Tito Boeri, Internazionale 2/8/2011, 2 agosto 2011
9,5 PER CENTO
Nel secondo trimestre del 2011 il pil della Cina è cresciuto del 9,5 per cento rispetto all’anno precedente. L’economia del gigante asiatico continua ad alimentare la crescita globale, dal momento che il resto del pianeta arretra. Come ricorda Francesco Daveri su lavoce.info, una crescita del 10 per cento in Cina vuol dire 600 miliardi di dollari di redditi in più, tanti quanti verrebbero generati se l’Europa e gli Stati Uniti crescessero del 2 per cento. Purtroppo la domanda cinese è soprattutto orientata ai paesi asiatici. La nuova classe media cinese compra smartphone taiwanesi e sem- pre meno un Nokia inlandese. La spinta che viene dall’est, quindi, sarà limitata.
Quant’è forte il rischio che una nuova recessione negli Stati Uniti coinvolga la Cina? Mentre statunitensi ed europei erano impegnati con i piani di salvataggio, in Cina la crisi è stata un’occasione per far avanzare l’integrazione economica in Asia. Dal 1 gennaio 2010 è entrato in vigore un accordo doganale che riduce le barriere e amplia al 90 per cento dei prodotti l’accordo tarifario tra la Cina e l’Associazione dei paesi del sudest asiatico, un miliardo e mezzo di persone che stanno uscendo dalla sussistenza e dalle cam- pagne per lavorare e consumare prodotti e servizi.
Per approittare della crescita asiatica, gli imprenditori italiani dovranno essere presenti nella regione con impianti, marchi e catene di distribuzione. Altrimenti la speranza cinese porterà proitti solo alle multinazionali statunitensi, giapponesi e tedesche mentre il resto dell’Europa continuerà ad arrancare.