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 2011  ottobre 04 Martedì calendario

I libri si possono toccare, annusare, strappare, stropicciare, «sgangherare», bruciare, annotare, pasticciare, ammassare, perdere, ritrovare

I libri si possono toccare, annusare, strappare, stropicciare, «sgangherare», bruciare, annotare, pasticciare, ammassare, perdere, ritrovare. Un libro ritrovato dopo tanto tempo può contenere le tracce del passato, non solo annotazioni a margine, ma biglietti del tram, ritagli, fiori secchi, persino banconote dimenticate. Ce lo ricorda il giornalista e scrittore spagnolo Jesús Marchamalo in un ironico e a tratti irresistibile volumetto appena uscito in Italia (Toccare i libri, Ponte alle Grazie). «Una passeggiata romantica» tra le pagine. In tempi di crescente smaterializzazione digitale, Marchamalo ci restituisce la sensualità del libro cartaceo attraverso aneddoti molto gustosi. E senza mai dichiararlo esplicitamente, ogni sua pagina ci fa toccare con mano (è proprio il caso di dirlo) tutto ciò che perderemo (perderemmo) quando (se) l’ebook trionferà e l’eredità del vecchio Gutenberg sarà definitivamente sepolta. Certo, Gutenberg non poteva sapere che nel primo secolo dopo la sua invenzione sarebbero stati pubblicati circa 35 mila libri, mentre oggi l’intera umanità dispone di un nuovo titolo ogni mezzo minuto, 120 all’ora. La «passeggiata» di Marchamalo è soprattutto un bilancio dei sentimenti, delle passioni e delle manie che produce (ha prodotto) il possesso del libro. Ma anche un resoconto della sua capacità invasiva. Un incubo al quale (questo sì) l’ebook potrà rimediare, come una relazione virtuale cancella le gioie (e le ansie) del contatto erotico. L’aneddotica è infinita e divertente. Per un Cioran che non teneva un solo libro in casa preferendo la lettura in biblioteca, ci sono eserciti di scrittori le cui biblioteche invadono la vasca da bagno o li costringono di continuo a cambiar casa. La passione del libro può diventare un assedio. Lo sapeva Hermann Hesse, per il quale ogni nuovo libro sistemato sugli scaffali comportava un’estromissione. Il filosofo francese Joseph Joubert risolveva i problemi di spazio estraendo dai libri le pagine migliori ed eliminando il resto. Pare che lo scrittore argentino Julio Cortázar, in viaggio in Italia con la moglie, per evitare valigie troppo pesanti comprava i libri nelle stazioni facendone un uso piuttosto originale: cominciava a leggere il primo foglio, lo strappava, lo passava ad Aurora, seduta sul sedile accanto, la quale arrivata all’ultima riga non si faceva scrupolo a gettarlo dal finestrino, e così via con gli altri fogli. C’è la sacralità e il suo esatto contrario. Per un Gianfranco Contini che sollevava i fogli intonsi leggendoli dalle fessure per non violarli con il tagliacarte, c’è un Conrad che da fumatore indefesso lasciava cadere cenere e cicche sugli esemplari che leggeva senza preoccuparsi di eventuali bruciature. Il fuoco è il vero nemico. Un cortocircuito nel Natale 1996 ridusse in cenere la biblioteca di Octavio Paz: i libri con dediche, quelli annotati, le prime edizioni, i libri di gioventù e la raccolta ereditata da zio Ireneo. Fu come «salutare per sempre un amico che parte», disse in lacrime il Nobel messicano.