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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

Narcos scatenati, 16 chili di cocaina alle Nazioni Unite – Il logo taroccato dell’Onu, 14 libri usati come nascondiglio per la cocaina, un cor­riere internazionale ed il gioco è fatto

Narcos scatenati, 16 chili di cocaina alle Nazioni Unite – Il logo taroccato dell’Onu, 14 libri usati come nascondiglio per la cocaina, un cor­riere internazionale ed il gioco è fatto. Gra­zie a questo sistema un carico di droga da 2 milioni di dollari arriva dal Messico al quartier generale delle Nazioni Unite a New York, dove viene scoperto. La cocai­na è stata recapitata al Palazzo di Vetro per errore o forse no. In ogni caso si tratta di uno dei più bizzarri tentativi di contrab­bandare la polverina bianca negli Stati Uniti. Niente a che vedere con i narcosot­tomarini, le statuette di Gesù fatte con la cocaina, i calamari surgelati pieni di dro­ga o il sistema classico degli ovuli ingeriti per passare la dogana. Questa volta i con­trabbandieri hanno usato l’Onu e il carico è arrivato addirittura al Palazzo di Vetro, che ha una propria agenzia anti droga. La cocaina è stata scoperta il 16 gennaio all’ufficio posta delle Nazioni Unite. Un sacco con un emblema dell’Onu tarocca­to ha attirato l’attenzione degli addetti ai controlli. Dentro c’erano due pacchi con 14 libri. L’intenzione era farli sembrare dei plichi diplomatici delle Nazioni Unite, che per legge internazionale non vengo­no aperti. La contraffazione, però, è gros­solana. Per i libri a copertina rigida era sta­to utilizzato il vecchio sistema di «scava­re » nelle pagine creando uno spazio dove nascondere la cocai­na. Non pochi gram­mi, ma ben 16 chilo­grammi che valgono 2 milioni di dollari. L’aspetto più incredi­bile è che il pacco dell’ Onu era arrivato via corriere internazio­nale, la Dhl, dal Mes­sico a Cincinnati. Non c’erano indirizzi specifici, ma solo lo stemma blu e tarocca­to dell’Onu. «Il corrie­re deve aver visto il simbolo e l’ha recapi­tato al quartier gene­rale delle Nazioni Unite» spiega Paul Browne, il vicecapo della polizia di New York. I narcotrafficanti speravano di spacciarlo per un plico dell’Onu che soli­tamente è contenuto in una busta blu, ol­tre ad essere sigillato e ad avere una scritta «posta diplomatica». Quella della cocaina invece era bianca e non sigillata. Il sospetto è che sia stato un madornale errore del contrab­bandiere . La droga è riuscita ad arrivare dal Messico agli Stati Uniti, ma poi non ha superato i controlli del Palazzo di Vetro. Gli addetti alla sicu­rezza hanno passato il pacco sotto la scan­ner temendo che contenesse una bom­ba. Una volta aperto è stata scoperta la droga. Un’altra pista punta sull’errore del complice, che doveva recuperare la cocaina negli Usa presso il corriere oppu­re all’Onu. Le Nazioni Unite smentisco­no seccamente qualsiasi coinvolgimen­to del proprio personale, ma la bizzarra storia è ancora tutta da chiarire. I contrabbandieri di droga usano i meto­di pi­ù fantasiosi per fare arrivare gli stupe­facenti negli Usa o in Europa. La polizia del Texas ha scoperto «patatine» Pringles alla cocaina uguali a quelle vere. I traffi­ca­nti sono riusciti a modellare una statuet­ta di Gesù Cristo con la polvere bianca, op­pure la droga è stata sciolta in boccette dell’acqua santa. Un pensionato cileno che aveva veramente la gamba rotta si è fat­to un gesso in droga, ma l’hanno scoperto all’aeroporto di Barcellona. Pure gli ani­mali sono stati utilizzati come corrieri dai calamari congelati, ai coleotteri da colle­zione, fino ai serpenti che avevano ingoia­to gli ovuli con la cocaina. Una madre snaturata, nel tentativo di passare la droga al marito dietro le sbarre, l’aveva nascosta nel pannolino del figlio neonato. Una signora di mezza età è torn­a­ta in Nuova Zelanda con cinque gnomi da giardino in valigia pieni di droga. Una ni­geriana ha spruzzato la droga su ciocche di capelli che voleva vendere in Europa. I principali cartelli dei narcos utilizza­no veri sottomarini. Uno dei più grandi, scoperto in Ecuador, era lungo 31 metri e dotato di periscopio e aria condizionata per un equipaggio di sei persone. Immer­gendosi a 30 metri sott’acqua poteva tra­sportare 10 tonnellate di droga.