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 2011  agosto 02 Martedì calendario

Dal water all’aiuola fino alla scatola di scarpe. Se nascondere le mazzette scatena la fantasia - Altro che il tesoretto di Perpetua e Don Abbondio sotterrato ai piedi del fico

Dal water all’aiuola fino alla scatola di scarpe. Se nascondere le mazzette scatena la fantasia - Altro che il tesoretto di Perpetua e Don Abbondio sotterrato ai piedi del fico. Altro che il bottino nascosto nella tomba senza nome de Il Buono, il brutto e il cattivo . Quan­do si tratta di fantasia e gruzzoli, specialmen­te di dubbia provenienza, la realtà supera di slancio letteratura e cinema. Sarà per l’ec­cesso di adrenalina in circolo, per la brama incontenibile, o perché i soldi che scottano rendono meno lucidi e razionali: fatto sta che funzionari corrotti, politici e ufficiali vengono sempre più spesso beccati con le mani nella marmellata in scene da fumetto, fantozzianamente intenti a nascondere mazzette di banconote in luoghi e maniere improbabili. L’ultimo in ordine di tempo è Guido Mar­chese, il commercialista indagato nell’in­chiesta sul deputato Pdl Marco Milanese, che ai pm ha raccontato di aver impacchet­tato 125mila euro in una scatola di scarpe Adidas. E buonanotte all’aroma di calzino post-palestra, alla faccia del pecunia non olet .Olet , eccome se olet .D’altronde,se il de­naro è sporco, tanto vale tenerlo in un luogo idoneo. Come accadde agli albori di Tan­gentopoli, quando Mario Chiesa corse a get­tare i milioni di una bustarella nel wc del Pio Albergo Trivulzio per evitare l’arresto in fla­granza di reato. Già, l’eterna attrazione per gli sghei . Per­ché a vent’anni di distanza, la corruzione nonnavigasolosusocietà off­shore esucon­ti cifrati in rete. Il possesso fisico del denaro e la filigrana dei biglietti sui polpastrelli so­no ancora sensazioni irresistibili per i furbet­ti di ogni razza e provenienza. Il contante conta ancora, altroché. E si intreccia con la quotidianità, i gesti della routine, gli oggetti più comuni. Non tutti possono permettersi di riporre aristocraticamente 150 chili di lin­gotti d’oro nelle massoniche fioriere di una magione toscana, come Licio Gelli nella sua Villa Wanda. I peones del malaffare si arra­battano tra botole e cassetti, doppifondi di Mercedes e giacconi dalle tasche capienti. Così Milko Pennisi, il consigliere comunale milanese Pdl arrestato l’anno scorso,fu piz­zicato con le banconote in un pacchetto di si­garette, mentre nascondeva altri soldi die­tro il calorifero in un bagno della libreria Hoepli. Tabacco, termosifoni, librerie: un’ordinaria mattina da anziana pensiona­ta più che da delinquente professionista. Or­dinaria come la dipendente pubblica napo­letana beccata con 500 euro di tangente nel poggiapiedi sotto la scrivania, quei funzio­nari della Motorizzazione siciliani che «tro­vavano » banconote sotto i portacenere de­gli uffici, quel tecnico della Provincia di Pa­lermo col sedile farcito di cash. Un circo pro­saico di arraffoni creativi. Se c’è una differenza con gli anni Novan­ta, forse, è proprio questa mancanza di stile. Ai tempi, le bustarelle avvolte in carta di gior­nale passavano di mano in mano sotto il ta­volino del Bar Alemagna a due passi dal Duomo, oppure finivano in un tetris di bi­gliettoni nelle confezioni di prosecco gelosa­mente custodite nella cassaforte del gruppo Guerrini.C’era un edonismo da fine Milano dabere,l’ allure del«frusciante»da moltipli­care a palate a colpi di appalti. Erano gli anni del «disprezza il denaro, ma le banconote trattale con riguardo». Erano gli anni del re della sanità Duilio Poggiolini e della sua ca­sa- forziere:un museo della stecca con i lin­gotti d’oro ordinati nei mobili della cucina, i pacchi di Bot e Cct nei divani, le mazzette di grosso taglio nei pouf del salotto. Non c’era ancora stata la ghigliottina di Mani Pulite, l’arroganza era la torah dei farabutti e il van­gelo dei faccendieri. Oggi,invece,la norma è solo un’immagi­­nazione fervida ma fessacchiotta. Quella di Giovanna Pesce, figlia del costruttore ligure Pietro, fermata alla frontiera mentre cerca­v­a di portare a Montecarlo 273mila euro na­scosti negli slip. Al di là della taglia di intimo (quante XL per contenere mezzo miliardo di lire?), una roba da B-movie. Come la per­formance di Antonia Mattei, funzionaria del ministero delle Infrastrutture arrestata nel 2008 con 4.500 euro di tangenti nel reggi­seno. Un balconcino con vista sull’umana ingordigia che annebbia i neuroni e che smentiscepersinol’ Ulisse di Joyce:«Quattri­ni e cretini non si fanno compagnia». Sarà, però spesso vanno proprio d’accordo.