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 2012  gennaio 29 Domenica calendario

“Siamo cresciuti con Bonolis e Uan È ora di uscire” – È la Generazione Bim Bum Bam, sono i precari cui magari viene cancellato l’articolo 18 ma pure l’assessore classe 1980 Pierfrancesco Maran che impone l’Area C a Milano

“Siamo cresciuti con Bonolis e Uan È ora di uscire” – È la Generazione Bim Bum Bam, sono i precari cui magari viene cancellato l’articolo 18 ma pure l’assessore classe 1980 Pierfrancesco Maran che impone l’Area C a Milano. Ultimamente si sentono un po’ «sfigati», li hanno definiti neoromantici o «postromantici», come nel libro di Carlo Mazzoni, ma ora domandano ai padri «Dove eravate tutti», che è il titolo del romanzo su quella generazione, di Paolo Di Paolo. Alla fine hanno ancora bisogno dei nonni, perché tale gli sembra Mario Monti. La liberazione? Semplicemente diventare adulti, uccidere metaforicamente i nonni e non solo i padri, simbolo della protezione eccessiva di cui hanno ancora bisogno. Lo teorizza Alessandro Aresu in «Generazione Bim Bum Bam», il saggio sui giovani italiani cresciuti negli Anni 80 scritto da uno nato nel 1983 che dalla Sardegna è andato a studiare a Milano e ora vive a Roma, dove cura il think-tank lospaziodellapolitica.com e fa il ghostwriter. Allievo di Enzo Bianchi, Massimo Cacciari e Guido Rossi, Aresu racconta «dieci milioni di italiani cresciuti tra il mondo di carta e quello digitale, scoperto solo crescendo e dunque meno immediato che per i ragazzi degli Anni 90». Secondo lui, «troviamo difficoltà a costruire un’identità anche per questo, ci sentiamo in ritardo e finiamo per autosottovalutarci. Preferiamo credere ai complotti piuttosto che accorgerci della nostra libertà». L’idea del libro ad Aresu è venuta in un pub sull’Ostiense a Roma. «Discutevo con un amico del fatto che si consideri come momento fondativo della nostra generazione la caduta del muro di Berlino. Proprio in quell’istante sono partite canzoni di cartoni animati e tutti si sono entusiasmati. Così ho pensato che «Bim Bum Bam», la trasmissione del pupazzo Uan allora condotta da Paolo Bonolis, ci rappresenta più di qualsiasi muro o, per sfatare un altro mito, dell’Erasmus. È un mito fondativo da cameretta e non da piazza. Riconosciamolo. E usciamone». Alle camerette ha bussato da tempo e con violenza anche Internet. Così il padrone delle tv ha perso un po’ di potere. Il giovane politologo non crede a quello che nel libro definisce «il grande piano di lobotomizzazione, perché in me stesso e in tanti altri che conosco non ne trovo evidenza. Berlusconi non ha combinato niente al governo, ma neppure nulla di irreparabile». Aresu il suo lavoro lo aveva finito da tempo quando è arrivato il governo Monti, però nel primo capitolo è proprio il videogioco Super Mario a essere elencato tra i punti di riferimento generazionali, oltre a «Bim Bum Bam», gli 883 e il karaoke di Fiorello. E in un altro, intitolato «La classe dirigente va su Dagospia», è addirittura il pupazzo Uan a proporre un governo tecnico. «I giovani vedono il nuovo esecutivo in modo non difforme dal resto della popolazione, come una liberazione di verità, solo sentono un po’ più la crisi. E resta un momento di crescita amministrato dai nonni». Il libro è articolato in una serie di domande e risposte che coinvolgono generazioni, date e personaggi solo apparentemente slegati. A volte esilaranti come «In che anno è morto Enrico Cuccia? Nel 2000». «In che hanno è nato Dagospia? Nel 2000». Oppure, «In che anno è nata Cristina D’Avena? Nel 1964». «In che anno è nato Alfonso Signorini? Nel 1964». «In che anno è nato Marco Travaglio? Nel 1964». Come a dire che alla fine ognuno può provare a essere artefice del suo destino.