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 2011  settembre 22 Giovedì calendario

TABÙ INFRANTI SU PUBBLICO IMPIEGO E PREVIDENZA

La Grecia sembra aver finalmente capito come affrontare le turbolenze dei mercati. Non si gioca di rimessa sull’avversario, ma di anticipo, cercando di fare qualcosa che superi le aspettative. Ieri Atene, dopo forti pressioni della troika composta da Ue-Bce, Fmi, ha deciso di rompere gli indugi varando una manovra da lacrime e sangue che va dritto al cuore del problema greco e dovrebbe mettere a tacere anche i tedeschi più critici. Atene ha rotto una tabù: licenziare i pubblici dipendenti in esubero, un costo per il settore privato che stenta a mantenere il passo con gli altri partner europei.
La manovra ellenica punta più sui tagli che sulle tasse e contiene riduzioni del 20% sulle pensioni sopra i 1.200 euro, con la messa in mobilità 30mila statali entro la fine dell’anno al 60% del salario. Sono misure di austerità severe, draconiane, decise dal governo greco di George Papandreou con fermezza e lungimiranza, misure che appaiono destinate a far salire una tensione sociale già alle stelle da mesi.
«Abbiamo tentato di trovare i provvedimenti più equi possibili» ha affermato uno dei partecipanti al Consiglio dei Ministri, convocato dopo due giorni di serrati colloqui tra il ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos, e gli ispettori di Fmi, Ue e Banca Mondiale, che hanno chiesto misure ancora più dure per poter concedere ad Atene la sesta tranche di aiuti senza il quale il default potrebbe essere inevitabile.
Tra gli altri provvedimenti varati dall’esecutivo del Pasok vi è un’estensione fino al 2014 dell’imposta sulle proprietà immobiliari e un’ulteriore riduzione dei pagamenti ai pensionati che hanno lasciato il lavoro prima dei 55 anni. Un taglio ai baby-pensionati, ma anche ai diritti acquisiti: un altro tabù sociale che in Grecia va a pezzi a causa della crisi che sta falciando le speranze di una generazione di giovani costretti alla disoccupazione in patria o all’emigrazione.
Proprio per ridare una speranza di crescita a una Paese dove corruzione politica e clientelismo sono andati troppo spesso a braccetto nel disinteresse di entrambi gli schieramenti, ieri il Governo di Atene ha dato un segnale di volontà di cambiar passo. Una manovra dura, che farà salire la tensione sociale in un Paese da tre anni in recessione, ma è volta ad aumentare la credibilità nei confronti dei mercati e dei partner europei che non a caso chiedono garanzie per i nuovi prestiti.
Papandreou ha lanciato la sfida al Paese per tornare a essere credibili dopo anni di conti truccati e spese folli come quelle fatte durante le Olimpiadi nel 2004. Atene ora non deve dimenticare il programma di privatizzazioni già concordato e votato lo scorso luglio. Questo permetterà agli investimenti esteri di tornare nel Paese ed essere il catalizzatore per la crescita. Ovviamente, ci deve essere anche un chiaro segnale da parte del Governo, iniziando a mettere in pratica quanto concordato. Ma resta il fatto che Atene ha fatto un faticoso passo nella giusta direzione.