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 2012  gennaio 29 Domenica calendario

Ha la mappa degli evasori «Vuoi vendicarti? Tassali» – Se non avete tempo di an­darvela a ve­d­ere su Inter­net, all’indirizzo Tassa

Ha la mappa degli evasori «Vuoi vendicarti? Tassali» – Se non avete tempo di an­darvela a ve­d­ere su Inter­net, all’indirizzo Tassa.li (scritto co­sì, senza altre appen­dici), immaginate la carta sismica di un’Italia squassata da 26 terremoti con­temporaneamente. I più gravi hanno per epicentro Milano, Roma, Torino, Bolo­gna, Venezia, Napoli e sono contrassegna­ti in rosa shocking. Gli altri, a decrescere su un’immaginaria scala Mercalli, in ros­so, giallo e blu. Le scosse telluriche si pro­pagano dalle grandi città ai piccoli centri. Con cadenza regolare lampeggiano qui e là messaggi di pericolo: «Bar e ristoranti, Cosenza, euro 2,30» oppure «Negozi, Foli­gno, euro 21». Ognuna di queste segnala­zioni diventa un puntaspilli rosso su vie e piazze dello stradario cittadino. Uno scia­me sismico incessante, fatto di continue violazioni delle norme tributarie. È davvero impressionante il software per mappare l’evasione fiscale in Italia,al­meno quella spicciola, messo a punto da Edoardo Serra, 28 anni il prossimo 13 feb­braio, ingegnere informatico laureato al Politecnico di Torino, figlio di un chirur­go e di una psicologa entrambi da poco in pensione. Basta un cittadino munito di cellulare, o di un computer, per denuncia­re in tempo reale e in forma anonima la mancata emissione di scontrini, ricevute fiscali e fatture. Ovviamente restano ano­nimi anche i reprobi - baristi, ristoratori, negozianti, parrucchieri, idraulici, elettri­cisti, medici e via eludendo- ma non i loro indirizzi e,soprattutto, l’ammontare del­­leloromalefatte: dal1˚ giugno2011efino a mezzogiorno di ieri, sabato 28 gennaio, su Tassa.li risultavano 23.716 denunce, per un’evasione complessiva pari a 4.040.784,35 euro. Assunto da poco alla Apple nella sede di Parigi, ma destinato dal 2013 alla casa ma­dre di Cupertino, in California,Serra ha in­ventato un’applicazione gratuita che fun­ziona sia sull’Iphone sia sui cellulari con sistema operativo Android (Htc, Sam­sung, Motorola, Lg, Sony, Alcatel, Nexus One) e presto sarà disponibile anche per Blackberry, Nokia e Windows. Sempre al­la data di ieri, l’avevano già scaricata oltre 30.000 persone, circa la metà dei quali, per l’esattezza 13.943, la adoperano abitualmente. Il funzionamento è di una semplicità disarmante, ta­le da prestarsi a usi fuor­vianti che, come vedremo più avanti,l’ingegnere tori­n­ese è però riuscito a conte­nere, se non a sventare del tutto.In pratica l’utente di­gita l’importo del docu­mento fiscale che non gli è stato rilasciato, sceglie la ti­pologia dell’evasore fra quattro categorie (bar e ri­storanti, locali notturni, servizi, negozi) e clicca su invia. Poiché l’applicazione è in grado di rilevare la posizione del telefoni­no, il server di Tassa.li individua il luogo da cui è partita la denuncia e lo segna in au­tomatico sulla carta geografica, col relati­vo importo. Chi invece utilizza il sito inter­net, deve indicare l’indirizzo esatto - non viene memorizzato: serve solo per le coor­dinate - dell’esercizio commerciale o del professionista infedele. Serra ha concepito l’applicazione co­me una sorta di rivincita sociale, tant’è che ha voluto a tutti i costi registrare il sito nel Liechtenstein, nonostante si tratti di un paradiso fiscale, solo per poter dispor­re del suffisso «.li»,trasformando così l’in­dirizzo web in un imperativo categorico ri­volto idealmente all’implacabile nemico degli evasori che si annida in ciascun citta­dino: «Tassali». Ci manca solo il punto esclamativo. «A 19 anni aprii a Torino la Webrainstorm, una società di consulen­za informatica. Ricordo il giorno che ver­sai le prime tasse, 1.000 euro, col modello F24: ero orgoglioso di farlo, mi sentivo ita­liano. Poi, andando avanti, capii di essere un caso raro. Lavoravamo per il 99 per cen­to con aziende, molte delle quali preferi­vano servirsi di concorrenti che erano più competitivi di noi perché non rilasciava­no la fattura. Alla fine, versate tutte le im­poste, mi restava in tasca uno stipendio oscillante fra i 1.000 e i 2.000 euro mensili. A metà dell’anno scorso ho preferito ven­dere l’azienda e cercarmi un posto in Ap­ple come ingegnere del software». Ho capito. S’è vendicato con Tassa.li . «Non proprio. Voglio solo dimostrare che l’anello de­bole del fisco è rappresenta­to dalle transazioni fra pri­vato e azienda. Il primo non ha alcun incentivo a chiede­­re scontrini, ricevute e fattu­re; la seconda ha tutto l’inte­resse a offrire forti sconti pur di nascondere il reddi­to. Insomma, entrambi be­neficiano dell’evasione. Ed è un po’ dura convincere il cittadino, che magari col suo stipendio non arriva a fi­ne mese, a pagare il 21 per cento in più di Iva quando si rivolge al meccanico». Avete fatto un calcolo per stabilire l’ammontare annuo delle imposte che si potrebbero recuperare se vi arrivas­sero segnalazioni da tutti gli italiani? «In 238 giorni gli utenti di Tassa.li hanno denunciato in media 441 euro di evasione a testa. Considerato che gli italiani dai 15 agli 85 anni, cioè quelli che di solito ma­neggiano gli scontrini, sono 50 milioni, ap­plicando lo stesso valore si arriva a oltre 22 miliardi di incassi non dichiarati al fisco». A quale categoria va la palma dell’im­broglio? «Per il numero di casi accertati,va senz’al­tro a bar e ristoranti, con 13.640 segnala­zioni, seguiti da negozi con 4.049, servizi con 3.828 e locali notturni con 1.223, dati aggiornati a venerdì 27 gennaio». Un dirigentedelle Coop mi ha confes­sato che quando l’idraulico gli chiede «90 euro senza fattura o 120 con fattu­ra », lui gliene dà 90 in nero senza fiata­re perché ritiene che il furbastro rila­s­ci le fatture compilandole su bolletta­ri fiscali fasulli, per cui evaderebbe an­che sui 30 euro incassati in più. «Nulla di più facile. Mi sono interrogato a lungo su questa propensione collettiva: perché l’Italia non paga le tasse e invece la Francia, dove lavoro adesso, le paga?». Che risposta s’è dato? «Una sola: i francesi hanno un orgoglio na­zionale che noi non abbiamo. Penso che un po’ di colpa sia dei giornalisti. Se inve­ce di occuparsi solo di casta, di sprechi, di autoblù e di scandali, ogni tanto scrivesse­ro anche che abbiamo la sanità migliore d’Europa,forse del mondo,magari il citta­dino capirebbe che le tasse servono a sal­vargli la vita. E lo lasci ben dire a me, che nella civilissima Francia sono costretto ad avere una previdenza privata integrati­va, pagata dall’azienda,per poter usufrui­re di un’assistenza sanitaria adeguata». Quali sono le città dove l’evasione è più diffusa? «Se si combina il numero delle segnalazio­ni con la somma degli importi evasi, in ci­ma alla classifica troviamo Roma, Torino, Milano, Bologna, Napoli, Firenze, Paler­mo, Padova, Venezia, Genova, Bari, Cata­nia, Cagliari,Verona,Modena.Ma,analiz­zando i dati nel dettaglio, si scoprono pri­mati negativi impressionanti: mentre l’evasione media nella capitale è di 127 eu­ro p­er ciascun documento fiscale non rila­sciato, a Ruinas, con appena 2 segnalazio­ni, è di 9.950 euro; a Samugheo, con 6, è di 9.720; ad Alcamo, con 12, è di 7.590; a Co­rato, con 15, è di 6.611; a Formello, con 8, è di 6.253; a Spilimbergo, con 8, è di 6.147; a Motta di Livenza, con 9, è di 5.564; a Curta­tone, con 2, è di 5.059. Da Cortina d’Am­pezzo solo 4 segnalazioni, con evasione media inferiore a Roma: 108,50 euro». La maglia nera a che regione va? «Al Veneto, con 547.720 euro evasi, e alla Lombardia, con 501.174. Nel primo caso la media è di 284 euro per scontrino, rice­vuta o fattura non emessi; nel secondo è di 117. Ma tutti questi dati andrebbero rapportati al numero di utenti di Tassa.li presenti nelle singole realtà locali. È ov­vio che sfuggono a queste statistiche i grandi e piccoli evasori delle città dove ab­biamo meno antenne». Chi gestisce Tassa.li ? «Siamo in sei amici, che gli dedicano un’ora al giorno:oltre a me,Riccardo Trio­lo, Ciro Spedaliere, Matia Gobbo, Nicolet­ta Donadio e Bruno Bellissimo. Tutti vo­lontari. Niente pubblicità, nonostante sia cliccatissimo: snaturerebbe l’iniziativa». E chi paga, allora? «Noi. Una colletta di 100 dollari al mese per il server, che si trova negli Stati Uniti perché là costa meno affittarlo». È un caso che dopo aver creato l’appli­cazione Tassa. li per Iphone lei sia sta­to assunto dalla Apple? «Sì, un puro caso. Ceduta la mia azienda, ho cercato la­voro in Italia, ma purtrop­po, e sottolineo purtroppo, non ho trovato nulla di sti­molante. Allora ho esteso la ricerca oltre confine. So­no venuto a conoscenza di questa posizione in Apple, ho inviato il curriculum e sostenuto dieci colloqui. È andata al primo colpo. Il mio Paese mi aveva indot­to a dubitare delle mie capa­cità. Non appena ho ampliato gli orizzon­ti, ho avuto le conferme che speravo. An­che Francesca, la mia ragazza, era già sta­t­a costretta quattro anni fa a emigrare a Pa­rigi, dove ha trovato posto come internal auditor in una multinazionale. Sono sta­to l’ultimo dei miei amici ad andarmene. Spero tanto che l’Italia mi dia in futuro l’opportunità di tornare». Ho provato a scaricare l’applicazio­ne. Mi sembra ad alto rischio di bufa­le. Chi vi garantisce che qualche esagi­tato non digiti importi a casaccio? «Abbiamo previsto limiti e controlli. Non posso dire quali, altrimenti verrebbero ag­girati. Dovendo tutelare la privacy, è chia­ro che non possiamo identificare l’uten­te. Ma il cellulare sì. E in caso di abusi lo possiamo bloccare. È già accaduto». A me è andata liscia.Per testare l’affida­bilità di Tassa.li , il 19 gennaio, alle ore 16.03, ho portato il totale da 3.285.765,36 euro a 3.285.767,00 de­nunciando il mancato rilascio di uno scontrino da 1,64 euro in un bar di Vero­na. Vada a controllare. Peccato che fos­se un’evasione inventata. Subito dopo avrei potuto far aumentare il totale del­le presunte evasioni di 100.000 euro. «Lo escludo. Ripeto: abbiamo previsto li­miti e controlli. Ma sulle cifre esigue un margine d’incertezza resterà sempre». Non teme che uno strumento siffatto possa fomentare l’odio sociale? « Tassa.li ha solo uno scopo statistico. Ri­ceviamo molte e- mail di congratulazioni. Un dirigente dell’Agenzia delle entrate vo­leva farci indicare il nome dell’esercente disonesto, quasi che fossimo un organo di polizia. Un maresciallo della Guardia di finanza ci ha fornito suggerimenti. Una funzionaria del Comune di Ferrara ci ha chiesto un database in modo da aumenta­re le provvigioni ver­sate dallo Stato a que­gli enti locali che individuano gli evasori ». Alcuni utenti segnalano le mancate emissioni degli scontrini perfino al­l’estero: quattro da Mangalia, sul Mar Nero; due da Bielsko-Biala, in Polo­nia; due da Bucarest, in Romania; uno da Londonderry, in Irlanda. Non avrà aperto un sito per picchiatelli? «Qualche eccesso di zelo è fisiologico». Pensa che Tassa. li potrebbe servire al­lo Stato nella lotta all’evasione? «Questa guerra non si può vincere solo con i controlli, perché costano molti soldi e il contribuente è convinto che tocchino sempre agli altri. Bisogna invece rendere conveniente la richiesta della fattura, quindi aumentare le detrazioni fiscali e lo scarico di certi costi.Magari all’inizio l’era­rio vedrebbe diminuire il gettito, ma alla fi­ne porterebbe alla luce il sommerso». Perché non trasformare gli scontrini in altrettanti Gratta e vinci , con estra­zione quotidiana di un premio calco­lato sulle tasse recuperate? Tutti gli italiani li pretenderebbero. «In Cina si fa già: il negoziante deve conse­gnare il biglietto della lotteria insieme con lo scontrino. In Brasile per ogni scon­trino o fattura va registrato il codice fisca­le. A fine anno il cliente virtuoso ha diritto a una detrazione sulla denuncia dei reddi­ti in base all’ammontare degli scontrini che ha contribuito a far emettere». I commercianti ti rifilano il tagliando della pesata al posto dello scontrino fi­scale. Basterebbe renderlo identifica­bile per esibirlo come prova dell’eva­sione: le Fiamme gialle vanno in nego­zio e controllano se nel registratore di cassa risulta un incasso di quell’esat­to importo a quella determinata ora. «Anche il preconto nei ristoranti dovreb­be riportare la ragione sociale, così reste­rebbe traccia dei disonesti che lo spaccia­no per la ricevuta fiscale. Ho visto un locale con due registratori di cassa: uno ve­ro e uno mai configurato, con una fila di zeri al posto della partita Iva. A seconda dell’avventore, il titolare decideva quale usare». Leicheredditodenuncia? «Per il 2011 sarà intorno ai 30.000 euro». Quale vorrebbe che fos­se l’aliquota massima delle tasse? «Il 30 per cento sarebbe cor­retto. Si potrebbe pensare a un 35 per i più ricchi. Nei Paesi nordeuropei l’aliquota arriva anche al 45, ma i servizi sociali sono impeccabili». Come hanno reagito i suoi fornitori al­la gogna telematica di Tassa.li ? «Il mio kebabbaro di fiducia, un egiziano che ha il negozio in corso Belgio a Torino, mi ha detto: “Sei un ragazzo molto intelli­gente”. E mi ha fatto lo scontrino, come sempre. Idem il barista di via Oropa. Io no­to che persino chi evade il fisco, magari perché vi è costretto, in cuor suo vorrebbe non farlo più nella speranza che così la si­tuazione dell’Italia migliori». (580. Continua) Stefano Lorenzetto