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 2011  agosto 03 Mercoledì calendario

La lunga marcia verso il mercato Ora a Cuba si può comprare casa - «Ora sì che la rivoluzione comincia davvero», dice con un sorriso largo Jorge Castellanos da dietro la sua scrivania di mogano e l’aria condizionata che spara saette di ghiaccio

La lunga marcia verso il mercato Ora a Cuba si può comprare casa - «Ora sì che la rivoluzione comincia davvero», dice con un sorriso largo Jorge Castellanos da dietro la sua scrivania di mogano e l’aria condizionata che spara saette di ghiaccio. Jorge è un giovane avvocato in uno dei più ricchi studi legali di Miami Downtown, e quando dice della rivoluzione lo dice in inglese, perché lui non ama parlare spagnolo anche se il suo nome e la sua faccia parlano comunque di Cuba. «Ora l’Avana sta davvero a una bracciata di mare da Key West», e con la mano indica l’orizzonte laggiù, oltre la vetrata di cristalli oscurati. Quello che sta accadendo, e che eccita l’avvocato, è quanto la Revoluciòn per più di 50 anni aveva proibito, vendere e comprar case. E basta infilarsi in qualche modo nella comunità cubana della Florida per cogliere subito quale trambusto crea questa apertura al mercato immobiliare. E’ un mondo che cambia. Il capitalismo sta per sbarcare all’Avana, ci sbarca con mille cautele e una montagna di diffidenze ma è già lì, comunque, che guarda con occhi assatanati di dollari i vecchi palazzi del Malecòn. A Cuba, quelli che sono rimasti dopo «el Triunfo» di Castro (oggi vivono all’estero quasi 2 milioni di cubani) sono contati in poco più di 3,5 milioni di famiglie; le case dell’isola sono molte di meno, e la coabitazione è una necessità obbligata. Ma non è solo questo deficit che misura le difficoltà quotidiane: oggi, l’unico modo per trovare un appartamento è però di possederne già uno e volerlo scambiare con un altro. Non si compra e non si vende, c’è soltanto la permuta, e anche questa è molto controllata dalla burocrazia di regime per impedire speculazioni clandestine: per esempio, deve esserci equivalenza tra i due appartamenti permutati perché, se c’è differenza di valore (scambio di un bilocale con un villotto di quattro stanze), il passaggio clandestino d’una forte compensazione in denaro è assai più che un sospetto. Il programma statale della costruzione di case, poi, è un autentico fallimento: dei 23.394 appartamenti che erano previsti per quest’anno, finora ne sono stati completati appena 28. E quanto ai materiali edili che il governo conta di vendere per quest’anno ai privati, il «Granma» e «Juventud Rebelde» rivelano che nel primo semestre ne è stato consegnato soltanto il 15,6 per cento. Se sono perfino i giornali di regime a denunciarlo, vuol dire che lo sfascio è davvero grave. Questa creazione d’un mercato prima inesistente era già stata annunciata da Raùl Castro lo scorso anno come proposito di riforma. L’Assemblea parlamentare (il Poder Popular) l’ha discusso ieri, insieme a molti altri cambiamenti normativi. Ora i cubani potranno vendere e comprare casa, sia pure con i controlli e le restrizioni che un’economia centralizzata impone a ogni progetto di innovazione. E la più forte di queste restrizioni è, naturalmente, che il mercato immobiliare resta interno all’isola: da fuori, nessuno può comprare né vendere. Ma l’avvocato sorride: «E’ la solita tonterìa del regime, una stupidaggine che durerà solo di facciata». Vuol dire che i cubani dell’esilio hanno già pronti il blocchetto degli assegni e contano di investire i loro dollari per interposta persona. Pagheranno al parente esule di un cubano dell’isola, e verranno da Jorge a firmare il contratto: il cubano dell’interno continuerà ad abitare nell’appartamento, ma prima o poi dovrà consegnarlo all’acquirente. «Certo, qualche rischio c’è, e io non lo nasconderò ai miei clienti. Ma è un investimento che può assicurare un guadagno molto alto. Un appartamento di tre stanze non lontano dalla Rampa oggi viene valutato sui 50-80 mila dollari. E’ un autentico affare». Non appena l’isola aprirà ulteriormente le strettoie dell’economia controllata, tutti sanno che il boom edilizio sarà il motore d’una crescita esponenziale, anche grazie all’allentamento delle misure restrittive sui viaggi. La strada la sta aprendo la più importante agenzia turistica di élite, la Abercrombie&Kent, che il 30 settembre parte con un tour dell’isola per 11 giorni al prezzo di 4.325 dollari a persona. «Eh, ma è solo l’inizio. L’Assemblea popolare ieri all’Avana ha allargato ulteriormente la possibilità di viaggiare l’isola, forse anche per gli stessi cubani residenti». Jorge lavora nello studio che già preparava richieste di esproprio per gli appartamenti che erano stati requisiti dalla Revoluciòn quando i legittimi proprietari erano scappati a rifugiarsi qui, a Miami. «Prima o poi, i proprietari dovranno riavere le loro case, o esserne comunque risarciti». Il giovane avvocato che vuol parlare solo l’inglese sa che si sta preparando un fiume di possibili vertenze, il sorriso con cui ne parla ne tradisce la soddisfazione. Sulle pareti della sua ampia stanza di lavoro stanno appese gigantografie del centro dell’Avana scattate dal satellite: i proprietari espropriati dai barbudos di Fidel vengono qui, ci fanno un segno sopra per indicare la loro vecchia casa, e il dossier viene aperto. Quando il capitalismo sarà sbarcato definitivamente all’Avana, quel dossier Jorge lo riprenderà in mano; saranno delizie per i tribunali.