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 2011  agosto 02 Martedì calendario

SAN RAFFAELE IN BRASILE, LE ORIGINI DI UN DISSESTO - I

guai cominciano in Brasile con la sciagurata decisione di diversificare l’attività sanitaria nel settore della viticoltura. Le fonti che incontriamo hanno una conoscenza diretta delle vicende del San Raffaele nel paese sudamericano e sono ancora sconvolte per il suicidio di Mario Cal, il vicepresidente della Fondazione del Monte Tabor che gestiva il gruppo agli ordini di don Luigi Verzè. «Il Brasile – dicono – è stato un disastro a livello finanziario, ma per quello che abbiamo potuto vedere i motivi risiedono nelle lotte di potere al vertice, nell’assenza di controlli, in un misto di buona fede, leggerezza e incapacità manageriale».

Intorno al 2003 l’ospedale San Raffaele di Salvador de Bahia naviga in cattive acque. La struttura realizzata da don Verzè una trentina d’anni prima è un centro d’eccellenza ma a un passo dal fallimento con perdite che rasentano – riferiscono le stesse fonti – l’equivalente di un milione di euro al mese. Ad accentrare le principali deleghe operative, in quella fase, è Laura Ziller, un “sigillo” dell’Associazione del Monte Tabor (si chiamano così coloro che vivono in comunità con don Verzè facendo voto di castità e dedicando la propria esistenza alla missione di curare gli infermi).

Sono varie le cause di quel primo dissesto: «Anzitutto un’ignoranza della legislazione locale che impone a chi presta sanità privata di effettuare una quota di sanità pubblica a tariffe di molto inferiori ai costi. Questa ignoranza ci è costata multe salatissime. Poi scarsa conoscenza delle norme sul lavoro, da cui è scaturito circa quattro anni fa un contenzioso con i sindacati. Quindi la questione delle assicurazioni: nel periodo di inflazione a due cifre le compagnie brasiliane hanno cominciato a contestare i rimborsi degli assicurati per ritardare i pagamenti delle prestazioni. L’ospedale ci ha rimesso un sacco di quattrini».

Tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila, Bahia versa dunque in condizioni assai critiche. La decisione di investire in agricoltura matura in questo contesto.

Con il terreno su cui è stato edificato l’ospedale, don Verzè ha ricevuto in dote una fazenda nello stato di Pernambuco. La fattoria San Gonzalo è situata nel comune di Petrolina, in prossimità del fiume che segna il confine con lo stato di Bahia, il rio Sao Francisco, ma dispone di appena quattro ettari di suolo coltivabile. Il resto sono alberi e sterpaglia. Il San Raffaele ci rimette qualche decina di migliaia di euro l’anno.

Poi qualcuno illumina la mente di don Verzè. Il Brasile è il maggior produttore di uva da tavola senza semi, un’attività redditizia i cui utili potrebbero rimediare alle perdite dell’ospedale. Il raccolto avviene in novembre e il prodotto è interamente esportato negli Usa e in Europa. Perché non tentare la sorte? L’idea si rafforza nel 2003 grazie all’intraprendenza di Andrea Garzeira, un giovane di Treviso trasferitosi con il padre, Luigi, in Brasile nei primi anni Novanta, dove un altro ramo della famiglia opera nella produzione di vini. Nasce da quest’incontro la Vds Export. All’inizio il San Raffaele vi apporta la San Gonzalo ricevendone una piccola quota, mentre la maggioranza se la prendono i Garzeira, conferendovi tre fazendas (Vale do Sol, Serenissima e Lote Valenca). Il costo di produzione di un chilo d’uva senza semi è di circa tre reais in quella fase, contro un prezzo al consumatore di 6-7 euro. Il rischio all’apparenza contenuto induce il San Raffaele verso il salto dimensionale. Con un investimento di 8 milioni di reais, viene costruita una camera fredda da 6mila tonnellate per la conservazione del prodotto in attesa della vendita, e di pari passo vengono stipulati accordi con i piccoli produttori brasiliani per commercializzarne il raccolto con il marchio Vds. L’ammontare dell’investimento ribalta l’equilibrio azionario. Ora è il San Raffaele il socio di maggioranza; i Garzeira sono passati in minoranza.

Nello stesso tempo don Verzè esautora i “sigilli” nominando Andrea direttore generale dell’ospedale di Bahia. Il prete stravede per lui al punto da immaginarlo come successore di Mario Cal al vertice della Fondazione.

Poi il quadro muta. L’ospedale ripiomba in crisi per lo scontro con i lavoratori che determina la rescissione dei contratti con oneri molto pesanti. E di pari passo va in dissesto l’attività agricola. Nel 2008-09 quasi il 40% della produzione di uva della Vds è distrutta dalle piogge. E ad aggravare la crisi del settore intervengono la rivalutazione del reais sul dollaro e l’euro, la ripresa dell’inflazione e l’aumento del costo del lavoro. Per di più la Vds accusa perdite su derivati per circa 11 milioni di reais a fronte di 35 milioni di ricavi nel 2010 e ha in bilancio debiti finanziari netti per 32 milioni di reais a tassi superiori al 10 per cento.

I Garzeira sono nel frattempo usciti dall’azionariato e sono stati manlevati da qualsiasi obbligazione. Nell’agosto 2010 è stata costituita la Vds Holding di diritto italiano, di cui l’Associazione del Monte Tabor e la Finraf (controllata della Fondazione San Raffaele) detengono un terzo a testa del capitale, mentre la rimanente quota è stata sottoscritta da Roberto Cusin, l’imprenditore della ristorazione collettiva amico di don Verzè. Questa società possiede a sua volta il 68,8% della Vds Export di Petrolina, il cui 31,2% è stato rilevato dalla Simest con un finanziamento a titolo oneroso e l’impegno dell’altro socio al riacquisto delle azioni entro il 30 giugno 2018.

Concludono le fonti: «C’è una perizia della Vds Export, fatta da un valutatore brasiliano, che stima la società sui 43 milioni di reais con una plusvalenza latente di circa 20 milioni. Ma essa è difficilmente utilizzabile per problemi contabili legati a un patto parasociale non rispettato sulla cessione della fazenda San Gonzalo alla Finraf». Ciò che nell’immaginazione di don Verzè avrebbe dovuto essere una miniera d’oro, in grado di dare ossigeno all’attività sanitaria, si è tramutato in un pozzo senza fondo. Per quanto riguarda invece l’ospedale, la Deloitte ha calcolato per il complesso immobiliare di Bahia un valore di mercato 66,1 milioni di reais con una plusvalenza potenziale di oltre 57 milioni.