R.Mas., la Stampa 4/10/2011, 4 ottobre 2011
Mauro Dolce è direttore generale della Protezione civile e da sempre si occupa della stabilità - sismica e non degli edifici
Mauro Dolce è direttore generale della Protezione civile e da sempre si occupa della stabilità - sismica e non degli edifici. Quanto è accaduto a Barletta è un caso isolato? «Il caso in sé, evidentemente, ha una sua dinamica nel cui merito non intervengo. Il problema, più generale, della stabilità degli edifici, riguarda, invece, gran parte d’Italia». Le nostre città sono dunque a rischio crolli? «Non si può dire questo. Diciamo, però, che il territorio e le costruzioni hanno subito negli anni, e in tante parti del paese, interventi spesso azzardati i cui effetti potrebbero essere analoghi a quanto avvenuto ieri a Barletta». Quali sono i fattori di rischio? «La vetustà dell’edificio, gli abusi edilizi, la manutenzione scarsa o fatta male, le ristrutturazioni senza criterio». Come dire che quasi tutto ciò che è stato fatto e tollerato. È così? «Nulla è rischioso se fatto con criterio, rispettando le norme tecniche e le leggi dello Stato. Tutto è rischioso se, invece, viene effettuato al di fuori di questi criteri». Più gli edifici vecchi o quelli nuovi? «Più gli edifici antichi su cui siano stati fatti degli interventi di riammodernamento inadeguati. Ma sono a rischio anche quelli costruiti nel dopoguerra con materiali poveri, e gli edifici che non abbiano conosciuto interventi migliorativi successivi». Più a Nord o più a Sud? «In termini meramente statistici, direi che è il Sud a presentare più criticità, per la semplice ragione che ci sono meno soldi e si è fatta meno manutenzione. Ma più che una differenza geografica, vale quella geologica: le zone a rischio sismico sono più pericolose delle altre, quindi più l’Appennino, per esempio, che non le pianure. Diciamo in conclusione - che a determinare il rischio crollo è la concomitanza di più fattori: sismicità, vetustà, scarsa manutenzione. E soprattutto gli abusi». [R. MAS.]