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 2011  ottobre 05 Mercoledì calendario

IN VOLO I CDS DI MORGAN E DELLE BANCHE USA

Morgan Stanley, storica banca d’affari americana, è sotto tiro. Il suo titolo vale oggi la metà di quello che valeva all’inizio dell’anno. E il costo della protezione dal suo default, il cosiddetto Credit default swap o Cds, ieri ha sfiorato i 650 centesimi di punto di percentuale prima di stabilizzarsi sotto il tetto dei 600. Soltanto una settimana fa era 421. Quindi se allora per assicurare 10 milioni di dollari di debito occorrevano poco più di 400mila dollari, adesso ne servono quasi 600mila.

Il problema è che, oltre al nervosismo degli investitori, in questi giorni si stanno accentuando le manovre speculative.Il Sole 24 Ore ha saputo che negli ultimi giorni si sono mossi svariati fondi hedge. "Stiamo cercando di chiudere le nostre posizioni e soprattutto riducendo la liquidità in Morgan Stanley", rivela un analista di un importante hedge fund newyorkese.

Seppur in misura decisamente minore, lo stesso nervosisimo e simile speculazioni stanno colpendo anche altri nome di peso. Inclusa la regina di Wall Street, Goldman Sachs, i cui Cds sono arrivati a un certo punto a superare i 400 centesimi. Lo stesso tetto è stato sfiorato anche da Bank of America e Citigroup.

In pratica ci si sta avvicinando ai numeri che si registravano nel 2008, l’anno della scomparsa di Bear Stearns e del fallimento di Lehman Brothers. Anche Morgan Stanley era parsa sull’orlo del collasso. A salvarla era stato l’intervento della Federal Reserve e l’investimento di 9 miliardi di dollari fatto in zona Cesarini da Mittsubishi Ufj Financial Group, che con il 22% delle quote ne è diventato il maggior azionista.

L’amministrazioe Obama è per ora silente. Ma dal fronte giapponese sono arrivati due segnali importanti. Martedì mattina Mitsubishi ha emesso un comunicato in cui ha riaffermato il "valore strategico e di lungo termine" attribuito all’alleanza con Morgan Stanley. E qualche ora più tardi, la banca americana ha annunciato al ministero delle Finanze nipponico l’intenzione di raccogliere nuova liquidità vendendo fino a 5 miliardi di dollari di cosiddetti Uridashi bond, cioè obbligazioni emesse fuori del Giappone ma vendute a investitori giapponesi. In altre parole, il futuro della banca newyorkese dipenderà molto dal suo azionista e dagli investitori del Sol Levante.

Negli Usa nuovi dati, resi noti ieri dalla divisione di wealth management di Morgan Stanley, sono stati accolti senza entusiasmo dagli analisti e dal mercato: nei prossimi due anni si aspetta un incremento attorno al 15 per cento. La cifra supera il margine del 9,3% dell’ultimo trimestre ma è inferiore al 20% che l’amministratore delegato della banca James Gorman ha detto di aspettarsi nel futuro.

Uno dei problemi di Morgan Stanley è la sua esposizione su Grecia, irlanda, Portogallo, Spagna e Italia. Che si aggira attorno ai 5 miliardi di dollari. In più ci sono le sue posizioni sulle banche francesi. Ma neppure questo basta a spiegare la continua ascesa del prezzo dei suoi Cds. "Ha un senso razionale il fatto che i Cds di Morgan Stanley siano più alti di quelli della banche francesi se la preoccupazione del mercato è l’esposizione alle banche francesi ?, si è chiesto Allerton Smith, analista ed esperto di istituti finanziari presso Moody’s Analytics.

Il problema è che il nervosismo degli investitori privati sta contagiando anche i fondi hedge. Spingendoli a fare scelte influenzate più da preoccupazioni sugli umori del mercato che da modelli econometrici.