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 2011  agosto 03 Mercoledì calendario

ZHANG SHAN E L’ULTIMA SAUNA

Il primo bagno in una vasca Zhang Shan l’ha provato a 48 anni. Nella sua casa non c’era un posto per lavarsi e come la maggioranza dei cinesi si arrangiava con il fiume, o in un lago. Pochi conoscevano il sapone e le teste si passavano con la cenere, unita a erbe e a un tuorlo. Negli anni 30 nelle città si moltiplicarono i bagni pubblici e pulirsi divenne un rito più caldo, ma non diverso, del teatro. La pulizia, delizia imperiale, in Cina fu promossa da Mao. Possedeva una qualità: un asciugamano attorno alla vita annulla le differenze e impone l’uguaglianza, come quando si viene al mondo, o si va via. A Pechino, nel 1935, i bagni pubblici erano 123. Negli anni 60 hanno toccato il record di 348. L’impiegato Zhang Shan è stato uno tra i milioni di frequentatori quotidiani della rinomata Bathhouse Shuangxing, palcoscenico di un memorabile film. Ci si andava prima del tramonto, fino a notte, per allontanare quel sentirsi soli: le ore finivano a discorrere con gli amici, dosare una birra dopo la sauna, leggere il giornale, giocare a scacchi e chiudere gli occhi sulle tavole in legno. I poveri con i primi ricchi, i funzionari del partito assieme ai dissidenti clandestini. Alla fine ci si puliva, lentamente, seduti sugli sgabelli di betulla, perduti in nuvole di vapori, cantando e ridendo in compagnia. E nessuno avrebbe scelto una toeletta di proprietà. Poi il comunismo, senza farlo sapere, è crollato anche in Oriente. L’ex compagno Zhang Shan ha bruciato 78 anni e sa di rendere le ultime visite al Shuangxing. Nella capitale non restano aperti altri bagni pubblici e anche questo, monumento a un’estinta società sperimentale, è prossimo all’addio. I proprietari hanno ricevuto l’ordine di abbattimento. A cosa servono le proteste del Beijing Cultural Heritage Protection Center? A nulla, visto che è deciso, e per lo stabilimento è la fine. Dispiace a tutti: è un luogo antico, costruito a mano, ricco di pietre e di arredi di un’epoca. Ai viaggiatori occidentali appare povero e modesto, afflitto da odori resistenti, com’è la nazione nascosta sotto le botteghe vuote del lusso. Per gli abitanti dei vecchi quartieri è invece un braccio di casa e se lo sentono strappato. Un comitato ha chiesto al ministero della Cultura di proteggere l’ultimo bagno pubblico della Cina con la tutela riservata ai luoghi storici. Studiosi e architetti hanno fotografato, misurato e catalogato ogni centimentro di Shuangxing, decisi a rimontarlo da qualche parte, come un’anfora recuperata in fondo al mare. Ma non è la stessa cosa. Le vasche comuni donavano acqua bollente e ghiacciata con poco: uno spicciolo, oggi otto yuan che sono meno di un euro. Sono state spazzate via dall’abbraccio tra benessere, corruzione, igiene e spreco. Anche nei nuovi grattacieli cinesi gli appartamenti comprendono il bagno e l’acqua corrente e già da bambini, senza una lavata densa di schiume, ci si sente fuori. Vicoli e case basse vengono travolti dalle ruspe, che macinano i gabinetti di strada. Sono un esempio estremo di parca, spesso nauseante, fraternità: ogni famiglia, a turno, netta le latrine condivise dai vicini e ognuno, all’uso, riflette su quando gli toccherà. A chi ha fatto i soldi poi ripugna immergersi con chi ha creduto alle promesse. Gli alberghi offrono spa da 50 euro a doccia, piene di sottofondi e di incensi, dove chi ce l’ha fatta si aggira nella penombra, fuggendo a ogni contatto, vergognandosi del marmo. Isolarsi dentro il vapore turco, per sottolineare una personale differenza, è la risposta alla festa nelle rumorose vasche di rione, riempite per ricordare l’uguaglianza. L’estetica segue alla società: a Shuangxing, su 1.800 metri quadrati di bagno, meno di un terzo soccorrevano la pulizia e il resto badava a mettere insieme gli individui. Nelle autodefinite terme non c’è spazio per parlare e il parcheggio è più vasto dei lavabi. Presto Pechino non avrà più un bagno pubblico, ma non significa che mancherà la povera gente. Come farà? Resisterà nelle case a due vani e già inizia a installare un flessibile idraulico in cucina, o accanto al letto, per darsi una sciacquata davanti alla tivù. Non capisce perché le autorità tolgano il poco che c’è costringendo a restare soli, come chi è escluso da una colpa. La Cina oggi è il primo consumatore di cosmetici: ma la piccola gioia dei suoi bagni già non si sente più.