzionati da Terri Ta­tchell, sceneggiatrice di District 9 . «La stella nascente dell’editoria digitale», «Quel tipo di eccitazio­ne che non vedevamo dalle serie di Stephenie Meyer e di J.K. Rowling»: da Usa Today al New York Times le lodi sperticate si sprecano. Ma quel che ci è parso dopo averla incontrata è che la gio­vane Amanda, a dispetto del suo recente passato da infermiera, ab­bia capito in un batter d’occhio quello che molti editori ancora non vogliono accettare: parte del presente dell’editoria - altro che futuro- è già nel digitale e bisogna saperci fare con il marketing di se stessi. È con la rete che Amanda è diventata la regina del selfpu­blishing, dove contano determina­zione, conoscenza dei link giusti e spirito imprenditoriale. A 27 anni infatti, dopo essersi fatta editrice di se stessa, ha conquistato un con­­tratto milionario da una major statunitense, la St. Mar­tin’s Press. Ma soltanto dopo aver colleziona­to un totale di circa cinquanta rifiuti. Troll, vampiri e fa­te dovrebbero es­se­re garanzia suffi­ciente a farsi mette­re sul mercato: come si spiega tutti quei no? «Ci sono più scrittori che letto­ri. Più libri che lettori. Più mano­s­critti che gente pagata per legger­li. Quindi la maggior parte vengo­no rifiutati ancor prima di essere letti. Soprattutto nel genere fan­tasy, il mio. Ed ecco perché tanta gente che vale non riesce ad emer­gere. L’autopubblicazione può supplire a questo problema». Lei come è arrivata a due milio­ni di download? «Prima di tutto ho messo il libro online. Sembra facile, ma non lo è per niente. Se si vogliono fare le co­se per bene, bisogna diventare una piccola casa editrice, magari avere una tua piccola squadra che ti dà una mano, essere informati. Avevo sentito parlare di ereader già da quindici anni. Erano nel­l’aria però non avevano mai vera­mente preso piede. La gente non li comprava, non sono decollati fi­no al kindle, che come l’ipod per l’mp3 ha dato la scossa al merca­to. Allora ho letto un articolo della scrittrice al tempo più pubblicata su kindle, che spiegava i passi giu­sti: come formattare il testo, come scegliere la copertina, come cor­reggere le bozze. Ho dovuto impa­rare ad usare photoshop, a lavora­re con le immagini: tutto da sola. Non ha idea della quantità di tem­po che ci vuole, meno male che adesso ho un editore che se ne oc­cupa ». Ma lei è stata anche una perfet­ta macchina da marketing. «Una volta che il libro è in rete, siamo solo agli inizi. Poi bisogna interagire con i blogger, scatenare il passaparola. Potenzialmente, hai la stessa visibilità di Stephen King, ma devi saperla sfruttare. Quando ho capito che questi blog, che io non frequentavo prima, so­no comunità attive e partecipate, ho pensato che potessero fare la differenza». Ha un’idea di che tipi siano i suoi lettori? Tutti teenager af­famati di vampiri? «Per niente. Dalle mail che ho ri­cevuto, i lettori online sono don­ne. Tra i venti e i quarant’anni.Ca­salinghe. Insegnanti. E moltissi­me mogli di soldati al fronte. I gio­vani si stanno avvicinando agli ebook soltanto ora». Quanti romanzi ha scritto sino­ra? «Scrivo da quando mi ricordo, dovevo avere sei anni. Ho comple­tato circa venti romanzi. Ne ho messi online solo undici. Switched è il decimo, mi pare. Scri­vo dalle otto alle dodici ore al gior­no e quando c­omincio un roman­zo non smetto finché non l’ho fini­to, il che richiede dalle due alle quattro settimane».