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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

«Baronetto a chi?» Ecco i vip che hanno snobbato Sua Maestà – Ci vuole coraggio, innanzitut­to

«Baronetto a chi?» Ecco i vip che hanno snobbato Sua Maestà – Ci vuole coraggio, innanzitut­to. Quanti rifiuterebbero di diven­tare baronetti, di essere insigniti direttamente da Sua Maestà e di entrare nel mondo dei titolati? E va bene che c’è sempre il prece­dente di Celestino V, il Papa del «gran rifiuto» dantesco, che resta quasi imbattibile, ma scoprire che nel ventesimo secolo, nella piena era della vanità e dei quindici minuti di celebrità che toccano a tutti, ci sia qual­cuno che abbia detto no alle onorificenze della regina Elisabetta, è davvero sorprendente. E poi per­ché? Quello dei «grandi ri­fiutatori » è un tema deli­cato, coperto per decen­ni dal segreto. Ed è l’enne­sima tegola sul fascino del­la monarchia britannica. Ma la Bbc si è intestardita e ha chie­sto, in nome del Freedom of in­formation act, di avere accesso agli atti che riguardano i Queen’s honours, cioè gli «onori» concessi dalla Regina. Ma quali onori, per alcuni evidentemente essere chia­mato Baronetto o Comandante dell’ordine dell’Impero britanni­co è un insulto, o una trasgressio­ne ai propri principi, o una catego­rizzazione, o una gentilezza non voluta. Perché poi chissà, se rice­vi, magari un certo giorno dovrai pure ridare qualcosa. I motivi re­stano oscuri. Ma nella lista spicca­no 277 nomi: tutte persone ormai scomparse, che fra il 1951 e il 1999 hanno avuto la faccia tosta, o la pi­grizia, di spernacchiare Sua Mae­stà. Alfred Hitchcock, giusto per ri­badirsi genio, che prima ha rifiuta­to il titolo di Comandante dell’or­dine dell’Impero, poi, quattro me­si prima di morire, ha accettato di diventare Baronetto. Forse il pri­mo era troppo poco per la sua ar­te, forse il secondo gli ha fatto sen­tire più lontano, per un attimo, l’oblio dell’eternità. Hanno rifiu­tato i pittori Francis Bacon e Lu­cien Freud (suo nonno Sigmund avrebbe avuto da dire, di sicuro), lo scultore Henry Moore, il roman­ziere Aldous Huxley, forse perché tanto tanto allergico alle autorità di ogni tipo, con il suo Mondo nuo­vo già abbastanza complicato an­che senza titoli da portare. E poi perfino Roald Dahl, lo scrittore di romanzi per l’infanzia, come La fabbrica di cioccolato (quella di Willy Wonka e Johnny Depp), in­somma un tipo apparentemente innocuo e spiritoso, ha rifiutato un Ordine dell’Impero nel 1986. Così come C.S. Lewis, il padre del­le Cronache di Narnia , che ha snobbato il titolo nel 1952. Non ci si può proprio fidare di nessuno, pare. Nemmeno degli agenti se­greti: perché pure Graham Gree­ne, uno dei grandi narratori del mondo delle spie al servizio di Sua Maestà, nel 1956 ha detto no a una onorificenza. John Lennon ha respinto al mit­tente ( cioè la Regina) il titolo di Ba­ronetto nel 1969, con un biglietto dal tono grazioso e pacifista: in pratica, una protesta contro il coinvolgimento del Paese nel con­­flitto fra Nigeria e Biafra e contro il sostegno alla guerra america­na in Vietnam. Il suo è un caso più noto, come quello dell’im­­prenditore Joseph Corre: il co­fondatore della casa di lingerie Agent Provocateur (nome che la­scia poco spazio a fraintendimen­ti) nel 2007 ha rifiutato il titolo, co­me John Lennon, però in polemi­ca col premier Tony Blair, che lui giudicava «moralmente corrot­to ». Gli ideali prima di tutto, per ca­rità. Spicca, fra tanti baronetti e co­mandanti, una donna che ha tenu­to testa a Buckingham Palace: la moglie dell’ex primo ministro Jim Callaghan, Audrey, che rifiutò di diventare Dama del Regno nel 1979. E poi il pittore L.S. Lowry, de­finito dalla Bbc un «rifiutatore se­riale »: a lui spetta il record di cin­que onorificenze respinte, senza alcuna cura dell’escalation nei ti­toli e della convinzione così netta del Palazzo, per ventuno anni di fi­la. La lista non spiega perché tanti no, non spiega perché tanta insi­stenza dall’altra parte. Però è rima­sta segreta per decenni, fino a che, dopo un anno di battaglie legali, la Bbc è riuscita a farla rendere pub­blica. Perché a Buckingham Pala­ce non si preoccupano delle fac­cende dei comuni mortali ma, ma­gari, un pochino si infastidiscono anche loro.C’era una condizione, per la pubblicazione: che ci fosse­ro solo i nomi degli «ingrati» mor­ti. Quindi mancano potenzial­mente an­cora moltissimi insensi­bili al fascino del titolo e della con­cessione reale. Ma questo, ovvia­mente, alla Regina non interessa.