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 2011  giugno 28 Martedì calendario

L’odissea di Happy Feet il pinguino del Polo Sud finito in Nuova Zelanda - Una svolta sbagliata e Happy Feet è finito a 4 mila chilometri da casa, nella «calda» Nuova Zelanda

L’odissea di Happy Feet il pinguino del Polo Sud finito in Nuova Zelanda - Una svolta sbagliata e Happy Feet è finito a 4 mila chilometri da casa, nella «calda» Nuova Zelanda. Il pinguino imperatore, al quale è stato subito affibbiato il nome del protagonista di un cartone animato americano del 2006, è stato quindi scoperto vagare spaesato per Peka Peka Beach, spiaggia dell’isola settentrionale non troppo distante da Wellington. Non che sia impossibile, in Nuova Zelanda, incrociare la strada di un pinguino imperatore. Ma raro lo è di certo, visto che l’ultima volta risale a 44 anni fa. L’animale, nel giro di qualche giorno, è stato portato al Wellington Zoo e affidato alla cura degli esperti. E meno male. Perché la salute di Happy Feet ha preso a deteriorare rapidamente: nel suo stomaco, infatti, erano finiti chili e chili di sabbia. Il primo ad accorgersi dell’inaspettato ospite è stato Chris Wilton, residente nell’area di Peka Peka Beach. In principio, ha detto, il pinguino sembrava in ottime condizioni: vivace e curioso. Poi, intorno a venerdì scorso, l’atteggiamento è cambiato. Happy Feet ha mostrato chiari segni di letargia e ha preso a sputare sabbia. Ecco dunque la corsa allo zoo, dove è stato preso in cura dalla veterinaria Lisa Argilla. Grave la diagnosi: disidratazione, stress, chiari sintomi di un colpo di calore. In Nuova Zelanda, nonostante sia inverno, le temperature si aggirano intorno ai 18 gradi. Ovvero clima da Sahara per un pinguino imperatore abituato a incrociare le acque dell’Antartide. Ecco dunque la prima operazione, lunga quattro ore, per liberare le vie respiratorie. L’intervento, però, non è stato sufficiente. Il vero problema era infatti la sabbia nello stomaco. «I pinguini reali - ha spiegato il curatore Colin Miskelly - hanno l’abitudine di mangiare la neve per abbassare la temperatura corporea quando la colonnina del mercurio sale troppo». Non avendola mai vista, il povero Happy Feet ha confuso la sabbia con la neve e ne ha fatto incetta. A operare l’animale - 27 chili di stazza per 10 mesi d’età - è stato questa volta il superchirurgo John Wyeth, capo del reparto di gastroenterologia dell’ospedale di Wellington. Happy Feet, insomma, è subito diventato una celebrità e ha potuto contare su medici migliori. «Abbiamo svuotato circa la metà dello stomaco», ha quindi raccontato Wyeth ai giornalisti, «e, con un po’ di fortuna, l’organo ora tornerà a funzionare normalmente. Non ero avvezzo all’anatomia dei pinguini - ha proseguito il chirurgo - e se avessi operato su un essere umano ci avrei impiegato non più di 10 minuti». L’intervento è invece durato due ore. «Allo zoo pratichiamo abitualmente endoscopie ha dichiarato la direttrice Kate Baker - ma un gastroenterologo ha più esperienza. E poi ha portato con sé delle apparecchiature speciali». Al momento le condizioni di Happy Feet restano critiche. Eppure, nonostante tre anestesie in quattro giorni, il pinguino sta mostrando tutta la sua forza. «Il morale è buono», ha detto Argilla. «Mi ha persino colpito allo stomaco con le pinne». Happy Feet, se riuscirà a sopravvivere agli interventi, potrebbe dover affrontare una lunga convalescenza: per ritrovare la forza necessaria a sopravvivere in Antartica ci vorranno probabilmente mesi. Il ministero per la Conservazione Naturale sta poi già discutendo per capire come fare per riportare l’imperatore nei suoi possedimenti. Ora come ora, condizione fisiche a parte, il polo sud è avvolto nell’oscuro inverno australe e quindi ogni operazione è impensabile. L’uomo d’affari ed esploratore Gareth Morgan si è però offerto di riportare a casa Happy Feet il prossimo febbraio con un rompighiacci appositamente noleggiato. Un’opzione che gli esperti temono perché potrebbe influire sulla salute della colonia di pinguini - introducendo nuove malattie nel suo habitat naturale. Meglio dunque liberarlo nelle gelide acque della corrente sub-antartica e sperare che Happy Feet, questa volta, non si confonda allo svincolo.