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 2011  ottobre 04 Martedì calendario

LA SFIDUCIA SULL’ITALIA SI AMPLIFICA IN BORSA

Potremmo chiamarlo il prezzo della sfiducia. Oppure il costo della perdita di credibilità del Governo Berlusconi. O, in alternativa, il conto del caos politico. Sta di fatto che l’Italia oggi paga un "pedaggio" maggiorato sui mercati finanziari, che la penalizza rispetto a un Paese per molti aspetti più inguaiato: la Spagna. Basti pensare che i nostri BTp decennali rendono il 5,50%, contro il 5,08% pagato dai titoli di Stato spagnoli. Oppure che la nostra Borsa da giugno ha perso 9 punti percentuali in più di quella di Madrid. Tutto questo rappresenta una vera e propria "sovrattassa", imposta dai mercati, che da qualche mese pesa sull’Italia sia come emittente di titoli di Stato (perché costringe il Tesoro a pagare interessi più alti), sia come sistema bancario (perché di riflesso impone costi elevati di finanziamento anche per gli istituti), sia come imprese (perché pagano la conseguente stretta sul credito), sia come famiglie.

Il «pedaggio» dei mercati

A rigor di logica, l’Italia non dovrebbe avere quotazioni sui mercati peggiori di quelle spagnole: perché è a Madrid che la crisi, figlia della bolla immobiliare, morde di più. In effetti negli ultimi anni era sempre la Spagna a pagare tassi più elevati e a veder crollare la Borsa: l’Italia per molto tempo era stata tenuta relativamente al riparo dalla tempesta finanziaria. Ma da qualche mese il film è cambiato. Dal 30 giugno il listino azionario di Milano ha perso il 25% mentre quello spagnolo il 16%, le banche italiane hanno bruciato il 31,7% mentre quelle spagnole solo il 19,1%, le aziende industriali italiane hanno ridotto le quotazioni del 28% mentre quelle spagnole del 16%.

In soldoni: Piazza Affari ha "bruciato" negli ultimi tre mesi 200 miliardi di capitalizzazione, mentre la Borsa di Madrid "solo" 180 miliardi (ma partiva da cifre più elevate). Sui mercati obbligazionari il messaggio è lo stesso. Lo spread tra i BTp italiani e i Bund tedeschi è oggi ben più alto di quello spagnolo: i nostri titoli di Stato pagano 3,72 punti percentuali più di quelli tedeschi, mentre quelli spagnoli si limitano a 3,29 punti percentuali. Il 30 giugno, invece, le parti erano invertite: l’Italia pagava interessi più bassi. Stesso discorso sul mercato dei credit default swap.

La realtà dell’economia

Questi freddi numeri lanciano un messaggio semplice: i mercati finanziari, cioè gli investitori, si fidano meno dell’Italia che della Spagna. Il motivo non può però essere ricercato nella realtà economica o nei dati di bilancio: sotto questo punto di vista, l’Italia è infatti per molti versi migliore. Il Belpaese ha per esempio un deficit di bilancio più contenuto: 4% nel 2011 (dato Rbs), contro il 6,3% spagnolo. Se non fosse per la spesa per interessi, che nel 2011 sta bruciando il 4,8% del Pil, l’Italia avrebbe un bilancio leggermente in avanzo.

L’Italia ha certo una zavorra ingombrante: il debito pubblico, che nel 2011 è al 120% del Pil contro il 68% spagnolo. Questo è un macigno enorme. Per contro, però, l’Italia è forte nel settore privato. La disoccupazione è più contenuta: quella giovanile – calcola Eurostat – è al 41,6% in Spagna, contro il 27,8% in Italia. Secondo le stime del Credit Suisse, inoltre, a fine 2010 le famiglie italiane avevano una ricchezza pro capite di 183mila dollari: più del doppio degli 81mila dollari degli spagnoli. Anche le imprese in Italia stanno meglio: il loro debito (pari all’81,6% del Pil) è ben più basso di quello che grava sulle aziende spagnole (111,7% del Pil).

I motivi della sfiducia

Eppure il mercato ci penalizza. Se si chiede agli investitori il motivo, la risposta è più o meno sempre la stessa: negli ultimi mesi il Paese, nella sua azione di Governo, ha perso credibilità. Ha pesato il tira e molla sulla manovra d’agosto: l’altalena di annunci e smentite, alla fine, ha fatto più "colpo" nell’immaginario collettivo dell’approvazione finale. Hanno pesato, secondo alcuni, anche le difficoltà del ministro Tremonti: figura che i mercati hanno sempre visto come guardiana dei conti pubblici. Hanno poi pesato la scarsa capacità di comunicazione e i molti scandali pubblicati dai giornali. Guarda caso il sorpasso della Spagna sull’Italia è avvenuto il 5 agosto: quando il balletto sulla manovra entrava nel vivo.