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 2011  agosto 03 Mercoledì calendario

VITA DI CAVOUR - PUNTATA 145 - INTRECCI PARIGINI

Dunque, il congresso di Parigi.

No, voglio ancora leggerle qualcosa a proposito di questi trucchi di Cavour, cioè la contessa di Castiglione o i fondi neri per comprarsi i delegati russi e turchi. Si tratta di Romeo: «È comunque vero che nella battaglia disperata contro il sistema delle grandi potenze Cavour impegnò tutto se stesso. Anche quel se stesso che si era formato nella sua lunga esperienza di uomo d’affari e frequentatore del gran mondo, disposto a non indietreggiare neppure davanti a mezzi di secondo e terz’ordine. Erano mezzi legittimati ai suoi occhi da uno scetticismo ormai consolidato sul valore, non dei princìpi, ma degli uomini e delle cose. Sui grandi princìpi etici ed intellettuali della libertà e della dignità umana Cavour non ebbe mai dubbi: e ciò fa di lui un leader autentico e non un semplice avventuriero della politica. Ma in fatto di uomini, dei loro limiti e della fragilità dei loro princìpi e delle loro resistenze, erano poche le cose che egli non ritenesse possibili».

Già, in definitiva, fu proprio per una questione di princìpi che si tenne per quattro quinti della vita lontano dalla politica.

E al congresso c’era un risultato da raggiungere, oltre tutto per difendere governo e statuto dai golpisti che giravano a Torino. Ma era quasi impossibile. La forza di Napoleone III poggiava in gran parte sul clero e questo faceva sì che alla vigilia sembrasse probabile la formazione di un fronte franco-austriaco. I russi, dopo la storia dell’ultimatum, si sarebbero certamente messi contro Vienna. I turchi non contavano. Restava dunque da capire fino in fondo la posizione inglese. Ci fossero stati lord Palmerston o lord Shaftesbury... Ma c’era lord Clarendon, tipico britannico tutta flemma non troppo nemico dell’Austria. Anzi, lord Clarendon partì con l’idea che bisognasse far la concorrenza ai francesi nell’accaparrarsi la simpatia dell’Austria. Dunque si trattava innanzi tutto di bloccare questo personaggio, di dirigerlo. Cavour fece così: tenne Emanuele d’Azeglio fermo a Londra con l’ordine di moltiplicare le visite in casa Palmerston e in casa Shaftesbury. Qui, in base alle istruzioni di Cavour, egli avrebbe comunicato ai due lords le mosse più opportune da fare e lord Palmerston, da Londra, avrebbe istruito l’ignaro Clarendon.

Chi era Emanuele d’Azeglio? Un figlio di Massimo?

No, era suo nipote, figlio di Costanza e Roberto d’Azeglio (il fratello). Si ricorda Costanza e le sue lettere che abbiamo tante volte citato? Il destinatario era questo figlio, Emanuele, tenacemente single e adesso ministro a Londra. In casa Shaftesbury o Palmerston Emanuele aveva buon gioco anche per via delle due ladies, molto accoglienti nei suoi confronti.

Intravedo altri romanzi...

Quanto alla Francia, è vero che il ministro degli Esteri conte Walewski era un formidabile amico di Vienna...

Anche su questo nome, Walewski, fiuto un’aria di romanzo...

Sì, il film di Greta Garbo. Il conte Walewski era figlio di Napoleone Bonaparte (il primo, quello vero) e di Maria Walewska. Dunque, persino imparentato con l’imperatore attuale... Questo Walewski, le dicevo, era un formidabile amico di Vienna. Bisognava dunque aggirarlo in qualche modo, e creare un contatto diretto con Napoleone III. Cavour era convinto che, adesso e in futuro, avrebbe avuto bisogno sia della Francia che dell’Inghilterra. Napoleone III andava pazzo per i canali segreti, che conducevano a lui solo ed erano ignorati dalla sua diplomazia. I due si misero d’accordo, perciò, di adoperare il dottor Conneau per conto dell’imperatore e lo stesso Nigra per conto di Cavour. Napoleone era un patito di complotti.

Chi è Conneau?

Era il medico personale di Bonaparte. Era normale che gli venissero affidate missioni molto delicate, era stato cioè sperimentato ormai molte volte. A tutto questo si aggiunse Virginia, cioè la Castiglione, con cui Napoleone si trastullò per qualche mese, stancandosene abbastanza presto.

Come si svolgevano queste trattative?

Cavour ottenne facilmente di essere ammesso alle discussioni alla pari con gli altri. Gli austriaci non volevano, ma Clarendon - istruito da Palmerston, a sua volta manovrato dalla moglie e da Emanuele - s’impuntò in favore del Piemonte. Cavour dovette però promettere di disertare tutte le riunioni dedicate ad argomenti estranei agli interessi sardi. Le difficoltà vere cominciarono dopo, quando in un colloquio riservato con l’imperatore venne esaminato il memorandum sulle Romagne.

Che memorandum?

Non si ricorda? Su richiesta di Napoleone, Massimo aveva scritto un memorandum, che Cavour aveva poi giudicato troppo lungo e riscritto daccapo senza chieder nulla per il Regno di Sardegna, ma insistendo su una risistemazione delle Romagne malgovernate dal Papa.

Certo. Quel memorandum.

Beh, Napoleone, che l’aveva giudicato favorevolmente alla prima lettura, adesso sostenne che non era praticabile: si trattava di togliere territori al Papa e questo il clero francese non gliel’avrebbe perdonato. Era proprio la ragione per cui quel progetto a Palmerston era piaciuto tanto...