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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

La Rai vale assolutamente nulla – Quanto può valere la Rai? Con 13 mila dipendenti, nemmeno un euro»

La Rai vale assolutamente nulla – Quanto può valere la Rai? Con 13 mila dipendenti, nemmeno un euro». Angelo Maria Petroni, uno dei più longevi consiglieri d’amministrazione di Viale Mazzini (è in carica dal 2003), ha liquidato così, in una lezione al Collegio di Milano, l’ipotesi di privatizzare la tv di Stato. Petroni, 56 anni, umbro di Montefalco (Pg), docente alla Sapienza, è considerato molto vicino a Giulio Tremonti col quale condivide l’impegno nell’Aspen Institute presieduto dall’ex ministro e di cui lui è segretario generale. Al termine di una lezione al master in Pubblica amministrazione del Collegio di Milano, mercoledì scorso, ha accettato di rispondere alle domande degli studenti su un interrogativo, che riguardava l’opportunità per lo Stato di vedere la tv pubblica, è stato singolarmente loquace pur essendo proverbiale la sua riservatezza. Pur ammettendo d’essere stato in passato pubblicamente assertore della privatizzazione («ricordo un botta e risposta sulla stampa col compianto Claudio De Matté che era contrario», ha detto) Petroni ha chiarito i motivi che oggi lo collocano fra i sostenitori della Rai pubblica. «Lo prevede», ha detto, «del modello sociale europeo, come recita tra l’altro il trattato di Amsterdam che, nel nono protocollo annesso, stabilisce che ogni Stato può dotarsi di un servizio radiotelevisivo pubblico come eccezione al mercato al libero mercato». Protocollo che, ha spiegato Petroni, individua «nella formazione della pubblica opinione per l’esercizio democratico» e nella «rappresentazione delle culture territoriali», le ragioni una sostanziale eccezione alla regola del libero mercato adottati da Bruxelles. E in Europa, ha aggiunto, «non c’è uno solo paese dove il servizio pubblico non coincida con la proprietà statale». Ma il motivo che, secondo il consigliere, renderebbe impossibile la privatizzazione di Saxa Rubra e dintorni è costituito appunto dalle migliaia di addetti. «Ma questo non è un giudizio negativo», ha chiarito, «Si può dire lo stesso anche per il Duomo di Milano. Come si fa a valutarlo?». Petroni ha poi proposto un confronto fra la Rai e il servizio pubblico tedesco, sottolineando come, in Germania, la tv di Stato «ottenga il 95% del proprio budget dal canone, mentre la Rai arriva alla metà (7,8, miliardi di euro contro 1,7), ha 40 mila dipendenti contro i nostri 13 mila e fa il 30% di share degli ascolti contro il nostro 42%», ha detto il consigliere. Dati che hanno lasciato spazio a una chiosa venata di orgoglio aziendale: «Il prossimo che mi viene a parlare di “carrozzone Rai”», ha detto in tono sarcastico Petroni, «gli darò questi numeri dell’European broadcasting union». Durante la lezione, trattando invece il tema della trasparenza nella pubblica amministrazione, Petroni aveva già toccato il tema Rai: «Il mio stipendio è pubblicato sul sito», aveva detto, «ma quello che trovato, 200 mila euro, non è aggiornato: per effetto della manovra Tremonti è sceso a 120 mila». Goffredo Pistelli