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 2011  ottobre 05 Mercoledì calendario

“SPAGNA MEGLIO DELL’ITALIA PERCHÉ VA AL VOTO”

La nota ufficiale del ministero del Tesoro non cancella la gaffe, ma anzi la sottolinea: “Da sempre quando parla all’estero con la stampa il ministro Tre-monti evita temi italiani”. Sarà. Ma le parole di Tremonti dall’Ecofin, la riunione dei ministi economici europei, erano sembrate italianissime, perfino esplosive venendo da uno così abituato alla massima continenza verbale. Ecco denuncia che il re è nudo, riportata dai cronisti presenti e dalle agenzie di stampa: il fatto che l’Italia abbia uno spread peggiore della Spagna, cioè un debito pubblico considerato più a rischio, “dipende anche dall’annuncio di nuove elezioni, che di per sé è una prospettiva di cambiamento e quindi un’apertura al futuro”. Parole subito tradotte così dai cronisti e dagli operatori finanziari: il problema dell’Italia è che Silvio Berlusconi non ha annunciato le dimissioni convocando il voto come invece ha fatto José Luis Zapatero. Quindi elezioni subito, per il bene del Paese, anche mettendo a rischio la propria poltrona?
IL MINISTERO precisa che “quando parla all’estero con la stampa il ministro Tremonti evita temi italiani. Il riferimento agli spread spagnoli era ed è di conseguenza esclusivamente relativo alla Spagna e non all’Italia”. Chiosa il ministro Renato Brunetta, rievocando antiche rivalità: “Ogni tanto anche i professori seri come Tremonti dicono qualche stupidaggine”. Nei corridoi di via XX Settembre prevale la tesi che si sia trattato di una gaffe – tanto rumorosa perché insolita – e non di un tentativo di destabilizzare l’esecutivo. Di certo Silvio Berlusconi non avrà gradito, anche perché il ministero si è ben guardato dallo smentire il contenuto. Tutti gli operatori finanziari e i grandi quotidiani internazionali sono convinti che le dimissioni di Berlusconi aiuterebbero.
Che si tratti di gaffe o di lampi di verità indicibili in patria, ieri Tremonti si è lasciato andare : “La crisi ha l’epicentro in Europa, soprattutto sui debiti sovrani e da ultimo la vediamo anche sui rischi bancari”. Anche qui, si spera che il riferimento fosse solo al contesto internazionale e alle banche francesi (vedi articolo nella pagina a fianco).
IL PUNTO più singolare delle dichiarazioni di Tremonti in Lussemburgo è però quello sulla crescita. Secondo il ministro, visto che dal 2012 ci sarà un consistente avanzo primario (cioè entrate superiori alle spese, prima di aggiungere al conto gli interessi sul debito) allora “abbiamo la tenuta dei conti pubblici anche con una crescita zero”. Una volta Tremonti era il ministro della finanza creativa, quella che servirebbe per rispettare la sua affermazione. Basta fare due conti: l’obiettivo concordato con l’Europa è il pareggio di bilancio nel 2013. Con la crescita zero, considerando le ottimistiche previsioni del governo, mancherebbero al risanamento 10,5 miliardi nel 2011, 9 miliardi nel 2012, 13,5 miliardi nel 2013. Oltre 40 miliardi di differenza. Certo, avere un avanzo primario è cosa che piace ai mercati perché significa che ogni anno una parte di debito in scadenza non viene rifinanziata e quindi si erode quella montagna da 1.900 miliardi che pesa per il 120 per cento del Pil. Ma l’affermazione di Tremonti tradisce l’assenza di idee dentro il governo su come stimolare la crescita.
Si sono perse le tracce del famoso decreto sviluppo, il provvedimento più volte annunciato da Silvio Berlusconi per rilanciare l’economia dopo i sacrifici imposti dalla manovra di 60 miliardi di questa estate. Doveva arrivare in questi giorni, invece è stato rinviato ancora alla prossima settimana. Il Cavaliere ha anche disertato una puntata dell’amato Porta a Porta per evitare di presentarsi a mani vuote.
Anche ammesso che qualche misura per lo sviluppo davvero ci sia, magari nel tentativo disperato di riconquistare almeno un pezzo di Confindustria, c’è una sola certezza, ribadita ancora ieri da Tremonti: bisogna ancora occuparsi di risanare i conti. Il ministro ha chiesto con una lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini “che venga data assoluta priorità all’esame della nota di aggiornamento al Def”, cioè del documento con cui il Tesoro rivede al ribasso le stime di crescita del Pil. Soltanto dopo questo esame si potrà fare la legge di stabilità, cioè la Finanziaria, che tenga contro delle stime abbassate. E quindi chieda gli eventuali ulteriori sacrifici necessari per rispettare gli obiettivi di bilancio.