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 2011  giugno 28 Martedì calendario

Incertezza e Grecia Timori di speculazione contro l’Italia - È stata una giornata di primati assoluti per i titoli di Stato italiani

Incertezza e Grecia Timori di speculazione contro l’Italia - È stata una giornata di primati assoluti per i titoli di Stato italiani. Il sintomo principale di una settimana che si annuncia burrascosa per i mercati finanziari. Gli occhi sono puntati sulla Grecia, appesa al voto in Parlamento atteso entro fine mese sul maxi piano di risanamento che rappresenta la premessa indispensabile per incassare a luglio la tranche da 12 miliardi di euro Ue-Fmi che la salverà dal collasso. Ma anche le turbolenze della politica italiana e il pericolo di un ammorbidimento della manovra Tremonti o, peggio, il rischio che il ministro si dimetta turbano i sonni degli investitori. Soprattutto, dopo che nelle ultime settimane due delle maggiori agenzie di rating, Standard&Poor’s e Moody’s, hanno cambiato l’outlook, cioè le prospettive sul nostro debito, sulle aziende controllate e sulle banche. Ieri il combinato disposto di questi fattori ha fatto schizzare il differenziale tra i rendimenti tra i Btp decennali e Bund tedeschi al massimo dall’introduzione dell’euro. In altre parole, i tassi che il Tesoro sborsa agli acquirenti per un titolo a lunga scadenza rispetto a quelli che deve pagare la «sicura» Germania, hanno raggiunto la vetta di 222 punti base. Il rendimento dei Btp è balzato, al momento più turbolento della giornata, al 5,05 per cento contro il 2,83 per cento del Bund berlinese. Si tratta anzitutto, come ha ricordato ieri la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, di un onere pesantissimo per i nostri conti pubblici: «In questo momento storico ogni cento punti base pesano 16 miliardi di euro in più di deficit pubblico», ha sottolineato la leader degli imprenditori. Nei prossimi giorni, «fino all’approvazione del piano greco in Parlamento, dobbiamo attenderci che la situazione rimanga tesa» sostiene Luca Cazzolani, analista di Unicredit. Pesa anche, sul nervosismo dei listini «l’incertezza e la scarsa affidabilità delle informazioni». E proprio oggi, ricorda l’esperto di reddito fisso, sono attese aste a dieci e a tre anni: «in questo contesto è legittimo attendersi tensioni sugli spread con i titoli tedeschi». Una valutazione condivisa da Angelo Drusiani, esperto di mercati obbligazionari di Banca Albertini Syz: «d’un lato c’è il deterioramento del quadro generale gravato dal caso greco, dall’altro pesa l’incertezza sulla manovra del ministro dell’Economia Tremonti». Indubbiamente, chiosa, «è in atto un attacco speculativo». Eppure, nonostante lo spettro del fallimento greco e il caos politico italiano agitino i mercati, ieri le aste per i titoli di Stato più a breve sono andate bene, dal punto di vista della domanda. I Ctz a due anni, a fronte di un’offerta di titoli per 2,5 miliardi di euro hanno beneficiato di una richiesta di 4,675 miliardi; anche in questo caso i rendimenti sono però aumentati al 3,2 per cento, il massimo dal 2008. Analogo l’andamento dei Bot a sei mesi; contro 13,766 miliardi richiesti dal mercato il Tesoro ne ha offerti 8 miliardi. Anche qui i tassi hanno sfiorato il 2 per cento. Cazzulani osserva che «la domanda forte dei titoli a breve non deve stupire», cioè i 18 miliardi circa a fronte dell’offerta da 10,5. «Erano in scadenza 10 miliardi di Bot - sottolinea l’analista e 12 miliardi di Ctz. Una quantità rilevante di liquidità che evidentemente ha dato luogo a necessità di reinvestimento». L’aspetto da segnalare, ancora una volta, è l’aumento notevole dei rendimenti anche su questi titoli più a breve termine. Sui Bot a sei mesi l’analista invita a osservare che avendo i tassi toccato quasi quota 2 per cento, sono aumentati«di 30 punti base» rispetto al mese scorso. È sempre un tasso - va ricordato - che in termini relativi risulta negativo per chi detiene il bond visto che l’inflazione viaggia a ritmi del 2,6 per cento (dato di maggio). Ma che risente dell’incertezza sulla Grecia e «dei giudizi delle alcune rating sull’Italia». D’altra parte, avverte invece Alberto Drusiani, «è tradizione che sulle aste italiane a breve ci sia una forte domanda perché il rendimento viene percepito come buono rispetto al rischio». Tradizione a parte, il destino delle prossime aste italiane sarà legato a quello di due maxi piani di risanamento attesissimi, quello di Roma e quello di Atene.