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 2012  gennaio 29 Domenica calendario

ARMI, DONNE, PRESTITI, SEI IDEE DA DAVOS —

Crisi dell’euro, ma non solo. Quattro giorni di dibattiti, un grande scialo di biglietti da visita scambiati tra i 1.600 partecipanti e tanti spunti da annotare. Almeno sei.
Lavoro e fantasia — Come creare posti di lavoro? La risposta è stato un rumore di fondo: più formazione; mercato del lavoro flessibile; innovazione; infrastrutture e così via. Un mantra spezzato dall’economista americano Lawrence Summers. L’ex ministro del Tesoro di Bill Clinton e per un breve periodo consigliere del presidente Barak Obama sostiene che «tutte queste cose sono necessarie, ma non sufficienti». Summers si è spiegato con un esempio: «L’innovazione può portare benefici ai consumatori, ma non è detto che crei nuova occupazione. Prendete i prezzi degli apparecchi televisivi: negli ultimi anni grazie alla tecnologia sono scesi anche di tre-quattro volte. Ma quanti posti in più sono arrivati per questo? Quasi nessuno perché è improbabile che qualcuno si compri tre o quattro televisori soltanto perché costano meno. Al contrario ci sono settori magari meno innovativi, e meno tecnologici, che però assorbiranno un maggior numero di nuovi addetti. Guardate al settore della cura della persona, a quelli del benessere e dei servizi sanitari».
Tornano le armi — Uno studio della società di consulenza Bain & Company individua gli otto settori che dovrebbero trainare la crescita dell’economia mondiale nei prossimi 10 anni. L’elenco: infrastrutture; energia; educazione e formazione professionale; servizi sanitari; prodotti alimentari; chimica; industria del divertimento. Completa la lista una voce inquietante: armamenti. Cresce il pericolo di guerre? Forse, ma la spiegazione più visibile è un’altra: sta diventando impellente la necessità di proteggere le rotte dei rifornimenti strategici. La Cina spenderà molto per affiancare navigli militari alle grandi navi cargo che trasportano il greggio attraversando passaggi considerati pericolosi, come l’arcipelago indonesiano delle Molucche.
I nipotini di Yunus — Il microcredito di Mohammad Yunus (Grameen Bank, fondata in Bangladesh) è una realtà consolidata. Il premio Nobel per la pace (2006) spiega in due parole il concetto cardine: una banca che accetta solo depositi e che li presta solo «ai poveri che vogliono inventarsi un lavoro». A Davos sono state presentate diverse idee promettenti. Come quella del colombiano Felipe Vergara, 43 anni, fondatore di Lumni, «impresa sociale» con base in Bogotà e filiali in Messico, Cile e Stati Uniti (in tutto 40 dipendenti). Lumni riceve finanziamenti e donazioni dalle imprese per sostenere gli studenti sprovvisti di mezzi (ma meritevoli). Il giovane riceve un prestito all’inizio del corso universitario. In cambio si impegna a restituire, subito dopo la laurea, una parte del denaro secondo una quota prefissata e per un numero concordato di mesi. Dopodiché il debito si considera comunque estinto. Questo sistema ha consentito a 216 mila ragazzi di finire i corsi con successo.
Barriera antiviolenza per le donne — Per la prima volta il tema dell’uguaglianza tra i sessi è entrato nell’agenda di Davos, con il titolo «Vogliamo più donne leader». Interessante la svolta della Thailandia. Yingluck Shinawatra, la giovane primo ministro del Paese, ha annunciato il varo di un fondo speciale per sottrarre bambine e ragazze all’industria della prostituzione (una delle più fiorenti del mondo). Il piano della leader thailandese si tradurrà in interventi, anche legislativi, per migliorare il sistema educativo, promuovendo, tra l’altro, l’informazione sulle malattie trasmesse per via sessuale. Dunque soldi e tutele per le persone più indifese.
Dumping ed energie rinnovabili — Il presidente messicano Felipe Calderon ha illustrato al Forum la politica energetica del Paese. Il governo finanzia quasi completamente le famiglie che sostituiscono elettrodomestici obsoleti con macchine a consumo limitato. Calderon, inoltre, ritiene che le autorità pubbliche, manovrando il carico fiscale, debbano ridurre il prezzo del gas quando è troppo alto. Ma il governo interverrà, aumentandolo, quando è troppo basso. Motivo? Evitare l’effetto dumping: il gas sotto costo spingerebbe consumatori e imprese ad abbandonare le fonti alimentate da energia rinnovabile (sole, vento, acqua).
Africa federale — Nuovi segnali anche dal Continente più povero. Il presidente della Guinea, Alpha Condè ha rivelato che l’Unione africana, (tutti gli Stati tranne il Marocco), sta lavorando al primo passo verso l’integrazione e l’apertura dei mercati. Il progetto prevede l’istituzione di tre ministri panafricani per l’energia, le infrastrutture e il commercio. Come dire il progetto Ue è in crisi, ma l’Africa ne prende il meglio.
Giuseppe Sarcina