Morya Longo, Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 3/8/2011, 3 agosto 2011
BANCHE IN CODA AL BANCOMAT DELLA BCE
Chi si lamenta del credit crunch, cioè del razionamento del credito, sappia che è in buona compagnia: a soffrirne sono anche – anzi soprattutto – le stesse banche. Quelle che dovrebbero finanziare l’economia e le imprese, si trovano sempre più porte chiuse quando cercano loro stesse i finanziamenti necessari per operare. Una delle porte più importanti si è chiusa proprio nelle ultime settimane: è il mercato delle cosiddette "commercial paper" in dollari. Si tratta di un mercato dove le banche europee hanno sempre trovato finanziamenti a breve termine in dollari: denari preziosi per gli istituti di credito. Che, però, si stanno prosciugando: i principali finanziatori americani, cioè i fondi monetari Usa un tempo sempre disposti a prestare dollari alle banche europee, si stanno infatti sempre più tirando indietro. Prestano sempre meno, si fanno pagare sempre di più e concedono denari solo per brevissime scadenze.
Questo è un problema. È vero che il mercato americano dei prestiti a breve termine ha sempre soddisfatto solo una minima parte delle necessità finanziarie delle banche europee, ma è anche vero che questo è sempre stato il mercato più efficiente. Ora non lo è più. Purtroppo non è più efficiente neppure il mercato interbancario europeo, quello attraverso il quale gli istituti del Vecchio continente si prestano denari l’uno con l’altro: anche qui i finanziamenti sono sempre più costosi e sempre più brevi. E anche il mercato obbligazionario per tante banche, quelle italiane in primis, è sempre più in salita: se i BTp sono costretti a offrire rendimenti superiori al 6%, per gli istituti di credito – che devono per forza offrire di più – il costo del debito diventa insostenibile.
Insomma: prosciuga di qua, prosciuga di la, per le banche europee diventa sempre più difficile e costoso rifinanziarsi. E senza liquidità è difficile fare banca: bisogna stringere i cordoni del credito e rendere più costosi i finanziamenti per imprese e famiglie. Per ora il sistema tiene. E per una ragione banale. È la Bce il salvagente cui si stanno aggrappando le banche di mezza Europa. Lo dicono i dati. Solo ieri le richieste di prestiti marginali alla Bce si sono attestate a 1,15 miliardi dai solo 28 milioni del giorno prima. Una vera e propria corsa a cercare denaro liquido all’Eurotower. Se all’affannosa ricerca di denaro fresco si aggiungono i fondi overnight depositati presso la Bce dalle banche, saliti sempre ieri da 49 miliardi a 86 miliari, il cerchio si chiude. Le banche bussano alla Bce come finanziatore di ultima istanza: le greche chiedevano a Francoforte solo 4 miliardi prima della crisi, mentre oggi ne prendono 87; le irlandesi ormai si abbeverano per oltre 100 miliardi, le spagnole per 58 e le italiane per 31 miliardi. Rubinetto sì, ma anche porto sicuro per i depositi. La Bce diventa così l’ultima spiaggia per il credito europeo.