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 2011  settembre 22 Giovedì calendario

VIA IL PARROCO ACCUSATO DI AVERE UNA DONNA. «IL SUCCESSORE È GAY»


Albenga. Maria la panettiera dice che, «se è vero, siamo caduti dalla padella nella brace». Danila la merciaia alza gli occhi al cielo e sospira, «allora preferisco un prete che va con le donne». Mariarosa la contadina spiritoseggia, «almeno le beghine saranno al sicuro». E Bartolomeo detto Meo che si definisce «semplice abitante» di Bastia, graziosissimo sobborgo di Albenga, fa il filosofo: «Dal Papa in giù, sono uomini anche loro. Cardinali. Vescovi. Parroci...».
Storia di uomini è questa, prima ancora che di parroci, uno che se ne va e l’altro che arriva. Don Cesare Donati, da quattro anni pastore d’anime a Bastia, è quello che va: stufo di essere preso di mira da alcuni parrocchiani, che gli rimproverano persino i giorni nuvolosi, esce sbattendo il portone («l’ho riverniciato io, anche quello») e rimette il mandato nelle mani del vescovo. Troppo grossa l’ultima cattiveria, una relazione con una donna sposata e madre di due figli. Don Cesare si limiterà a officiare, annuncia, nei piccoli paesi di Cenesio, Vecersi e presso le suore della Visitazione di Loano.
Il prete che arriva è don Tiziano Gubetta, parroco della vicinissima Leca d’Albenga e Difensore del Vincolo presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale. In pratica, don Tiziano cerca di salvare i matrimoni quando sono all’esame della Sacra Rota.
Il suo guaio è che una lettera anonima inviata allo stesso Tribunale ha rivelato un suo peccatuccio, l’essersi fatto fotografare nudo fino alla cintola su un sito di incontri, diciamo così, allargati. A Genova è scoppiato il finimondo. Lui si è pentito e ha promesso di non farlo più, ma l’eco della reprimenda che gli hanno inflitto i superiori è arrivata fino a Leca.
«Me l’ha detto stamattina un’amica che abita laggiù, in fondo siamo separati solo da un chilometro: bell’affare avete fatto!», scuote la testa Maria la panettiera che è arrivata qui dalla Sicilia tanti anni fa. «Ma poi, don Cesare io l’ho sempre stimato: è un signor parroco!», scuote la testa Danila la merciaia che ogni mese vende quattro bavaglini e due camicie da notte, interessantissimo termometro demografico. «Certo: lo hanno visto in troppi!», scuote la testa Mariarosa la contadina che coltiva le talee di piante aromatiche. «Con quella donna?», si informa Bartolomeo detto Meo, entrato da Maria per comprare il pane e rimasto affascinato dalla conversazione.
«Ma quale donna», allarga le braccia don Cesare. «Io faccio il prete, d’accordo, ma poi ho anche una vita normale. Siccome non sono omosessuale e non molesto i bambini, hanno trovato da ridire su un’amica. Non posso avere amici? Non posso andare a prendere un gelato o a fare una passeggiata in compagnia? E perché»?
La vera ragione dell’incomprensione tra il pastore e il gregge affonderebbe le radici nella gestione della scuola materna. Don Cesare arriva a Bastia quattro anni fa ed eredita un asilo parrocchiale devastato. Lo rimette a posto, confidando sulla generosità dei parrocchiani, che però alla fine storcono il naso: si è speso troppo... «E pensare che ora l’asilo è una meraviglia, e abbiamo potuto affidarlo alla gestione comunale». Nella lettera che uno scoraggiato don Cesare ha scritto al vescovo c’è scritto che non sono bastati sacrifici e fatiche per farsi amare. «Persino l’illuminazione dell’altare, ho riparato...». Intendiamoci. I tre quarti del paese parlano benissimo di lui, definendolo «intelligente, colto, umanissimo». Capace di stare con gli anziani e con i bambini («Per carità, non scrivete così: di questi tempi...»). Generoso. Simpatico. Prega di ringraziare, attraverso il giornale, «il consiglio degli affari economici della parrocchia, le maestre e il sacrestano Claudio».
Pure di don Gubetta c’è chi parla benissimo: al bar di Bastia giurano che «spiritualmente è uomo di prim’ordine» e in quelli di Leca ribadiscono che «da un punto di vista dell’impegno sacerdotale nulla da dire». Sarebbero gli sbagli, eccessivi. Lui: «Tanto per cominciare, vado a Bastia temporaneamente». Poi? «Se ci fossero state delle accuse gravi contro di me, non sarei qui». Quindi? «Quindi, non sapevo niente delle malelingue. Buon lavoro». Clic.
«Ho appreso della decisione di don Cesare dopo la processione di domenica scorsa», ricorda il sindaco di Albenga Rosy Guarnieri che abita proprio in faccia alla parrocchia, una bella palazzina rosa riverniciata di fresco. «Confesso che mi dispiace. Comunque non so nulla delle chiacchiere e poi dico sempre: alle chiacchiere, perché siano credibili, devono seguire i fatti». Nel caso, però...