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 2011  agosto 03 Mercoledì calendario

I RIBELLI IN RITIRATA SUGLI ASINI E LE GHEDDAFINE VISITANO TRIPOLI

Sulla costa tra Misurata e Brega, in prossimità della cittadina di Zlitan, 150 chilometri a est di Tripoli, sono in corso da giorni violenti combattimenti. I ribelli che avevano conquistato e mantenuto faticosamente alcune postazioni chiave per assicurarsi i pozzi petroliferi, tra cui quelli di Ras Lanuf, sono stati costretti a indietreggiare. Mentre loro scappavano nell’entroterra, spesso a groppa d’asino, gli scafisti sono ricomparsi sul litorale per riprendere a imbarcare cittadini libici e immigrati del Corno d’Africa, in fuga dalla guerra. Trovando, anziché la libertà, la morte nelle stive-prigioni delle bagnarole in cui vengono stipati oltre ogni limite.
SUL TERRENO, a quattro mesi dall’inizio dell’intervento Nato, la situazione è di nuovo ripiombata nella confusione . I ribelli, o meglio, gli insorti, che fanno capo al Consiglio nazionale transitorio, la scorsa settimana si sono trovati a ingaggiare scontri persino a Bengasi. Dove alcune cellule di miliziani al soldo di Gheddafi, erano riuscite a nascondersi per preparare attentati ai danni dei civili e a 60 dirigenti del Cnt: la lista con i nomi sarebbe stata trovata in una vecchia fabbrica. Ma la debolezza degli insorti è riemersa prepotentemente se nemmeno la capitale della Cirenaica – sede del Cnt, nonché città simbolo della rivolta contro il colonnello – riesce a difendersi. A raccontare la crisi nelle file degli insorti, è stato anche l’assassinio del generale Abdel Younis, ex fedelissimo di Gheddafi, passato due mesi fa a dirigere sul campo le operazioni militari dello scalcinato esercito rivoluzionario.
Ancora non si sa chi abbia davvero ucciso il capo di stato maggiore: la sua posizione era tornata a essere ambigua, dopo che era corsa voce di suoi contatti segreti con i vecchi compagni d’armi, rimasti con Gheddafi. Nonostante le armi e munizioni mandate dalla Francia, le truppe ribelli, dispongono, di fatto, solo di armi leggere. Anche sulle Nafusa mountains, l’altopiano a sud ovest di Tripoli, ai cui piedi si dipartono altre due linee del fronte, l’altro ieri, gli insorti hanno dovuto abbandonare alcune aree conquistate.
Il fotografo Alessio Romenzi dopo aver seguito per settimane gli insorti, ora si trova a Zintan, il centro più importante delle Nafusa: “Qua la situazione è ancora relativamente calma. La città per ora è stata liberata. Tutti hanno contribuito a respingere i lealisti di Gheddafi. La popolazione non ne vuole più sapere del colonnello . Nei villaggi berberi vicini hanno anche ripreso a insegnare la loro lingua che era stata vietata da Gheddafi”. Secondo il fotografo, che all’inizio della missione Nato si trovava sul fronte di Ras Lanuf e Brega, la situazione è comunque instabile: “I rivoluzionari talvolta lasciano scoperto un fronte e lì si inseriscono i lealisti. Di certo questo è dovuto soprattutto all’inesperienza di queste persone improvvisatesi soldati. C’è però anche un aspetto culturale. I 45 gradi di questi giorni peraltro non aiutano questo esercito improvvisato”.
ROMENZI racconta che nella cittadina di Zintan, fino allo scorso anno popolata da 40mila abitanti, buona parte dei quali rifugiati nella confinante Tunisia, la maggior parte dei negozi è chiusa. La gente fa la fila per il pane, la benzina viene portata dalla Tunisia (250 chilometri) in grosse taniche caricate sui fuori strada, siccome siamo a quasi 700 metri di altezza, le strade sono tortuose e rovinate. Tutto è complicato, come potete ben immaginare. Ora molti cittadini della zona stanno tornando ma c’è il timore che venga interrotta improvvisamente dai lealisti, la strada che collega alla Tunisia. Intanto Gheddafi continua ad assoldare miliziani dal Ciad per far turnare i suoi soldati. Il ricorso ai contractors o miliziani, pescati tra i disperati delle repubbliche centro africane, andrà avanti a lungo: Gheddafi i soldi per pagarli ce li ha e la missione Nato verrà sicuramente rinnovata a settembre.
“La missione in Libia continuerà il tempo necessario”, lo ha detto la portavoce dell’Alleanza Atlantica Carmen Romero nel rispondere a chi chiedeva durante un briefing con la stampa se la Nato intende estendere il mandato dopo settembre. ”La domanda non è se Gheddafi lascerà il potere, ma quando lo farà”, ha aggiunto la portavoce, ricordando che secondo la Nato non basta l’intervento militare per risolvere la situazione libica ma è necessaria anche una “soluzione politica”. Finora Gheddafi non ha dato segno di voler considerare una soluzione del genere. Forse però lo convinceranno le “gheddafine”, le hostess italiane che erano state, anche loro, assoldate per ascoltarlo nelle sue lezioni di Corano, quando venne in visita a Roma l’ultima volta. Le ragazze sono arrivate ieri a Tripoli ma non ancora sono riuscite a trovarlo.