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 2011  agosto 01 Lunedì calendario

fare ’ INDAGINE DI PRATO I fidanzati assassinati Sangue sul fucile del papà della ragazza I proiettili Anche le munizioni sarebbero compatibili Finora non risulta nessun indagato PRATO - Il cerchio si stringe, le ipotesi di un atipico omicidio suicidio cadono, l’ assassino e i suoi complici sembrano avere le ore contate

fare ’ INDAGINE DI PRATO I fidanzati assassinati Sangue sul fucile del papà della ragazza I proiettili Anche le munizioni sarebbero compatibili Finora non risulta nessun indagato PRATO - Il cerchio si stringe, le ipotesi di un atipico omicidio suicidio cadono, l’ assassino e i suoi complici sembrano avere le ore contate. La verità sul duplice delitto dei due fidanzati di Prato, Sara Baldi 23 anni, studi universitari per diventare infermiera e Imad Merouane, 28 anni, manovale marocchino, sembra essere nascosta in microscopici segni scoperti su due vecchi fucili da caccia sequestrati al padre della ragazza: Roberto Baldi, 55 anni, informatore farmaceutico. Sulle canne di una delle due armi i carabinieri hanno trovato tracce di sangue compatibili con quello delle vittime. Dunque, dicono gli investigatori, quel fucile era sul luogo del delitto. Anche le cartucce sequestrate a Roberto Baldi, risulterebbero compatibili con le munizioni sparate contro i due fidanzati. Qualcosa di più si saprà dagli esami balistici che potrebbero essere pronti la prossima settimana. Nessuno però, in questo delitto orribile e strampalato senza un movente se non quello ancora evanescente di un possibile raptus di gelosia e razzismo, è indagato. Almeno questo sostengono gli investigatori convinti però di aver imboccato la strada giusta. I fucili erano custoditi nell’ appartamento di Roberto Baldi al secondo piano del palazzo dove abitavano (al terzo piano) anche i due fidanzati. L’ informatore farmaceutico, che in quella casa abita con la vecchia madre, il giorno del delitto era dalla compagna. Un alibi di ferro, pare avallato non solo dalla testimonianza della donna ma anche da altre persone. L’ uomo si è sottoposto all’ esame del guanto di paraffina. «Ha accettato con estrema tranquillità - spiegano i carabinieri - i risultati saranno pronti non prima di una decina di giorni». Ad uccidere i due fidanzati è stata certamente un arma da fuoco: un colpo al cuore a Sara, uno alla testa a Imad. Due colpi di grazia, però, perché i due ragazzi erano stati massacrati a coltellate durante una violentissima colluttazione. Che in un primo momento aveva indirizzato carabinieri e magistrati verso l’ ipotesi di un omicidio suicidio. Accanto ai corpi una valigia. Qualcuno voleva fuggire e l’ altro l’ ha ucciso per fermarlo per poi togliersi la vita? Ipotesi ormai remota. «Volevano sposarsi a settembre e andare a vivere in Germania. Si amavano tantissimo - racconta Mohamed Lekroune, zio e padre adottivo di Imad, convinto che quel delitto è maturato in famiglia per razzismo o gelosia - Hanno aperto la porta al loro assassino mentre erano a letto e dunque svestiti. Non si apre a una persona sconosciuta in mutande». Assassino spietato che avrebbe colpito i due ragazzi a coltellate e poi, ormai agonizzanti, li avrebbe finiti con incredibile ferocia a fucilate. Tragedia complicata quella dei fidanzati di Prato. Costellata, come se non bastasse, non solo dal mistero investigativo ma da macabre coincidenze. Sara era parente di Stefano Baldi ucciso a 24 anni nel 1981 dal mostro di Firenze insieme alla fidanzata Susanna Cambi, 26 anni. Nello stabile teatro del delitto, in via Ariosto al numero civico 17, negli ultimi cinque anni ci sono state altre tre morti violente. Adesso i vicini dicono che quella è una casa maledetta. E pregano perché la verità sulla morte dei fidanzati sia scoperta prima possibile. Marco Gasperetti mgasperetti@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA Gasperetti Marco Pagina 15 (31 luglio 2011) -