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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

IL PARADOSSO DEI PANETTIERI: MAI DI DOMENICA

Protesto ergo sum. «Volete farci dormire almeno una notte?». Dopo i camionisti e i tassisti è arrivata l’ora dei panettieri. Il governo ha (finalmente) liberalizzato la produzione domenicale/festiva del pane e l’Unione artigiani di Milano ha emesso, ancor prima che uscisse dal Consiglio dei ministri una decisione formale, un comunicato di vibrante protesta. «I panificatori artigiani sono indignati — si legge —. Vorrebbe dire decimare la categoria e favorire sempre più la grande distribuzione». Ma le cose stanno veramente così o ormai una rappresentanza sindacale pigra ha deciso, comunque, che per farsi vedere è sempre meglio protestare?
Secondo un’indagine del 2010 condotta dalla Swg, il 55% dei consumatori italiani preferisce comprare pane fresco tutti i santi giorni. E infatti a Milano e nelle grandi città già da tempo è possibile di domenica acquistarlo nei supermercati. Gli artigiani sostengono che si tratta di una pratica illegale, ma va avanti tranquillamente da tempo senza che nessun consumatore abbia mai avvistato i carabinieri alle casse. Anzi il pane è la motivazione principale che spinge molti a uscire di casa la domenica mattina, anche di inverno, e passare dall’Esselunga, dalla Coop o da Carrefour. Perché si va per comprare il pane ma è difficile che si esca solo con quello. E comunque il governo formalmente ha abrogato una norma che vietava la produzione alla domenica, ma ovviamente non obbliga nessuno ad aprire il negozio. Se i panettieri vogliono restar chiusi possono farlo tranquillamente.
Perché dunque gli artigiani del forno si proclamano indignados? Secondo Stefano Fugazza, presidente dell’Unione artigiani, il provvedimento non farà uscire il Paese dalla crisi, ma metterà in grave difficoltà le 600 aziende di produzione artigiana di Milano e provincia perché «dovranno pagare gli straordinari ai dipendenti che lavoreranno la domenica, quindi i costi saliranno». A onor del vero va detto che il lavoro del fornaio è duro, costringe a osservare orari piuttosto pesanti e lo stesso Fugazza il pomeriggio dorme per poter essere attivo di notte. Per di più il settore soffre una crisi di vocazioni perché i giovani non ne vogliono proprio sapere, e così quello del fornaio è diventato un mestiere che recluta molti extracomunitari. Secondo stime della Federazione italiana panificatori a Milano il 15% dei fornai è straniero.
Una rappresentanza che fosse più lungimirante dovrebbe, più che assecondare la protesta, ragionare in termini costruttivi. I panettieri di uno stesso quartiere potrebbero aprire a turno uno per volta così da soddisfare la domanda dei clienti, ma allo stesso tempo non stravolgere le abitudini. In più l’Unione artigiani potrebbe ricordare ai suoi iscritti che la domenica è il giorno in cui si è disposti a spendere più generosamente, e oltre al pane un fornaio intelligente avrebbe l’opportunità di vendere, senza far tanta fatica, altri prodotti (pizza, dolci, ciambelle, ecc.).
In sostanza la vicenda dei panettieri, la debolezza delle loro argomentazioni antiliberalizzazioni, è un po’ una fotografia di quest’Italia 2012 dove spesso si protesta a prescindere, quasi fosse impossibile sottrarsi alla retorica del lamento. È paradossale infatti che si sentano indignati proprio i panettieri che nel novero dei piccoli commercianti spiccano come degli innovatori. Avevano a disposizione un prodotto tutto sommato povero — e il cui prezzo una volta era addirittura regolato per legge — e lo hanno trasformato in qualcosa di ricco e fantasioso. Una normalissima panetteria oggi propone al cliente una gamma decisamente ampia. Ci sono le specialità regionali, il pane con le olive, quello con la frutta secca, quello di Altamura e quello di segale, e via di questo passo. Le panetterie sono diventate delle boutique, in diversi casi ci si è avvalsi anche di un buon design e il prezzo di vendita al pubblico è salito in proporzione all’evidente soddisfazione del cliente (sempre secondo la Swg l’89% dei consumatori preferisce il fornaio al supermercato). Senza aver studiato management i panettieri hanno applicato l’abc del marketing e i risultati si sono visti perché, per dirla nel linguaggio del business, sul pane è stato applicato un ottimo premium price. Ma quando c’è la possibilità di lamentarsi tutto ciò non conta più.
Dario Di Vico