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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

Bridges, Johansson, Cruise e Robbins Da Hollywood al pop (andata e ritorno) - C’è un via vai da non crederci

Bridges, Johansson, Cruise e Robbins Da Hollywood al pop (andata e ritorno) - C’è un via vai da non crederci. Attori che cantano e musicisti che re­citano. Dal set al rock e vice­versa, siamo nell’epoca della mobilità, dopotutto: ecco la gene­razione dei divi multitasking, spes­so grandi da una parte e piccolini dall’altra ma comunque sempre co­raggiosi e pazienza se talvolta sono figuracce di brutto. Insomma, giu­s­to l’altro giorno Jeff Bridges ha con­fermato che tra poche settimane pubblica per Blue Note (come a dire la Bulgari della discografia) un al­bum di brani tutti suoi, prodotti da T Bone Burnett e così convincenti che persino Roseanne Cash, figlia di Johnny e non proprio generosa nel­le sue collaborazioni, ha accettato di duettare in un brano. Insomma, come diceva l’altro giorno Hugh Laurie, che ha dovuto prendere un bastone e imparare a zoppicare in Dr House Medical division per diven­tare davvero famoso in tutto il mon­do: «Ah, se avessi avuto il coraggio di fare solo il musicista invece che l’at­tore ».Non l’ha fatto ma questa set­ti­mana è al numero due della classifi­ca inglese con Let them talk , blues purissimo, fin troppo. Già,sapete che c’è:adesso gli atto­roni non fanno più dischi cheap, mi­ca pop che viene via con poco giusto per togliersi lo sfizio e andare in clas­sifica. A parte Jennifer Lopez che quatta quatta è tornata con una mi­tragliata di dance finalmente digni­tosa (l’album è Love? , il singolo è quello che campiona la lambada, On the floor ), gli altri si danno un to­no tipo Scarlett Johansson. Insom­ma, sul set ci va solo se a dirigerla so­no Woody Allen o Brian De Palma e pure in studio di registrazione non si fa mancare nulla: adesso è al lavo­ro sul terzo disco, ma il primo è stato dedicato a Tom Waits e il secondo ai duetti di Serge Gainsbourg con Bri­gitte Bardot. Mica come Juliette Lewis che, dopo Cape Fear e forse per colpa della disastrosa relazione con Brad Pitt, ha scelto il punk duro e puro, cambiando del tutto mestie­re: ha inciso qualche disco, fatto cen­tinaia di concerti e collaborato qui e là fino ad apparire persino nell’ulti­mo disco degli italiani Quintorigo uscito a gennaio, English garden . Lei ha le idee chiare, più chiare di Gwyneth Paltrow che, forse per emulazione del marito Chris Martin dei Coldplay, per anni ha detto di vo­ler incidere un disco country e solo l’altro giorno ha detto che no,non se ne parla proprio. Probabilmente in­vece Nicole Kidman lo farà. In fon­do ha una bella voce (merito anche della vocal coach Mary Setrakian che le ha insegnato tutto per il film Moulin Rouge!) e ha anche già duet­tato con Robbie Williams in So­mething stupid : però non si decide e c’è da capirla, visto che da Russell Crowe fino a Kevin Costner per non parlare di Woody Allen, non è che gli attori che fanno il doppio lavoro meritino sempre applausi, anzi. Ro­bert Downey jr, ad esempio: il suo disco The futurist non è stato un suc­cessone e neppu­re lo sarà il disco di preghiere di imminen­te uscita, Prayer Cycle 2: Path to Zero , al quale han­no collaborato anche Sting e Sinead O’Connor. Roba trop­po sofisticata. Forse per questo Tom Cruise, che si deve preparare al film Rock of ages , ha badato al sodo convocando il professore di canto di Axl Rose dei Guns N’Roses,non cer­to un tipino fino. Di sicuro gli oppo­sti si attraggono: Tim Robbins, così raffinato e complesso sul set e così ruvido su disco, suona con la Ro­gues Gallery Band un robusto rockaccio alla Springsteen e Steve Earle. Dovrà sfogarsi. E forse pure le rockstar che si mettono a recitare hanno lo stesso scopo. Prendete Lars Ulrich, batterista dei Metallica, bravissimo e pure potente, ma non certo un intellettuale visto che ha de­buttato con un (bellissimo) album che in italiano si sarebbe intitolato Uccidili tutti. Bene, tra poco lo vedre­mo in Hemingway & Gellhorn nel ruolo di Joris Ivens, il documentari­sta che lavorò con lo scrittore duran­te la Guerra Civile spagnola. Detto per inciso, nel cast ci sono Nicole Ki­dman, Clive Owens e Robert Duvall. Certo, chi non è granché come atto­re, ad esempio 50 Cent, i film se li pro­duce da solo o, al limite, fa come i Daft Punk e ricambia l’apparizione componendo la colonna sonora (in Tron ). Ma chi invece ha qualcosa da dire, come Larry Mullen batterista degli U2, debutta all’ultimo Festival di Cannes in Man on the train con Donald Sutherland. Sarà pure un po’ raccomandato ma ci vuole fega­to oppure, quantomeno, quella sa­na voglia di non invecchiare sempre nelle stesse scarpe.