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 2011  settembre 21 Mercoledì calendario

SILVIO SPUTTANATO DA PM INCOMPETENTI

Non sarà Silvio Berlusconi ad essere accompagnato dai carabinieri a testimoniare davanti ai pm di Napoli, ma le carte dell’inchiesta ad essere accompagnate coattivamente davanti al giudice naturale: quello di Roma. Con una decisione che ovviamente i difensori del Cavaliere consideravano naturale, ma che per tutti gli altri è stata una sorpresa, il gip napoletano Amelia Primavera ha deciso ieri la competenza territoriale della procura di Roma nell’indagine su Giampaolo Tarantini, sua moglie Nicla e Valter Lavitola arrestati per una presunta estorsione nei confronti del presidente del Consiglio. Appena resa nota la sua scelta ieri il giudice Primavera è diventata una sorta di icona del centro-destra, che giustamente sottolineava come Berlusconi avesse fatto bene ad evitare la trappola dei pm di Napoli. Lo stesso giudice è diventato una formidabile arma da usare nello scontro parlamentare per il Pd, che già l’ha impugnata: se il gip Primavera ha reso giustizia a Berlusconi ed è imparziale, è anche lo stesso giudice che ha firmato la richiesta di arresto di Marco Milanese, che quindi non potrebbe invocare il “fumus persecutionis” davanti alla Camera.

Grottesco - La politica non riesce uscire dal suo eterno giochino, eppure non c’è vicenda che sia più simbolo del grottesco malfunzionamento della giustizia di quella napoletana. Basta mettere in fila i fatti accaduti: è vero che il gip Primavera è stato il giudice che ha messo la sua firma in calce alla richiesta di custodia cautelare per Milanese e prima ancora per il deputato Pdl Alfonso Papa. Da mesi è l’unico gip che controfirma le richieste cautelari dei pm John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, un po’ come accadeva nel 1992 fra il pool Mani pulite e il gip Italo Ghitti. Così come in tutte le altre inchieste che hanno reso celebre la procura di Napoli negli ultimi mesi, è stata sempre la Primavera tre settimane orsono, alla vigilia del suo 43° compleanno, a fare arrestare Tarantini e a rendere latitante Lavitola.

Così ieri i difensori di Tarantini hanno chiesto allo stesso giudice che aveva mandato a Poggioreale l’imprenditore barese di concedergli gli arresti domiciliari. E si sono sentiti rispondere dalla Primavera che lo aveva arrestato: «Eh, non posso mandarlo a casa. Non ho la competenza: tocca a Roma».
In mezzo ci sono state solo tre settimane. E un solo appiglio formale: la testimonianza resa il 2 settembre scorso (il giorno dopo gli arresti) da Marinella Brambilla, storica segretaria del cavaliere. Lei ha spiegato che soldi a Lavitola- destinazione Tarantini sono stati effettivamente dati su indicazione di Berlusconi. E che la consegna è avvenuta a Roma. Beh, non vorremmo attaccarci sempre a questioni di lana caprina, ma non c’era bisogno di gran giurista per capire anche prima di firmare gli arresti dalla lettura delle intercettazioni telefoniche come tutta la vicenda si fosse svolta nella capitale, e in ogni caso come nessun fatto, nessun indizio, nessun particolare fosse anche solo indirettamente legato alla città di Napoli.

Sarà questione tecnica quella della competenza territoriale, ma è diventata sostanza grave e pesante quando il capo di un pool incompetente, Giandomenico Lepore ha minacciato apertamente il premier di mandare carabinieri o polizia a prenderlo e creato un caso diplomatico internazionale quando Berlusconi non è andato a testimoniare preferendo recarsi a Bruxelles per spiegare alle autorità Ue la manovra economica appena approvata dall’Italia.

Spallata - In un momento assai delicato per il Paese la procura di Napoli ha tentato la spallata al premier non avendone alcun diritto, facendo in modo anche che saltassero fuori in contemporanea anche le intercettazioni di Bari di due anni fa. Berlusconi potrà avere tutte le colpe e le responsabilità del mondo (e ne ha sicuramente), ma quel che è accaduto in questo mese a Napoli non può passare allegramente in cavalleria. Per il bene della giustizia, bisogna augurarsi che la pratica Lepore diventi la prima ossessione del Consiglio superiore della Magistratura, così come lo è per chi lo guida: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.