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 2011  agosto 03 Mercoledì calendario

COSÌ U2 E BJORK DISEGNANO IL NUOVO FUTURO DELLA MUSICA

Forse questa volta ci siamo davvero. Il futuro del disco è arrivato e si chiama "App", ovvero application, applicazione, detto altrimenti un programmino, scaricabile direttamente su computer, tablet e smartphone, che consente la gestione multimediale e interattiva di un materiale che è musica sì, ma anche molte altre cose: testi, immagini, animazioni, manipolazioni, collegamenti ipertestuali e quant´altro si desideri, in forma pressoché illimitata. Funziona e funzionerà perché per la prima volta in assoluto, invece di togliere qualcosa, il nuovo formato aggiunge, offre possibilità inedite di sviluppo e colloca la musica dove la storia del resto l´ha già collocata in questi ultimi anni, ovvero al centro di una complessa galassia di segni.
La sensazione che qualcosa si muovesse in questa direzione l´avevamo già avuta molti mesi fa quando a sorpresa Bono, in una piacevole e discorsiva tavolata con gli U2, alla semplice domanda, "ma che ne è del vostro nuovo disco?", rispose sfoderando un sornione sorriso: «Non sappiamo ancora, ci saranno le musiche del musical Spiderman, ci sarà forse un disco tutto tecno, ma il vero e proprio nuovo disco di inediti potrebbe essere non un disco, ma una App». E se lo dicono gli U2 bisogna tenerne conto.
Ma se questa è davvero la loro intenzione, a batterli sul tempo è stata l´avanguardista Bjork, in uscita con Biophilia, il primo disco di un certo rilievo ad arrivare sul mercato nel nuovo formato,k esclusivamente per gli iPad della Apple. Biophilia è in realtà, come si dice, una App madre, ovvero un programma scaricabile gratuitamente che assicura una sapiente introduzione narrata da uno storico della scienza sulle nuove frontiere del recupero della natura in armonia con i massimi sviluppi tecnologici. In pratica la filosofia di Bjork. E poi presenta una griglia grafica in movimento costruita come una galassia di stelle, alcune delle quali sono i singoli pezzi che si potranno scaricare gradualmente, a pagamento.
Per ora a disposizione ce ne sono due, Crystalline, gioco rarefatto di cristalli vocali su percussioni minimali, e la più densa ed evocativa Cosmogony. Si può scegliere come ascoltarli, con o senza testi scritti, con un´animazione interattiva in cui si può scegliere il percorso da compiere, nel caso di Crystalline, o con un animazione di elementi colorati che risuonano insieme alle note nel caso di Cosmogony. Suggestivo, convincente. Un gioco in fondo, ma nel quale si percepisce un reale brivido di futuro. Come se questa nuova esperienza ci permettesse di affacciarci per un attimo su quello che diventerà la trasmissione della musica nei prossimi anni.
Che Bjork sia stata la prima non stupisce. E non stupisce neanche che pur avendo scelto di collaborare con la Apple, abbia già rilasciato dichiarazioni destabilizzanti: «Forse non dovrei dirlo» ha dichiarato, «ma non credo che i pirati là fuori se ne stiano con le mani in mano» a proposito del fatto che l´applicazione possa essere "crackata" e adattata ad altri supporti. E se le si fa notare un apparente conflitto tra i suoi valori punk e le politiche restrittive della Apple risponde candidamente: «Sì, c´è un conflitto. L´unica soluzione per me sarebbe una sorta di Kofi Annan capace di far parlare tra di loro quei due poli». E infine sul dubbio che la disponibilità di tablet sia ancora limitata è stata molto netta: «Sono stata spesso in Africa e in Indonesia. C´è gente che vive in case di cartone ma possiede cellulari. E´ solo questione di tempo».
Bjork dunque apre ufficialmente le danze del futuro della diffusione della musica. Sono anni che si discute su quale possa essere il reale superamento del disco e dei suoi derivati digitali. E finalmente si intravede un nuovo promettente orizzonte. Ora potrebbe esserci un effetto valanga. In fondo la nuova modalità offre troppi vantaggi per non essere una colossale tentazione per i musicisti di tutto il mondo, alle prese con la costante e inarrestabile crisi discografica. E´ solo questione di tempo, come dice Bjork, e molti cominceranno a pensare la musica come un´applicazione, ovvero come fonte di infiniti collegamenti con tutti i linguaggi possibili. Bono su questo era stato chiarissimo: «Le possibilità ci sono, perché non usarle?».