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 2011  agosto 01 Lunedì calendario

LA RICETTA PER GENGIS KHAN

La tartara non è tartara, bisogna chiamarla mongola. Si è sempre sbagliato, finora. Ai ristoranti, intendiamoci. Si parla, infatti, della carne cruda, tritata o battuta, condita di olio, limone, salse piccanti, prezzemolo, cipolla, eventualmente uovo. Ricetta segreta, personale di Gengis Khan, massimo mongolo. Che sarà il premio — non l’unico — per un cuoco fiorentino, ai giorni nostri in missione professionale nella terra del Sol Levante. La storia di questa spedizione agli antipodi è la trama di un originalissimo romanzo scritto da Fabio Picchi, noto finora per aver creato — ormai una trentina di anni fa — il Cibreo, ristorante che ha risollevato la tradizione culinaria fiorentina. Dai ricettari, con Il segreto della Mezzaluna (Mondadori Electa, pp. 140, e 17) si sposta alla narrativa, con qualche riferimento a Manuel Vázquez Montalbán (per le epiche mangiate e la venatura di giallo) e, anche, con un’orgogliosa rivendicazione di sapere culinario che coinvolge, oltre allo chef, un indotto di macellai, contadini e pescivendoli.
Il protagonista è Igor Rogi, alter ego dell’autore: un cuoco che non vuole chiudersi in cucina. Rogi è da pronunciare con la "g"strascicata, perché non bisogna farsi ingannare, il protagonista non è slavo o albanese come il nome potrebbe far supporre. È fiorentinissimo, di Oltrarno: Igor, perché il padre partigiano lo battezzò con un nome consacrato dall’Unione Sovietica, e Rogi, appunto, con la "g"strascicata che usa dalle parti del Ponte Vecchio. Invitato in Giappone, ad aprire una succursale della sua Trattoria Fiorentina, Rogi attraversa come un rito affascinante l’esplorazione e la conoscenza di un mondo ignoto e diverso, tra generosità meravigliose e rivalità ancestrali. I lettori golosi, poi, trovano in appendice l’indicazione esatta delle ricette accennate via via (tranne la "mongola", che, ovviamente, resta segreta).
Enrico Mannucci