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 2011  settembre 21 Mercoledì calendario

Deville Rik

• Halle (Belgio) 1944. Ex parroco di Buizingen, a Sud di Bruxelles • «[...] crociato degli antipedofili [...] Dal 1992 raccoglie le testimonianze di chi sostiene aver subito violenze da parte di preti, ne ha accumulate oltre 300 negli archivi della sua associazione “Diritti e Libertà nella Chiesa” [...] “[...] già nel 1994 avevo raccolto 82 denunce. Le vittime volevano essere ascoltate dalla Chiesa, volevano rompere la maledizione. È stato inutile [...]”» (Marco Zatterin, “La Stampa” 27/6/2010) • «[...] Ricordo ancora la prima telefonata, nel 1992. Era sera, mi sembra. All’apparecchio una voce lontana. “Padre - mi disse - lei non mi conosce ma io ho letto il suo libro. E vorrei raccontarle la mia storia” [...] Fu lo scoperchiamento di un mondo che non conoscevo. All’epoca, non esistevano neppure le parole adeguate per raccontarlo. Un mondo di abusi, di violenze, sessuali e no, di neonati sottratti alle giovani madri, di pedofilia e soprattutto di reticenza delle autorità ecclesiastiche [...] Le telefonate aumentavano. Avevo appena pubblicato un libro, L’ultima dittatura, in cui criticavo l’involuzione della Chiesa, i passi indietro rispetto allo spirito del Concilio che si facevano con ogni nuovo Papa, la mancanza di trasparenza. Molti che lo avevano letto, credettero che io fossi la persona che poteva capire il loro problema: gli abusi che avevano subito e soprattutto l’impossibilità di rompere il muro di silenzio. Allora creammo questa associazione: “Gruppo fiammingo per la difesa dei diritti dell’uomo nella Chiesa”. In sei anni abbiamo raccolto più di trecento casi [...] molti casi, per esempio, riguardavano la sottrazione di neonati. Quando una ragazza restava di incinta di un prete, e si trattava sovente di donne molto giovani, veniva portata all’estero, soprattutto in Francia dove si può partorire nell’anonimato, ma non vedeva neppure suo figlio. Il bambino veniva preso in qualche convento, e spesso dato subito in adozione. Abbiamo incontrato decine di madri che cercavano i figli e di persone che cercavano la propria madre scontrandosi con un muro di omertà. Sono drammi umani non meno terribili: vite distrutte. E poi c’erano episodi di ordinaria violenza e di maltrattamenti in alcuni conventi: per nulla diversi da quelli emersi in Irlanda con le suore della Magdalena [...] Cercavamo di aiutare, come potevamo. Organizzavamo anche incontri collettivi. Per le vittime, parlare è spesso un modo per rompere la gabbia di solitudine che è la prima conseguenza nefasta degli abusi. Magari non risolve il problema. Ma aiuta [...] Abbiamo contattato tutti i vescovati, senza risultato. Alle sedute collettive delle vittime, che organizzavamo in ogni diocesi, abbiamo sempre invitato i vescovi. Nessuno è mai venuto [...] Una volta mi sono presentato con una ventina di vittime degli abusi all’arcivescovado. Non volevano farci entrare. Abbiamo messo il piede nella porta e siamo entrati. Ma Danneels non voleva riceverci, diceva che non aveva tempo. Allora abbiamo detto: benissimo, restiamo qui fino a che trova il tempo. Ci accampammo nel palazzo. Alla fine venne a vederci [...] Ascoltò. Non disse nulla, se non una volta, quando un padre raccontava della sua figlia abusata da un prete. Danneels disse: “non posso fare niente, non è nella mia diocesi. Potevate rivolgervi a Roma”. Come se non lo avessimo fatto. Non rispondevano. E se rispondevano dicevano di rivolgersi al vescovo della diocesi di competenza [...] Ebbi diversi colloqui con il cardinal Danneels. Diceva che non era mio compito interessarmi dei diritti umani nella Chiesa. Che questa era competenza sua. E che le vittime di abusi avrebbero dovuto rivolgersi direttamente a lui [...]» (Andrea Bonanni, “la Repubblica” 30/4/2010).