Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  gennaio 28 Sabato calendario

Turchia, mistero Ocalan “È sparito da sei mesi” – L’ appuntamento è a piazza Taksim. Da lì, per un dedalo di vie strette e affollate - è l’Istanbul dei ristorantini e dei locali notturni - si arriva a un bel palazzo Anni 40, con una suggestiva scala a spirale

Turchia, mistero Ocalan “È sparito da sei mesi” – L’ appuntamento è a piazza Taksim. Da lì, per un dedalo di vie strette e affollate - è l’Istanbul dei ristorantini e dei locali notturni - si arriva a un bel palazzo Anni 40, con una suggestiva scala a spirale. Qui, all’ultimo piano, non certo clandestini ma nemmeno del tutto ufficiali, Mazlum Dinc e Mahmut Tasci, gli ultimi due avvocati ancora a piede libero del collegio di difesa di Ocalan, lanciano un appello per il loro assistito. I loro 33 colleghi che a vario titolo hanno rappresentato il capo del Pkk in carcere dal 1999 sono stati via via arrestati, gli ultimi a fine novembre dall’11ª Alta Corte Penale di Istanbul, con l’accusa di «appartenenza a un’organizzazione illegale» e «fondazione di organizzazione illegale». Con loro anche un giornalista, Cengiz Kapmaz, autore del libro «I giorni di Ocalan a Imrali». Dinc, piuttosto anziano, e Tasci, molto giovane, sono pacati e sorridenti e lo enunciano come un dato di fatto: difendere il leader curdo condannato all’ergastolo per terrorismo e rinchiuso in massimo isolamento sull’isola di Imrali, nel mar di Marmara, sta diventando equiparabile a un atto di terrorismo. «Lo ha detto chiaramente il premier Erdogan il 22 ottobre scorso, definendoci “un ufficio del Pkk”». Un segnale grave, a loro giudizio, che viola il diritto di difesa e per di più si accompagna alla completa cessazione dei contatti già precari che i difensori potevano avere con il loro assistito. Dal 27 luglio 2011, infatti, nessun avvocato ha più potuto incontrare Ocalan: prima gli incontri avevano carattere mensile anche se molto irregolare e con improvvise sospensioni. Il black out riguarda anche i familiari di «Apo», che in precedenza potevano fargli visita ogni 15 giorni, ma dal 12 ottobre non riescono a vederlo né ad averne notizie. Questo, sottolineanoi due legali, rende totale l’isolamento del detenuto che per regolamento non può scrivere né spedire lettere né telefonare. Ocalan ha diritto a tre libri ogni mese e a qualche giornale, in genere portato dagli avvocati, ed è autorizzato a parlare solo con i suoi legali, che possono prendere appunti. Appunti, precisano, letti e ricontrollati otto volte, in diverse e successive perquisizioni prima di lasciare l’isola e precedute all’arrivo da altrettanti controlli. «Precauzioni - accusano i legali che rendono veramente ardua l’ipotetica impresa di far uscire dal carcere di massima sicurezza dichiarazioni di Ocalan che non siano note al governo turco e quindi autorizzate. E questo rende particolarmente inquietante la vicenda di un collega cui il governo prima ha chiesto di andare a parlare con Ocalan per poi informarlo sugli esiti del colloquio, salvo poi arrestarlo sulla base di quella stessa visita». Di fatto - dice Tasci - non sappiamo nemmeno se sia vivo. Ci siamo rivolti alla Comunità europea e alla corte di Strasburgo, finora senza esito. Temiamo che il nostro cliente abbia rifiutato una qualche forma di collaborazione chiesta dal governo e queste nuove restrizioni siano un mezzo per fare pressione e per vendicarsi. Ma questo silenzio è grave. Ocalan è da tempo in condizioni di salute precarie: soffre di asma, con problemi respiratori che l’umidità dell’isola aggrava, vive in una cella minuscola da cui può uscire per un’ora al giorno per una passeggiata nel cortile. Temiamo per la sua vita».