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 2011  ottobre 05 Mercoledì calendario

La first lady scavalca il muro e marcia col suo popolo - La via al femminile in Islanda l’aveva già aperta Johanna Sigurdardottir, detta Johanna la vichinga; 66 anni, eletta pre­mier in un Paese in bancarotta, primo ca­po di governo omosessuale, sposata con Jonina Ledsdottir

La first lady scavalca il muro e marcia col suo popolo - La via al femminile in Islanda l’aveva già aperta Johanna Sigurdardottir, detta Johanna la vichinga; 66 anni, eletta pre­mier in un Paese in bancarotta, primo ca­po di governo omosessuale, sposata con Jonina Ledsdottir. Johanna ha aspettato trent’anni prima di arrivare. Lunga e te­nace gavetta fatta di sgambetti e tanta pa­zienza. «Verrà il mio tempo», sibilava ogni volta che perdeva. Poi il suo tempo è arrivato l’anno scorso.E la strada che le si è aperta è tutta in salita. Il Paese è in crisi. Il collasso bancario, le banche privatizza­te che hanno accumulato debiti pari a dieci volte il prodotto interno lordo del Paese, i tagli e le tasse insostenibili. Ieri l’ennesima protesta di migliaia di islan­desi davanti al Parlamento, nella capita­le, Reykjavík. La folla che urla e grida slo­gan contro i ministri. Partono i cori, gli in­sulti, le uova. Un deputato viene centrato alla testa. La gente spinge, si accalca. E fi­nalmente arriva Dorrit Moussaieff. First Lady d’Islanda, moglie del presidente Ólafur Ragnar Grímsson, lascia il corteo dei politic, si sgancia dal marito e attra­versa il cortile per raggiungere le transen­ne. I manifestanti la osservano arriva­re. Sono impreparati e non san­no bene come reagire. È molto più facile gridare insulti a persone che passano lonta­ne. Dorrit non si ferma, sca­valca le transenne, con qualche difficoltà scende dall’altra parte. Partono gli applausi, e i sorrisi. Dorrit si fa largo tra la rabbia della gente, la first lady che ha scelto di stare con il suo popolo piace alla gente che ora si sen­te protagonista. Dorrit si avvicina alla folla senza pau­ra, stringe mani e sorride. Si ferma ad ab­bracciare le donne, a qualcuna accarez­za il volto come dire: sono qui. Sono dalla vostra parte. So i sacrifici che state facen­do, la difficoltà che state attraversando, so che siete voi ad avere il peso più pesan­te sulle spalle, i figli, la spesa, la casa da mandare avanti,il lavoro che non c’è più. Le bacia e le abbraccia. E fa commuove­re. Lo sono tutti quelli che si trovano lì. Gli uomini perdono la voglia di gridare e maledire. Restano tutti come ipnotizzati da lei, dalla sua forza, dal suo coraggio. Lei che si è unita al suo popolo. Dorrit che sa cosa significa lottare, si è unita al suo popolo in difficoltà. Un gesto plateale, forse anche un po’ furbo,che però rinsal­da quel legame che la lega al popolo islandese che l’ha adottata. La first lady infatti proviene dalla Gran Bretagna ma è di origini israeliane: nata a Gerusa­l­emme da una famiglia ebraica è stata de­signer di gioielli, editor e imprenditrice. Fino al 2003, quando ha sposato il Presi­dente Grímsson. Seconda moglie e First lady di una nazione adottiva. La sua lotta probabilmente è cominciata da lì.