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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

DAMANAKI: «DURI SACRIFICI O ATENE TORNA ALLA DRACMA»

Meglio la dracma dell’euro. Per la commissaria Ue agli Affari marittimi e alla pesca, la greca Maria Damanaki, la sola alternativa ad affrontare «un programma di duri sacrifici» per la Grecia è l’uscita dalla moneta unica. «O ci accordiamo con i nostri creditori su un programma di duri sacrifici che porti a risultati, e ci assumiamo le responsabilità per il nostro passato, o torniamo alla dracma», ha detto a Bruxelles gettando lo sconcerto sui mercati e nel mondo politico. A ribadire che «lo scenario di un’uscita della Grecia dall’euro non è mai stato sul tavolo dei ministri delle Finanze» è però subito intervenuto il portavoce del Commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, Amadeu Altafaj Tardio.

«Un’uscita della Grecia dall’euro non è in discussione», ha reagito pronto da Parigi il ministro delle Finanze greco, George Papacostantinou. Il ministro ha anche messo in evidenza che una ristrutturazione del debito greco non risolverà i problemi del Paese e che il dibattito europeo su una tale questione è «pericoloso» e ha sottolineato che «l’Europa deve una risposta chiara se vuole preservare l’eurozona».

Intanto però ad Atene 15mila persone protestavano davanti al Parlamento contro la manovra di nuovi sacrifici voluta dalla troika Ue-Fmi-Bce al grido di «ladri, ladri». La protesta è stata organizzata su Facebook dagli "arrabbiati di piazza Syntagma", che in pochi giorni hanno raccolto 30mila adesioni sull’onda del movimento spagnolo dei giovani "indignati" di Puerta del Sol.

Che la giornata di ieri fosse particolare per la Grecia lo si era capito dal mattino, quando George Petalotis, il portavoce del Governo di George Papandreou aveva dovuto spazzar via nel corso di una conferenza stampa ad Atene sia le ipotesi di elezioni anticipate sia quella di un referendum popolare lanciato dalla stampa greca sulla manovra di austerità da 6,4 miliardi di euro che dovrà andare in Parlamento entro giugno. Inoltre il portavoce si era detto ottimista sulla concessione della quinta tranche da 12 miliardi di euro del piano da 110 miliardi che la troika Ue-Fmi-Bce non ha ancora sganciato e senza la quale a giugno la Grecia non è in grado di pagare né i bond in scadenza né i salari ai dipendenti pubblici.

Sul tema il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha confermato che l’Fmi non rilascerà l’ultima tranche del prestito se l’Unione europea non garantirà il finanziamento di circa 27 miliardi di euro di cui avrà bisogno Atene nel 2012 per rimborsare i creditori.

Intanto è iniziata ad Atene la nuova fase delle trattative della troika con il Governo ellenico, che secondo la stampa dureranno almeno 10 giorni, per ottenere il via libera oltre che alla quinta tranche da 12 miliardi anche, eventualmente, a un nuovo prestito da 60 miliardi per coprire le necessità finanziarie del Paese per i prossimi due anni finché sarà di nuovo in grado di rientrare sui mercati. Salvo che Atene non decida di uscire prima dall’euro.