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 2011  settembre 22 Giovedì calendario

Gambino Antonio

• Roma 7 agosto 1926, Roma 2 maggio 2009. Giornalista • «È stato uno dei più noti esperti di politica estera della stampa italiana. La sua carriera giornalistica, iniziata sulle colonne del settimanale “Cronache”, di cui fu redattore capo, era proseguita per lunghi anni all’“Espresso”, dove inizialmente conservò la stessa carica, tenendovi, dal 1955 al 1999, la rubrica “Taccuino internazionale”. Per anni, avrebbe poi alternato la sua presenza sull“Espresso” con quella su “Repubblica”. Siciliano di origine e romano di fatto, era un uomo di saldi principi democratici e un conversatore appassionato. Il gusto per le controversie faceva sì che il perimetro dei suoi interessi si slargasse, al di là della specializzazione di partenza, verso l’intera vicenda politica. Ne offrì la prova, nel 1975, l’uscita di quella Storia del dopoguerra dalla Liberazione al potere dc (Laterza), che esplora, attraverso interviste dirette con i protagonisti politici, il quadriennio fondamentale 1944-48. La sua inclinazione a sinistra non gli faceva velo nel segnalare, di quella parte politica, le deficienze oltre che i meriti: di rado si sono potute leggere pagine più penetranti delle sue a proposito dei messaggi ambigui che Togliatti trasmetteva alla platea dei militanti del “partito nuovo”. Non soltanto un esperto, dunque, ma un interprete “a sangue caldo”: tale è stato Gambino. Basta, per rivelarlo appieno L’intervista su De Gasperi firmata da Andreotti e da lui curata nel 1977, sempre per Laterza. Nel suo lavoro di analista di politica estera si possono indicare delle costanti. Esse emergono con veemenza in Gambino, per poco che se ne osservi l’appassionata ostinazione tematica. Apparirà rigorosa la coincidenza fra ciò che si è letto nelle sue rubriche dell’“Espresso” e i pensieri compendiati nei libri. Uno, di questi, Europa invertebrata, stampato da Mondadori, ci offriva uno spettacolo assai ben individuato: quello del nostro continente ridotto al minimo della rappresentatività, una carta velina premuta dai due lati dalle Superpotenze. È perfino impietosa, infatti, la severità, con la quale l’autore ha picchiato per una vita intera sul tasto della nevrotica impotenza dell’Europa rispetto al predominio degli Stati Uniti e dell’Urss, nemici in tutto ma concordi nel deprimerne il potere e nel contestarne il ruolo “storico” ormai residuale. Le dure repliche della storia, esemplificate nell’esclusivo possesso delle armi nucleari - un refrain abituale del rubrichista dell’“Espresso”, che gli aveva dedicato nel 1986 un altro saggio, “Vivere con la bomba” - sono descritte con una nettezza che non ammette distrazioni o attenuanti. Ignava e apatica com’egli usava dipingerla, L’Europa restava, per la verità, in cima ai suoi sogni d’intellettuale: sogni puntualmente delusi. [...] Chiunque abbia lavorato con lui (specie nella prima fase dell’“Espresso”, quella impersonata da Arrigo Benedetti) ricorda lo sconcerto polemico originato dal suo supposto “neutralismo” e dalla severità con la quale considerava la politica israeliana in Medio Oriente. [...] Ancora in un libro, intitolato L’imperialismo dei diritti umani (Editori Riuniti, 2001) lo scrittore sottopone la società americana a una nuova diatriba. Il violare la sovranità di paesi supposti “canaglia”, dall’Afganistan all’Iraq, in nome di sacri principi gli pare configurarsi come un autentico “elogio dell’ipocrisia”. Gli si farebbe torto se, in ultimo, non si ricordasse [...] la puntigliosa passione per la psicoanalisi, specie di derivazione junghiana. [...]» (Nello Ajello, “la Repubblica” 3/5/2009) • Vedi anche Enzo Golino, “L’espresso” 14/5/2009.