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 2011  ottobre 05 Mercoledì calendario

AMANDA, RAFFAELE E UNA MORTA DI CUI TUTTI SI SONO DIMENTICATI DA UN PEZZO

Meredith Kercher, 21 anni, figlia del giornalista freelance John e di Arline, nell’agosto 2007 va a Perugia per uno scambio nell’ambito del programma Erasmus. Abita in una casetta in via Pergola 7 che divide con due ragazze italiane, Laura e Filomena, e con l’americana Amanda Knox. Viso da bambina, occhi e labbra grandi, le piace ballare. A metà ottobre scrive a un amico in Inghilterra: «Caro mio, io qui me la spasso». La notte di Halloween si maschera da vampiro e fa festa fino a tardi. Il giorno successivo esce con le amiche, mangia una pizza, guarda un film in dvd e torna casa. Tra le 21 e le 4 di notte viene sgozzata in camera sua e muore dopo una lunga agonia (la lama che l’ha uccisa non ha reciso la carotide). La trovano la mattina seguente, per caso, gli agenti della polizia postale impegnati in tutt’altra indagine, il corpo nudo ricoperto da un piumone insanguinato dal quale spunta un piede. Fuori dalla casa ci sono la coinquilina Amanda Knox e il di lei fidanzato Raffaele Sollecito: agli agenti riferiscono di essere arrivati da poco e di non essere entrati perché hanno notato qualcosa di strano nell’abitazione. [1]

Dall’autopsia risulta che prima di morire Meredith è stata violentata. [2]

Il 6 novembre vengono arrestati Amanda Knox, Raffaele Sollecito, e il congolese Patrick Diya Lumumba, musicista e gestore di un bar. L’ipotesi è che abbiano cercato di coinvolgere Meredith in un rapporto sessuale di gruppo e che, al rifiuto della ragazza, la situazione sia degenerata in omicidio. Tutti e tre si dichiarano innocenti. A tirare in ballo Lumumba è stata Amanda, che ha detto alla polizia «di essere presente nella casa quando Patrick ha ucciso Meredith»: «Era invaghito di lei e voleva avere un approccio». Lumumba rimane in carcere 14 giorni per poi essere prosciolto da ogni accusa il 20 novembre. [3]

Amanda Marie Knox, oggi 24 anni, di Seattle, occhi celesti, «viso d’angelo», studentessa modello, a settembre arriva a Perugia per seguire un corso di italiano. Appena entrata nella casa in via della Pergola, posa il beauty case nel bagno e tira fuori preservativi e vibratore. Meredith, parlandone poi con un’amica: «Ti pare che uno arriva e la prima cosa che mostra è un vibratore?». Una Lina che studiava con Meredith descrive Amanda come fredda e gelosa dell’amica, «più simpatica, più viva, più popolare». Una studentessa: «Nel giro dell’Erasmus sapevamo tutti che Meredith litigava spesso con Amanda». [1]

Raffaele Sollecito, oggi 27 anni, di Giovinazzo (una ventina di chilometri da Bari), «biondo con fisico atletico» (come si autodefinisce in chat), all’epoca del delitto laureando in Ingegneria informatica (si è laureato nel carcere di Perugia il 16 febbraio 2008). Figlio di Raffaele, urologo (o «tagliacazzi», come l’ha definito nel suo blog), orfano di madre, appassionato di coltelli dall’età di tredici anni, si fa le canne «tutte le volte che è un giorno di festa e tutte le volte che ne ho bisogno. Sono una persona ansiosa». [2]

Il 15 novembre 2007 tracce del dna di Meredith Kercher (sulla lama) e di Amanda Knox (sul manico) vengono isolate dalla scientifica su un coltello da cucina sequestrato a casa di Sollecito. [3]

Qualche giorno dopo, nella casa del delitto, la polizia trova tracce di Rudy Guede, allora 21 anni, origine ivoriana, cresciuto a Perugia. Questo Guede racconta che ha fatto sesso consenziente con Meredith ma d’un tratto, colto da mal di pancia per aver mangiato un kebab molto spezziato, ha interrotto il coito e s’è chiuso in bagno ascoltando musica con l’I-pod. Uscito dalla toilette ha trovato la ragazza agonizzante che gli sussurrava le iniziali dell’assassino, A.F., e un uomo che fuggendo gli ha detto: «Negro trovato, negro condannato». L’unica cosa che corrisponde con le prove scientifiche è la sua pausa in bagno, dove ha lasciato tracce ben visibili (le sue feci sono nel water). [4]

Nel gennaio 2008 la Scientifica trova il dna di Sollecito su un gancetto del reggiseno di Meredith (quel gancetto era stato recuperato un mese dopo il delitto nel secondo sopralluogo nella casa di via della Pergola). [5]

Il 28 ottobre 2008 Guede, che ha chiesto di essere processato con rito abbreviato, viene condannato a trent’anni di galera. [6]
Il 16 gennaio 2009 inizia davanti alla Corte d’assise di Perugia il processo a Sollecito e Knox. Raffaele in aula (il 6 febbraio 2009): «Sono vittima di un errore giudiziario. Chi mi conosce sa che non farei male neanche a una mosca». Amanda in aula (il 12 giugno 2009), a proposito delle dichiarazioni del 2007 in cui accusava Lumumba collocandosi sulla scena del delitto: «Tutto ciò che ho detto l’ho detto perché messa sotto pressione. Loro (la polizia, ndr) mi suggerivano la via. Continuavano a dirmi che avevo subito un trauma e che non ricordavo». [7]

Il 4 dicembre 2009 Amanda e Raffaele vengono condannati, rispettivamente, a 26 e 25 anni di carcere. Il 24 novembre 2009 inizia il processo d’appello. [8]

Nel marzo 2011 Carla Vecchiotti e Stefano Conti della Sapienza di Roma, i periti incaricati dal presidente della Corte d’appello di verificare le modalità di intervento della polizia scientifica e di individuare eventuali contaminazioni, analizzano il reggiseno del gancetto di Meredith e il coltello trovato in casa di Sollecito. Risultato: sul coltello ricavano una quantità di materiale genetico ritenuta insufficiente per l’individuazione di profili genetici utilizzabili ai fini di un’indagine; il gancetto del reggiseno è così arrugginito da rendere impossibile l’analisi. [9]

«Nella storia giudiziaria è citatissimo il caso del morto-vivo di Avola, Paolo Gallo, scomparso una mattina dell’autunno 1954 e dato per defunto, assassinato dal fratello Salvatore. La giustizia non volle sentire ragioni: ignorando le testimonianze contrarie, condannò Salvatore all’ergastolo e con lui a quattordici anni di detenzione il figlio Sebastiano per occultamento di cadavere. Peccato che sette anni dopo si scoprì che il morto era vivo e abitava pacificamente a pochi chilometri da casa, in un paesino del Ragusano. Caso, certo, ben diverso da quello perugino, ma con un “particolare” in comune: anche lì il lapsus, il vuoto che ottunde e il contagio di un’opinione pubblica che aveva già emesso la sentenza. Anche lì le verifiche che andavano fatte preliminarmente (qualche attento sopralluogo) vennero meno, chissà perché, chissà come» (Paolo Di Stefano). [10]

Il 24 settembre la Procura chiede l’ergastolo per Amanda e Raffaele. Il pm Manuela Comodi parla di «imbarazzante performance dei periti», sostenendo la loro scarsa esperienza sul campo: «Affidereste il matrimonio di vostra figlia a un cuoco che conosce tutte le ricette ma non ha mai cucinato?». [11]

Il 27 settembre 2011 Giulia Bongiorno, avvocato di Sollecito, chiede l’assoluzione di Raffaele sottolineando che l’intero dibattimento «si fonda sulla prova del dna della quale è però stato indicato l’errore [...]. Nulla ricollega Raffaele a questo delitto. I pochi indizi erano su Amanda Knox e sono stati traslati su di lui. C’è chi con una fidanzata acquisisce una famiglia, lui ha acquisito un delitto. Ma nulla c’è anche su Amanda». E poi aggiunge: «Lui è stato raccontato, dall’accusa e dai media, come uno tonto, che non ha mai un’opinione propria, invece lei è passata per una Venere in pelliccia, perversa, una che dà ordini con la frusta, che rende schiavo l’uomo con il sesso». Amanda esce dall’aula con in mano Venere in pelliccia, il romanzo di Leopold Ritter Von Sacher-Masoch. Un regalo della Bongiorno. [12]

Il 28 settembre il pm Manuela Comodi: «Hanno ucciso per niente, devono essere condannati al massimo della pena che per fortuna in Italia non è la pena di morte». Il suo collega, il pm Giuliano Magnini aggiunge: «Li dovete condannare. Sappiamo che in caso di assoluzione ci sarebbe subito una fuga all’estero». Il Guardian: «La famiglia di Metz non trova i biglietti per arrivare a Perugia mentre Amanda ha già un aereo che l’attende». Nella giornata di oggi (lunedì 3 ottobre) è attesa la sentenza. [13]

(a cura di Roberta Mercuri)

Fonti: [1] tutti i giornali dal 3 al 10 novembre 2007; Fiorenza Sarzanini, Amanda e gli altri - vite perdute intorno al delitto di Perugia, Bompiani 2008; [2] tutti i giornali dal 3 al 10 novembre 2007; [3] Elsa Vinci, la Repubblica 7/11/2007; repubblica.it 27/10/2008; repubblica.it 15/11/2007; [4] Meo Ponte, la Repubblica 25/11/2007; [5] la Repubblica 10/1/2008; [6] tutti i giornali del 29/11/2008; [7] tutti i giornali del 4/12/2009; [8] repubblica.it 24/11/2010; [9] Meo Ponte, la Repubblica 24/3; [10] Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 30/6; [11] Repubblica.it 24/9; [12] Corriere.it 27/9; [13] Meo Ponte, la Repubblica 1/10.