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 2011  settembre 21 Mercoledì calendario

Diodato Pietro

• Napoli 9 gennaio 1960. Politico. Ex consigliere regionale campano del pdl (fino al 1° dicembre 2010) • «“Famme chello che vuò/ indifferentemente/ tanto o’ saccio che so’/ pe’ te nun so’ cchiù niente/...”. Il pubblico andava in estasi mentre Mara Carfagna e Pietro Diodato intonavano Indifferentemente, una delle canzoni più struggenti del repertorio musicale partenopeo, dal palco del Teatro Metropolitano di Napoli, luogo prescelto per la chiusura in grande stile (e con sorpresa) della campagna elettorale del Pdl per le regionali. L’euforia era palpabile. Il ticket composto dalla ministra e dal recordman delle preferenze alle precedenti elezioni si avviava a una schiacciante vittoria, nonostante il brivido iniziale. A Napoli era infatti circolata la voce di una probabile esclusione di Diodato dalle liste. Voce che provocò una clamorosa occupazione della sede campana del Pdl da parte dei suoi fan. Così, “indifferentemente”, Diodato rientrò in lista. Avrebbe mai immaginato Mara Carfagna, la quale oltre alla faccia sui manifesti aveva messo anche la voce al servizio della causa, che [...] appena sei mesi dopo quella festa in teatro, la Prefettura di Napoli avrebbe scritto alla Regione per ricordare che il consigliere, nel frattempo nominato anche presidente di Commissione, ha sulle spalle una condanna definitiva (con la condizionale) a un anno e mezzo per i disordini del 2001 nei seggi elettorali, ma soprattutto l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici? [...]» (Sergio Rizzo, “Corriere della Sera” 14/10/2010) • «[...] uno dei consiglieri più votati del Pdl, eletto con 27 mila preferenze. Un barricadero, incline ai toni accesi: nel 2006, durante l’esame del bilancio regionale, diede vita a un duro botta e risposta con la presidente del Consiglio Sandra Lonardo, con proteste urlate e lancio di un libro che ruppe gli occhiali di un assessore. Uno abituato a scagliare accuse pesanti, a denunciare presunte irregolarità amministrative in piena assemblea consigliare e a infierire anche contro i compagni di partito, accusandoli di aver arruolato camorristi e pregiudicati. A un collega ex di An, partito in cui ha ricoperto incarichi nazionali, rimproverò di aver aperto “a gente con precedenti per porto d’armi, associazione per delinquere, ricettazione”. Eppure [...] proprio lui, il fustigatore, occuperebbe illegalmente la poltrona di consigliere regionale, perché, secondo il prefetto, non poteva essere candidato. Il tutto a causa di una condanna in via definitiva per i disordini che lo hanno visto come protagonista alle elezioni del 2001. La sera del 13 maggio 2001, per l’election day napoletano, segnato dai disordini e dalla violenza, davanti a uno dei seggi nel quartiere Pianura il consigliere Diodato inveisce contro alcuni agenti e partecipa agli scontri che portarono allo sfondamento dei cancelli del seggio. Per questi fatti il consigliere, che all’epoca era capogruppo di An al Comune, è stato accusato di aver provocato turbativa elettorale ed è stato condannato a un anno e mezzo con l’interdizione dai pubblici uffici e la sospensione per cinque anni dei diritti elettorali. La sentenza, confermata dalla corte d’appello di Napoli, è divenuta definitiva il 18 gennaio 2008. Con questa condanna, anche se la pena è stata sospesa - ma non le pene accessorie - il nome di Diodato non sarebbe dovuto figurare nelle liste. E invece [...] il consigliere del Pdl, amico della Carfagna, è stato eletto, ha sfiorato la nomina di assessore nella giunta di Stefano Caldoro e alla fine si è seduto sulla poltrona di presidente della commissione Lavoro, attività produttive e turismo. Il prefetto, Andrea De Martino, da poco nominato a Napoli [...] si è trovato davanti questa sentenza. Ha preso carta e penna e ha scritto al presidente del Consiglio regionale, Paolo Romano, invitandolo a mettere in moto le procedure per la decadenza dall’incarico del consigliere Diodato. La lettera spacca maggioranza e opposizione. Alcuni consiglieri di entrambi gli schieramenti mettono in dubbio l’applicabilità delle pene accessorie e quindi la sospensione dei diritti elettorali. Vengono richieste consulenze giuridiche, il presidente Romano affida la patata bollente alla giunta per le elezioni, l’istruttoria è affidata a Umberto De Caro del Basso del Pd e alla fine la parola passa all’aula. Il voto a scrutinio segreto salva la poltrona al condannato. Il centrodestra ha fatto quadrato e secondo il relatore del Pd si è trattato di una bocciatura della richiesta del prefetto. “Viene da chiedersi”, scrive in una interrogazione presentata a Maroni e Alfano l’esponente del Pdl Vincenzo Nespoli, “se il Consiglio regionale della Campania intende veramente qualificarsi come l’assemblea legislativa, che per prima ha consentito il verificarsi di un’anomalia che rischia di creare un gravissimo precedente nel nostro Paese, e contrassegnare la regione Campania come sostenitrice dell’illegalità”. [...]» (Lirio Abbate. “L’espresso” 9/12/2010).