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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

New York Times, svolta web – Un New York Times tutto digitale, seguendo l’esempio de La Tribune che lunedì manderà in edicola l’ultimo numero in formato cartaceo

New York Times, svolta web – Un New York Times tutto digitale, seguendo l’esempio de La Tribune che lunedì manderà in edicola l’ultimo numero in formato cartaceo. Sicuramente è ancora molto presto per arrivarci, ma la direzione è quella: spostare il peso oggi eccessivamente sbilanciato sulla carta verso il digitale. Molto dipenderà dalle prossime scelte dei vertici del Nytimes di fronte a ricavi nuovamente in calo, utili strozzati dalle pensioni dei giornalisti e dal desiderio dei membri della famiglia Sulzberger di mettere le mani sui dividendi. A questo bisogna aggiungere altri fattori imprescindibili: la perdurante crisi dell’editoria e della raccolta pubblicitaria, l’esplosione delle pubblicazioni digitali e di internet, che attrae anche gli inserzionisti, ma non solo. Le difficoltà del Nytimes riguardano anche il management, dopo che Janet Robinson, storica ceo della società, ha lasciato la sua poltrona, pur restando nell’orbita del quotidiano della Grande mela con un contratto biennale da consulente e una buonuscita di 21 milioni di dollari (16 mln di euro). Secondo Bloomberg, sarebbero stati proprio il presidente Arthur Sulzberger Jr. e suo cugino Michael Golden, chief operating officer della società, a far fuori la Robinson. Al suo posto si cerca ancora un sostituto esterno alla famiglia Sulzberger, possibilmente esperto in materia digitale. Una scelta ricorda quella di Time, il celebre settimanale che ha affidato le sue sorti a Laura Lang, poco preparata in storia dell’editoria, ma ferratissima in pubblicità e attività digitali. Stesso discorso per Tim Armstrong, ceo di Aol, società proprietaria dell’Huffington Post, che in passato ha diretto la vendita della pubblicità su Google negli States. Senza una svolta, il futuro del Nytimes potrebbe essere ancora meno luminoso. Anzitutto, il fatturato derivante dalla vendita delle copie cartacee del giornale incide ancora in modo determinante sui conti, mentre la concorrenza sta puntando sempre più sui ricavi da attività digitali. Ma gli investimenti in questo senso sono soffocati dai contributi pensionistici: nel 2011, a fronte un utile operativo di 237 milioni di dollari (180 mln di euro), il 70% è stato assorbito da questa voce. Nel 2007, secondo le dichiarazioni della stessa compagnia, l’incidenza era del 19%. Secondo il sindacato del Nytimes, tuttavia, la partenza della Robinson avrebbe aperto le trattative per ridiscutere il piano pensionistico. In secondo luogo, come anticipato, gli utili sono nuovamente in calo. Al termine del quarto trimestre, il prossimo 2 febbraio, la società stima che i ricavi saranno inferiori del 2,7% rispetto al 2010, a 2,33 miliardi di dollari (1,76 mld di euro). Dal canto suo, il presidente Sulzberger, impegnato in una serie di conferenze in Europa per rilanciare la dimensione internazionale del brand Nytimes, ha fatto condurre una serie di esperimenti, compresa l’introduzione dell’accesso a pagamento a una parte dei contenuti, soluzione che ha dato esiti positivi sul fronte pubblicitario e degli abbonati, che alla fine di settembre erano oltre 324 mila. La società di consulenza Evercore ha stimato che grazie all’accesso a pagamento siano entrati nelle casse del Nytimes 33 milioni di dollari (25 mln di euro), che quest’anno saliranno fino a 71 milioni (54 mln di euro). Buon traguardo, ma non sufficiente a contrastare il calo della raccolta pubblicitaria tradizionale. Alessio Odini