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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

SUL PATTO UE L’OBIETTIVO E’ UN PAREGGIO

Non è più tempo di derby in Europa, non è più tempo di Italia- Germania o Francia- Inghilterra, perché una sfida non consegnerebbe vincitori ma solo vinti. Lunedì al vertice di Bruxelles servirà un pareggio, cioè un compromesso, obiettivo a cui tutti stanno lavorando.
E c’è un motivo se il ministro Moavero vede «la luce in fondo al tunnel», perché un accordo «soddisfacente» sul fiscal compact (ovvero il nuovo modello di governance economica dell’Unione), e un’intesa sulle politiche di occupazione e crescita «che rifletta anche alcune idee italiane», sembrano «a portata di mano». È una previsione che i mercati hanno trasformato subito in scommessa, perciò ieri lo spread è sceso, nonostante anche l’agenzia Fitch abbia abbassato il rating dell’Italia.
Tutti puntano sul pareggio nell’Unione. E dato che solitamente l’esito di un vertice si decide prima dell’incontro, nella preparazione dei dossier, le premesse per un compromesso ci sono. Dagli spogliatoi di Bruxelles il titolare agli Affari Europei ha informato Monti delle trattative. Moavero conosce quelle stanze per averci vissuto a lungo, e conosce quelle persone per averle frequentate. Non a caso ieri, incontrando il suo omologo spagnolo, non ha avuto bisogno di cerimonie, dato che l’aveva incrociato da europarlamentare, «e avendo un vissuto comune, siamo allenati a ragionare insieme».
Ecco perché Monti ha scelto Moavero, perché si fa precedere (e poi accompagnare) da lui in giro per il Vecchio Continente. Da quando è ministro, più volte è partito in missione riservata: Berlino, Parigi, Londra, L’Aia, «come un pellegrino con il suo bastone». E con un obiettivo: «Spiegare e ascoltare. Capire e farsi capire». Ricorda oggi che «il momento più difficile fu l’inizio», ma che proprio allora vennero poste le basi per il possibile compromesso di lunedì: «La preparazione di questo vertice viene da lontano». Da quando Monti — alla prima riunione di governo — spiegò che sulle questioni europee serviva «un’interlocuzione costante».
Con la Merkel è servito e servirà ancora tempo per «capire e farsi capire» fino in fondo, ma «ascoltando i nostri amici tedeschi si intuiscono le loro preoccupazioni, che sono di natura economica e anche democratica». Nel senso che sui conti pubblici «non serve solo trasparenza verso i mercati finanziari, ma serve anche farsi comprendere dai cittadini». Con gli inglesi ci si è «capiti meglio», «ma capire non significa necessariamente condividere». E se il fiscal compact, che codifica norme già varate, servirà ad ammorbidire l’intransigenza teutonica, la «visione comunitaria» che l’Italia rimarcherà consentirà forse di ridurre la distanza della Manica.
Insomma, lunedì si saprà se davvero — come scriveva ieri il Financial Times — «l’Europa poggia sulle spalle di Monti», che già deve portare sulle proprie spalle il peso di un’Italia diventata virtuosa e pure di nuovo bocciata dalle agenzie di rating. Al premier in verità interessa l’indice dello spread, che monitora dal proprio telefonino in tempo reale. E Moavero dice giustamente ciò che fino a qualche tempo fa in Italia non si poteva dire, che società come Fitch «sono organismi privati statunitensi a cui nel nostro Paese, come altri in Europa, diamo importanza». Cioè troppa.
La partita vera si disputerà a Bruxelles, anzi si sta già giocando. E il cauto ottimismo della vigilia consente di abbandonarsi per qualche istante al sorriso, alla battuta: sarà più semplice trovare l’accordo che fare atterrare i capi di Stato e di governo, visto lo sciopero che dopodomani paralizzerà la capitale belga. Per una volta Monti e la sua squadra non potranno forse far uso dei voli di linea. Poco male, se il vertice si chiuderà con un pareggio.
Certo, sarà un altro compromesso, ma un euro-tecnocrate come Moavero — ripercorrendo la storia dell’Unione — rammenta che «i grandi successi europei procedono per piccoli passi». Il primo obiettivo sarà «restituire fiducia ai mercati e ridare una speranza ai cittadini», garantendo il rigore e offrendo al tempo stesso un «messaggio positivo» sul tema della crescita e dell’occupazione. La delegazione italiana confida che nel documento finale venga fatto cenno a una politica «friendly» verso le piccole e medie imprese e l’imprenditoria giovanile. Sarebbe un segnale «forte e convincente».
Del secondo step il ministro non parla, sebbene sia chiaro che al vertice di marzo verranno al pettine il ruolo della Bce e i meccanismi di assistenza agli Stati: «Se l’Europa dimostrerà in questi due snodi decisivi una sua ritrovata capacità propositiva — spiega Moavero — non saremo solo davanti a un passaggio importante, ma a una vera e propria svolta. Sarà il primo mattone di una nuova Unione». Vorrà dire che sarà risultato vincente il «metodo Monti», capo di uno «strano governo» che — come sottolinea il suo braccio destro — «non deve mai smettere di dire grazie al Parlamento».
Francesco Verderami