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 2011  maggio 24 Martedì calendario

CAROFIGLIO

& TALESE DIALOGHI DI STORIA E BOXE - «Quando ero giovane e cominciai a scrivere racconti, avevo una certa riluttanza a mettere in piazza le vicende di mio padre. Nel testo che ho preparato per Massenzio, scrivo di questo. Della Storia e delle storie, del periodo - gli anni Venti del Novecento - in cui i miei genitori, emigranti della Calabria, si sposarono negli Stati Uniti, portandosi dietro le storie di una terra frantumata, di un paese che fino a pochi decenni prima aveva fatto parte del Regno delle Due Sicilie e che ora era cambiato completamente. Racconto della mia nascita nel 1932 e della condizione in cui sono vissuto, incerto tra l’ essere italiano e l’ essere americano». Elegantissimo, completo grigio di taglio perfetto, pochette di seta avorio, gemelli d’ oro e panama, Gay Talese è l’ ospite di questa sera sul palco di Massenzio, insieme a Gianrico Carofiglio. Figlio di un sarto italiano originario di Maida in Calabria e considerato con Tom Wolf e Norman Mailer l’ inventore del «New Journalism» americano, Talese ha scritto anche undici libri: sul mondo dell’ informazione e sulla vita quotidiana delle famiglie mafiose, sulla città di New York e sull’ evoluzione dei valori morali e dei costumi sessuali. La Bur ha ripubblicato, proprio in questi giorni, uno dei suoi testi più celebri, «Onora il padre», e pochi mesi fa «Frank Sinatra ha il raffreddore», raccolta dei suoi migliori reportage giornalistici. Nelle pagine scritte per Massenzio racconta quello che nell’ America degli anni Cinquanta e Sessanta era proibito: «Le persone che avevano il mio stesso retroterra culturale, di figli di italiani immigrati, erano considerate un pò come lo sono oggi i musulmani, gente di cui era meglio non parlare con ammirazione. L’ immagine dell’ Italia nel mondo era rappresentata da Mussolini e negli Usa dalla mafia. Se sei uno scrittore italo-americano, o un regista, o un attore - e vuoi parlare della tua gente - devi ancora oggi, per forza, parlare di mafia. Soltanto così sei considerato glamour e riesci ad avere successo e a far soldi». Carofiglio, magistrato e scrittore - autore tra l’ altro per Rizzoli del recentissimo «La manomissione delle parole», in cui riflette sul potere della lingua e sulle lingue del potere e della sopraffazione - conferma. Rivelando un’ esperienza simile capitata anche a lui, un paio di anni fa: «Fui contattato da un importante studio legale di Manhattan che mi offriva di scrivere un libro sulle confessioni di un pentito. Consideravano molto glamour che un magistrato antimafia potesse raccontare questo tipo di storie. A me non interessava». Dice di aver letto i libri di Talese solo quando Maria Gaeta, direttrice del festival, gli ha proposto la serata accanto all’ autore italo-americano. E di avere scoperto «uno scrittore portentoso». Così ha deciso di presentarlo con un testo in cui fa dialogare brani dei suoi libri con brani di Talese, scelti tra quelli che parlano di boxe, argomento affrontato più volte da entrambi. Con il video del fratello Francesco, le musiche dal vivo del sassofonista jazz Max Ionata e le immagini dell’ artista Piero Pompili, ha creato una sorta di performance narrativa dove, per la prima volta, a dialogare tra loro saranno i testi e non i lettori.
Lauretta Colonnelli