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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

IN TAVOLA I PESCI "DIMENTICATI" ECCO LA RICETTA CHE SALVA IL MARE

Tre pesci su 10 uccisi per errore e ributtati in acqua. Ogni anno 250mila tartarughe ammazzate dagli ami destinati ai pesci spada. Più del 70 per cento degli stock ittici europei progressivamente impoverito dall´uso eccessivo delle reti. È l´identikit di una pesca dissennata che spopola i mari facendo scomparire le specie più ricercate, come il tonno. Per guarire gli oceani la ricetta che verrà proposta domani a Slow Fish, l´appuntamento organizzato a Genova da Slow Food, si basa sul ritorno alla biodiversità gastronomica, alle tradizioni mediterranee che, nel corso dei secoli, hanno creato migliaia di ricette per cucinare i pesci che oggi sono stati dimenticati.
«Nel Mediterraneo ci sono oltre 500 specie di pesci, crostacei e molluschi, ma lo sforzo di pesca si sta concentrando su una rosa ristretta, dai tonni alle sogliole, dai calamari alle spigole, che proprio per questo rischia di sparire», ricorda Silvio Greco, il biologo marino impegnato anche sul fronte dell´Accademia italiana della cucina. «Riportare in tavola le sarde, il pesce spatola, il pesce spada, lo zerro significa tornare a profumi e a sapori della tradizione ottenendo molti vantaggi».
Rompere la monocultura del tonno e della spigola significa permettere agli animali con un ciclo di vita più lungo di avere il tempo di riprodursi. Inoltre si avrebbe un netto beneficio per il portafoglio, visto che i pesci poveri costano 4 o 5 volte meno. E si limiterebbe il consumo delle specie più grandi e più longeve che, con il trascorrere del tempo, accumulano nelle loro carni inquinanti come i metalli pesanti. Per avere un´idea di quello che perdiamo, mentre distruggiamo la ricchezza del mare perché ne abbiamo dimenticato l´uso sapiente, basta pensare che il pesce sciabola, o pesce spatola, base pregiata per gli involtini di pesce, viene buttato in Sardegna, mentre gli zerri, molto apprezzati in Sardegna, sono gettati via in Sicilia.
Allo Slow Fish sarà presentato un elenco di pesci con il semaforo rosso e un altro elenco con il semaforo verde. Bocciati gli allevamenti di gamberi tropicali, perché contribuiscono alla distruzione delle foreste di mangrovie che difendono le coste da cicloni e maremoti, e il salmone di allevamento (servono 5 chili di mangime per ogni chilo di salmone e le scorie prodotte da un allevamento di 200mila animali sono equivalenti ai liquami di una città di 60 mila persone). Promossi invece, come esempio di acquacoltura sostenibile, cozze e vongole, carpe e cefali.
L´allarme sull´impoverimento dei mari verrà rilanciato a Genova anche da Maria Damanaki, commissaria europea per la pesca. «Presenteremo a luglio la nostra proposta per rendere tracciabile l´intera filiera del pesce», ha dichiarato il commissario. «Chi verrà sorpreso a pescare illegalmente perderà la licenza. Inoltre daremo incentivi per migliorare i sistemi di rilevamento dei pescherecci in modo da favorire i controlli e i comportamenti responsabili». Ci sarà anche la possibilità di aumentare del 5 per cento le quote di pescato per le barche che accetteranno di avere a bordo videocamere per controllare il contenuto delle reti.
«Nel Mare del Nord metà del pescato viene ributtato in mare perché considerato non utilizzabile», ricorda Domitilla Senni, di Ocean 2012, una coalizione di associazioni ambientaliste. «Le nuove proposte della Commissione sembrano andare in direzione giusta, ma il tempo ormai è scaduto». «Senza un´azione coordinata dei 22 paesi che si affacciano sul Mediterraneo non possiamo sperare di frenare l´emorragia di vita che colpisce l´intero bacino. È arrivato il momento di stabilire le regole per una governance della pesca», propone Carlo Petrini, presidente di Slow Food.