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 2011  ottobre 04 Martedì calendario

VITA DI CAVOUR - PUNTATA 206 - GARIBALDI FU TRADITO

Però, scusi: questi sono i problemi di qualunque amministrazione nuova, di qualunque amministrazione che si vuole sostituire a un’altra amministrazione. Anche ammettendo la specificità del caso siciliano.

Sì, però questi problemi erano ancora più complicati per l’inefficienza della precedente amministrazione, quella borbonica. Scrisse La Farina: « L’altro ieri alcuni cittadini andavano a parlare col Segretario per l’interno Crispi, e trovano nella sua stanza, seduto che scriveva, un tale, che fu il processante nella causa del Barone Bentivegna, della quale si rammenterà le orribili scelleratezze; a quella vista non sanno più frenarsi, gli si scagliano addosso e lo cacciano via a pedate. È il quarto caso di questo genere che ha luogo fin nell’anticamera del Dittatore! E come vuole che non sieguano sì brutte scene, quando si vede l’ex direttore dell’Interno, Celesti, uomo aborrito del passato governo, che tutti credevano fuggito colle truppe reali, ricomparire per le vie a braccio dell’attuale direttore (Segretario generale) dell’Interno, ed avere dal governo guardie che lo custodiscano e difendano dagl’insulti del popolo ?».

Era necessario epurare i vecchi impiegati.

Il problema più difficile, su cui Cavour aveva sbattuto la testa anche a Milano. Anche per questioni tecniche: gli impiegati che si vogliono epurare sono comunque dei sapienti nel loro lavoro. I nuovi, chi sa? La Farina scrisse a Cavour che avevano deciso di destituire « tutti gli impiegati attuali, meno quelli che direttamente o indirettamente hanno contribuito alla rivoluzione, e questo giudizio è riservato a’ Governatori ». Cavour rispose consigliandogli di approfittare di queste difficoltà. « Non si affretti ad agire. Lasci che il prestigio politico degli uomini che circondano Garibaldi sia logoro del tutto ». Poco dopo avvenne il primo incidente.

Sentiamo.

Il municipio di Palermo presentò un indirizzo a Garibaldi chiedendo l’annessione al Piemonte. Garibaldi rispose che fino a che non fosse giunto a Roma se lo potevano scordare, « imperocché l’annessione metterebbe la Sicilia in mano alle diplomazie ». Aggiunse che se i ministri del governo palermitano non erano d’accordo era pronto a sostituirli. Quindi tre ministri (Torre Arsa, Pisani e Guarneri) si dimisero dichiarandosi annessionisti. E lo stesso fecero i questori, i senatori, il comandante militare della provincia di Messina. Poi giunsero 300 indirizzi di municipi in cui si chiedeva l’annessione. La Farina aveva lavorato bene. Garibaldi dovette riceverlo. L’uomo di Cavour cominciò col mettere sotto accusa Crispi. Garibaldi lo difese a spada tratta. Poi il generale contrattaccò. «Lei è di quelli che votò per Nizza e Savoia al Bonaparte». «Senza quel trattato, generale, Ella non sarebbe in Sicilia...». Litigarono ancora per il fatto dell’Italia centrale, quando Garibaldi voleva invadere le Marche, e La Farina era stato di quelli che gliel’avevano impedito. «Io» disse il generale «per l’utilità della causa nazionale mi rassegno a vederla a Palermo e aveva anche proposto che entrasse nel ministero». «Non son venuto in Sicilia per esser ministro, ma per cooperare ad una politica che io credo savia e buona...». Andarono avanti così per due ore, senza trovarsi d’accordo. Due giorni dopo La Farina organizzò una manifestazione popolare contro Crispi. Il generale non potè resistere al popolo e indusse il suo protetto a dimettersi. Ma non la fece passare liscia a La Farina. Ancora un’altra settimana e poi ordinò che lo arrestassero insieme ad altri due, lo caricassero su una nave di Persano e lo rispedissero a casa sua. L’uomo di Cavour era stato troppo zelante. Garibaldi fece pubblicare sul «Giornale Officiale» una notizia in cui si diceva che Giuseppe La Farina, Giacomo Griscelli e Pasquale Totti, « allontanatisi dall’isola nostra» cospiravano «contro l’attuale ordine di cose ». Si sottintendeva che Griscelli e Totti erano due spie, quindi La Farina....Il governo « non poteva tollerare ancora la presenza tra noi di cotesti individui venutivi con intenzioni colpevoli ».

Chi mise al posto di Crispi?

Pretese che da Torino gli mandassero Depretis.

Il trasformista...

Non ancora trasformista, ma tra i mazziniani il più incline alla mediazione. Cavour si allarmò moltissimo. Perché Depretis? Come mai Depretis? Come mai non chiede, per esempio, Lorenzo Valerio? Gli spiegarono che Valerio era governatore a Como, questo aveva messo Garibaldi in gran sospetto...

Che c’entra?

Garibaldi aveva vissuto una brutta avventura con la marchesina Raimondi. L’aveva portata all’altare e, finita la cerimonia, s’era scoperto che lei, di anni 19, era già incinta del giovane Luigi Caroli...Tutta una vicenda che s’era sviluppata a Fino Mornasco, vicino Como, dove Garibaldi aveva combattuto nel ‘59. Insomma il Generale, fatto segno da parte dei cavouriani a ogni tipo di beffa (e c’era stata pure qualche fregatina di mani di troppo da parte del conte), era convinto che Lorenzo Valerio ne sapesse parecchio, della marchesina, e che non l’avesse informato a tempo...Quindi aveva rimandato a casa il giovane Caroli che pretendeva addirittura di seguirlo in Sicilia, e niente Valerio per la prodittatura, ma piuttosto questo Depretis, allora già di 47 anni.