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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

LA SCOMMESSA DI OBAMA SU MONTI PER CONVINCERE LA RILUTTANTE MERKEL —

«Con Mario Monti, Barack Obama ha guadagnato un interlocutore che gli sarà utilissimo da almeno due punti di vista: sul piano interno, mentre viene attaccato dai repubblicani che lo accusano di essere un seguace di un modello sociale europeo fallito e di essere pronto a farsi coinvolgere in un salvataggio dell’euro, il presidente può mostrare alla sua opinione pubblica un volto dell’Europa e dell’Italia severo, volitivo, molto orientato al mercato. Un leader che non chiede aiuti economici. Insomma, un’immagine del vostro Continente ben diversa da quella, un pò caricaturale, circolata negli ultimi mesi in America. Nel rapporto con la Ue, poi, il premier italiano, con la credibilità acquisita come risanatore, può essere per Obama l’alleato giusto per cercare di spingere una recalcitrante Angela Merkel a far assumere davvero alla Germania un ruolo guida nel sostegno della valuta europea. La Casa Bianca preme da tempo, ma fin qui si è sentita sola e a Berlino ha trovato un muro».
Charles Kupchan, esperto di affari europei che a Washington si divide tra l’università e il Council on Foreign Relations, sintetizza così gli umori che circolano nell’Amministrazione Obama a pochi giorni dalla visita del premier italiano alla Casa Bianca. Monti sarà a Washington il 9 febbraio per incontrare il presidente. Una visita graditissima, come risulta evidente fin dal comunicato col quale la Casa Bianca ha annunciato ufficialmente, lunedì scorso, l’appuntamento: una nota che anticipa un giudizio assai positivo sugli interventi decisi dal nuovo governo, definiti «esaurienti» («comprehensive»). E durante la quale si discuterà di come rafforzare i meccanismi necessari per arginare la crisi dell’eurozona.
Una novità anche nel linguaggio della Casa Bianca che non è sfuggita agli analisti di Washington e anche al Financial Times che ieri, in un commento un pò enfatico di Philip Stephens che parte proprio da quel comunicato, ha dichiarato che «Italy is back»: siamo tornati sul palcoscenico internazionale dopo il periodo di eclisse dell’era Berlusconi. Per il quotidiano britannico, al di là della sua scarsa incisività come riformatore e nel governo dell’economia, il premier del centrodestra aveva compromesso i margini di manovra dell’Italia sulla scena internazionale coi suoi atteggiamenti «coloriti» che, suscitando imbarazzo e irritazione, avevano pregiudicato il dialogo con gli altri leader europei.
Anche dalla Casa Bianca e dal Dipartimenti di Stato non erano mancati i segnali d’imbarazzo davanti a un personaggio per il quale, pure, non c’era vera ostilità: un alleato affidabile nella Nato, ma anche un interlocutore che qualcuno definiva «radioattivo»: uno che «non sai mai cosa può combinare all’improvviso».
Obama era stato sempre formalmente molto cordiale con Berlusconi, ma aveva ridotto al minimo contatti e apparizioni comuni. L’aria che si respira oggi è diversa. E non dipende solo dalle differenze tra Monti e Berlusconi.
«L’austerity del nuovo governo e anche le difficili riforme per riattivare la crescita hanno trasformato l’immagine dell’Italia», dice Fred Bergsten, l’esperto di economia internazionale più ascoltato di Washington. «La fermezza di Monti è la ricetta giusta per l’Italia, ma è anche un fattore di credibilità del nuovo governo, perché gente come Bill Gates e Jack Welch di GE, quella fermezza l’ha sperimentata sulla sua pelle».
«In questo momento — aggiunge a sua volta Kupchan — Monti, in quanto leader di un governo tecnocratico, agli occhi di Obama ha margini di manovra più ampi dei suoi colleghi di Berlino o Parigi».
Quanto all’atteggiamento estremamente critico nei confronti dell’Europa (e dell’Italia) da parte dei repubblicani Usa, Monti cercherà il «rompere il ghiaccio» in una visita al Congresso (dove dovrebbe incontrare lo «speaker» della Camera, John Boehner) e in un discorso al Peterson, l’istituto fondato e presieduto da Bergsten, davanti alla Washington degli analisti e dei «think tank».
Il giorno dopo sarà, per Monti, quello della «full immersion» nella New York degli affari e della politica internazionale: colloquio all’Onu col segretario generale Ban Ki-moon, ma soprattutto incontri coi capi di banche e delle grandi «corporation» allo Stock Exchange, la Borsa di Wall Street, e nella sede dell’agenzia Bloomberg News. Dove troverà una nuova attenzione per l’Italia: Paese decisivo per il futuro dell’euro che Monti cercherà di presentare come una destinazione di nuovo affidabile per gli investitori.
Massimo Gaggi