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 2012  gennaio 28 Sabato calendario

I regolamenti parlamentari sono aggiornati alla fine degli anni Novanta. Al 1997 quelli della Camera, al 1999 quelli del Senato

I regolamenti parlamentari sono aggiornati alla fine degli anni Novanta. Al 1997 quelli della Camera, al 1999 quelli del Senato. I due rami del Parlamento, dunque, viaggiano su binari tracciati nel millennio scorso. Sarebbe come se voi oggi lavoraste con un computer acquistato quindici anni fa. È per questo che spesso si sente parlare dell’inadeguatezza dei regolamenti. Meno di frequente si hanno esempi concreti. Senza l’ambizione di esaurire il tema, qualche esempio ve lo facciamo noi. Fiducia Quando il governo pone la fiducia, per votarla alla Camera dei deputati bisogna aspettare ventiquattro ore. Per anticipare il voto serve l’intesa di tutti i capigruppo, ma è una facoltà esercitata di rado. Perché aspettare un intero giorno? Per consentire a tutti i deputati di arrivare a Roma dai quattro angoli del Regno, quando si viaggiava su calessi, navi a vapore o treni a carbone non precisamente competitivi con gli Eurostar di oggi. È una regola che il Senato ha abolito. Montecitorio se la tiene stretta. Fiducia due Il voto di fiducia è a doppia chiamata nominale. Significa che ogni deputato viene chiamato a transitare sotto il banco della presidenza a dire «sì» o «no» e se è assente alla prima chiamata ce n’è sempre una seconda. Con seicentotrenta deputati, servono circa due ore. La tecnologia (non necessariamente quella moderna) consentirebbe in trenta secondi di votare dal posto, con immediata diffusione dell’elenco dei deputati e di come hanno votato. Elezioni Ancora più anacronistico il sistema di elezione del Presidente della Repubblica o del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Si allestisce in aula un baracchino dove il parlamentare entra, su un foglietto scrive il nome gradito e lo imbuca. Operazione, compreso lo spoglio, che è anche scenograficamente di epoca giolittiana. Decreto I decreti escono dal Consiglio dei ministri e vanno alle Camere per la conversione in legge. La Camera che riceve il decreto deve convocare l’aula e avvertire i parlamentari che lo sta girando alla tal commissione o alla tal altra. È successo lo scorso Ferragosto in Senato per uno dei tanti decreti anticrisi. Naturalmente arrivarono a Roma sei o sette senatori (uno dei quali prese due aerei all’andata e due al ritorno, se la questione era quella della casta...) e tutti gli altri si presero dei fannulloni insensibili agli affanni del Paese. Ma era una presenza inutile, se non dannosa: a differenza dei loro colleghi ottocenteschi, avevano saputo del decreto da radio, tv, giornali e Internet. E se Renato Schifani gli avesse spedito una mail, l’avrebbero saputo anche dallo smart phone. Commissioni Tenetevi forte. Nelle commissioni capita spesso di dare pareri su nomine, per esempio alle authority, e si procede per voto segreto. In questo caso si allestiscono due urne, una color marrone scuro, una color marrone chiaro, e ogni membro della commissione deve recuperare le due palline, una nera e una bianca, che ha in dotazione. Se è d’accordo sul nome proposto, infila le palline in coerenza cromatica: la pallina nera nell’urna marrone scuro, la pallina bianca nell’urna marrone chiaro; se è in disaccordo, fa il contrario. Uno dei problemi è che c’è sempre qualcuno che inverte le palline. Un altro è che al momento buono c’è sempre un deputato che non ricorda dove diavolo le ha lasciate. Segretario d’aula Ogni seduta viene registrata, sbobinata, riscritta e stampata. Se ne occupano gli stenografi che, decenni fa, dovevano stenografare l’intera seduta (oggi si appuntano soltanto le cose dette da deputati che non hanno il microfono acceso, quindi fuori registrazione). Ogni gruppo parlamentare nomina un segretario d’aula che siede a fianco del presidente e controlla che gli stenografi stenografino correttamente. E cioè non attribuiscano a un deputato espressioni o pensieri mai pronunciati. Non importa che oggi i parlamentari possano controllare sul sito quasi in tempo reale. Carta Tutto ciò che viene detto, scritto o prodotto in Parlamento deve essere stampato, in molti casi in duplice copia per Camera e Senato. Proposte di legge, discussioni generali, emendamenti, ordini del giorno. Migliaia di pagine che quotidianamente affluiscono in faldoni inviati in misteriose stanze remote, in cui nessuno entra se non per depositare il faldone successivo. Un dettaglio: si trova tutto sul sito. Leggi Questo splendido folclore non fa altro che rallentare una macchina che è più inadeguata che costosa. Le leggi ormai le fanno i governi con decreti e fiducie (o persino le Protezione civile con le ordinanze), eppure la procedura è sempre quella, con un Parlamento al centro di tutto, ma con meno poteri di un semaforo.