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 2011  ottobre 05 Mercoledì calendario

INTERVISTA A EVE HEWSON

(Figlio di Bono)

Forse c’eravate anche voi, il 7 luglio 2009 allo stadio San Siro di Milano, alla «festa a sorpresa» per i 18 anni di Eve Hewson. E forse anche voi, assieme ad altre 77 mila persone, avrete cantato Happy Birthday To You a questa deliziosa ragazza irlandese dai grandi occhi verdi, a cui, per l’occasione, papà Paul David Hewson, in arte Bono Vox – il leader degli U2 da oltre trent’anni sulla breccia del rock (e non solo) –, ha dedicato il brano Party Girl nella prima delle due tappe italiane del loro 360° Tour.
Eve, all’anagrafe Memphis Eve, è la secondogenita di Bono e Ali Hewson: la sorella maggiore si chiama Jordan (22 anni), i fratelli più piccoli Elijah (12) e John Abraham (10). La prima volta che Eve è salita su un palco con papà aveva tre anni, ma poi da grande ha preferito i set ed è diventata attrice. Tuttavia, la musica è stata finora protagonista dei suoi film: di The 27 Club (2008), dove Eve è un’autostoppista che segue in viaggio il superstite di una rock band, e di This Must Be the Place di Paolo Sorrentino, l’atteso film «americano» del regista napoletano, nelle sale dal 14 ottobre. Presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, questo road and roll, che si chiama come una canzone dei Talking Heads e per protagonista ha uno stralunato Sean Penn nei panni (ispirati a Robert Smith dei Cure) di un’annoiata ex rock star, è piaciuto, ma non abbastanza da vincere qualcosa e permettere a Sorrentino di replicare il successo ottenuto nel 2008 con Il Divo (conquistò il Premio della Giuria). Il film racconta il viaggio in America, trolley sempre alla mano, del musicista 50enne Cheyenne sulle tracce dell’uomo che umiliò suo padre nel campo di concentramento in cui era stato deportato. Ed Eve, eyeliner a vista e ciocche viola, è una sua grande amica e fan che resta in Irlanda ad aspettarlo. Quando ci incontriamo a Cannes, il giorno dopo la première, è impossibile non partire dal look sfoderato nel film dall’attore.

Che impressione le ha fatto vedere per la prima volta Sean Penn conciato in quel modo sul set?
«Era truccato così quando ci siamo conosciuti! È stato durante le prove tecniche di trucco e costumi: quando Paolo ci ha chiesto di girarci l’uno verso l’altro, Sean mi ha dato un’occhiata e poi ha detto: “Ciao, carino il tuo brillantino al naso”».
E lei?
«“Ciao, carini i tuoi orecchini”. Poi per dieci minuti siamo rimasti a fissarci in silenzio: questa è stata la nostra prima interazione».
E durante le riprese com’è andata?
«È stato sempre molto dolce e gentile. Io ero stranervosa all’idea di lavorare con un attore come lui, che ha fatto film meravigliosi, e ha vinto così tanti premi. Ma lui è stato bravissimo a mettermi subito a mio agio: tra un ciak e l’altro mi raccontava un sacco di barzellette».
Davvero? Mica se ne ricorda qualcuna?
«Purtroppo no, e comunque sarei pessima nel raccontarle».
Quando le raccontava lui facevano ridere?
«Sì, erano divertenti, giuro! Di questo set ho un ricordo stupendo, anche grazie a Frances McDormand (nel film interpreta Jane, la moglie di Cheyenne, ndr), la mia attrice preferita: ho cercato di avvicinarmi a lei il più possibile, cercando di carpirne ogni “segreto”».
Nel film la sua Mary è una metallara fan di Cheyenne. Lei che gusti musicali ha?
«Sono da sempre una grande ammiratrice di David Byrne (fondatore dei Talking Heads, nel film in un cameo, ndr)! Fare This Must Be the Place è stato bello anche per questo: dovevo ascoltare tutte le canzoni di David e chiamarlo “lavoro”».
Glielo ha chiesto un autografo?
«Purtroppo no: l’ho incrociato per la prima volta solo qui sul red carpet! Si è avvicinato, mi ha salutata e io tra me e me pensavo: “O mio Dio, è David Byrne!”».
Nel film c’è una scena, molto divertente, in cui lei respinge uno spasimante perché la scambia per una fan di Mariah Carey. A lei è capitato di rifiutare qualcuno per «divergenze musicali»?
«Oh no, non lo farei mai… Anche se forse, a pensarci bene, dipende».
Allora proviamo così: «Non potrei mai uscire con qualcuno che ascolta sempre…»?
«Aiuto, non saprei! Però anche uscire con un fan di Mariah Carey potrebbe essere divertente, no?».
Alla musica lei ha preferito il cinema. Quando ha iniziato a recitare?
«Da piccola seguivo corsi di teatro e partecipavo alle recite scolastiche. Con mia sorella, poi, ci divertivamo a girare dei video amatoriali, in cui facevamo le parodie delle clip musicali. Una volta abbiamo costretto nostro cugino a travestirsi da Justin Timberlake e farsi filmare mentre cantava Cry Me A River».
La sua è una famiglia «speciale». I suoi l’hanno sempre sostenuta nella scelta di diventare attrice?
«Qualsiasi genitore sano sarebbe un po’ preoccupato se suo figlio decidesse di andare a Hollywood che, soprattutto per una ragazza, può rivelarsi piena d’insidie. Tuttavia, i miei sono stati comprensivi e mi hanno sempre incoraggiata. Soprattutto mia madre: mi chiama dopo ogni audizione».
Quando Sorrentino l’ha scelta pare non avesse idea di chi fosse suo padre. Ci racconta com’è andata?
«Ho amato questo film sin da quando ho letto la sceneggiatura. Ho incontrato ­Paolo un paio di volte, abbiamo parlato, letto e provato alcune scene. Prima di avere una risposta ho aspettato due settimane, che per me sono state un tempo infinito. Una mattina mi sveglio, accendo il cellulare e trovo cinquanta chiamate perse del mio agente e più di sessanta email. Lo richiamo subito e lui attacca subito a urlare: “Eve, dov’eri? Perché hai spento il telefono? Eve, ti hanno presa!”. E io: “Vado a correre su e giù per la casa, ciao”».
Gli altri film del regista li ha visti?
«Dopo avere avuto lo script ho guardato Il Divo e Le conseguenze dell’amore. E mi è venuta un’ansia pazzesca perché mi sono innamorata ancora di più di questo progetto».
Che cosa l’ha colpita di più di This Must Be the Place?
«La cosa fantastica del film è che riesce a tenere assieme elementi che tra di loro sembrerebbero inconciliabili, la musica, la famiglia, il viaggio, la storia. Invece qui funzionano alla grande e creano una storia unica, che nessuno a parte Paolo avrebbe potuto plasmare».
Il film è pieno di frasi memorabili, la sua preferita?
«Amo quando Cheyenne, guardando uno sketch in Tv, bisbiglia fra sé e sé: “Perché è Lady Gaga…?”, e poi non aggiunge altro».
A proposito: con un fan di Lady Gaga ci uscirebbe?
«Io adoro Lady Gaga, ne sono ossessionata! Pensi che quando ho saputo che avrebbe suonato a Cannes mi sono emozionata all’idea di far parte di un festival a cui avrebbe preso parte anche lei. Passo un sacco di tempo su YouTube a provare i suoi balletti».
Scusi, ma suo padre che dice?
«Guardi che anche lui è un suo grande ammiratore».
Non mi dica che…
«Sì, qualche volta i balletti li proviamo insieme».