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 2011  ottobre 05 Mercoledì calendario

PER LE TRE AGENZIE PARAMETRI DIFFERENTI

Appesi a Fitch. È il giudizio dell’unica europea fra le tre «grandi sorelle» dei rating a sostenere virtualmente l’Italia. Come spesso avviene, infatti, le agenzie hanno opinioni discordanti su un emittente, che si riflettono in gradini (o notches) differenti nella scala del merito di credito: facendo calare la scure sul nostro Paese, Moody’s si è dopotutto allineata a quanto aveva fatto S&P qualche settimana prima perché in fondo l’«A2» della prima corrisponde in tutto e per tutto all’«A» della seconda. Fitch resta appunto due piani sopra, con la sua «doppia A» sporcata da un «meno».

Dunque due metri di giudizio differenti, anzi piuttosto differenti, ma ci si può consolare: fino a ieri sera erano addirittura tre i diversi responsi degli oracoli del rating. Ora almeno le due americane sembrano essere d’accordo sui rischi del debito italiano e

sulle eventuali possibilità di recupero. In una situazione

del genere appare piuttosto comprensibile il disorientamento che può colpire il risparmiatore italiano, che soltanto nelle ultime settimane ha imparato a familiarizzare con le agenzie di rating e a capire quanto dolorose possano rivelarsi le loro frustate, soprattutto sui BTp o sulle azioni delle banche che magari tiene custodite nel cassetto. «Quale è il rating vero da prendere in considerazione? Chi ha ragione fra le tre? Giochiamo il nostro campionato nella terza o nella quinta serie?» ci si potrebbe chiedere.

Il mercato, ovviamente, ha le idee un po’ più chiare e non si fa certo spaventare dalle apparenti incongruenze, che sono figlie soprattutto delle differenti metodologie adottate da ciascuna agenzia e anche dal differente modo di agire, che le porta a muoversi non in gruppo ma con tempistiche sfasate. Gli operatori vanno sul sicuro perché esistono convenzioni standardizzate con cui si costruiscono gli indici obbligazionari o i portafogli dei grandi investitori istituzionali: si possono escludere per esempio tutti i titoli che siano al di sotto di un determinato livello di rating per almeno un’agenzia oppure, viceversa, includere quelli che restino sopra un certo gradino, sempre per una delle tre. Più di rado ci si riduce ad effettuare una sorta di media fra le tre.

La Banca centrale europea adotta per fortuna un approccio che potremmo definire «buonista» al momento di valutare il collaterale, cioè i titoli che le banche portano in garanzia per ottenere in cambio finanziamenti: sceglie il più alto dei rating assegnato dalle tre agenzie. Per questo, ciò che conta adesso per l’Italia è Fitch e restano quindi quattro i gradini prima di arrivare a quella tripla B che significherebbe, per chi consegna BoT o BTp, vedersi applicata una percentuale maggiore di riduzione (haircut) sul valore dei titoli rispetto al nominale.