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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

NON RIVELANO IL SESSO DEL FIGLIO «LO SCEGLIERÀ LUI DA GRANDE»

Storm ha quattro anni. Il suo nome vuol dire “tempesta” ed è quello che sarà la sua vita tra qualche anno. Il nome, il primo elemento che dice chi sei, non è né femminile né maschile. Perché lui, o lei, non è né un bambino o una bambina. Non per i suoi genitori, una strana coppia canadese, per non dire peggio, che ha avuto la “brillante” idea di tenere nascosto il sesso del neonato a tutti: parenti, amici, colleghi. E all’interessato.
Vogliono che sia Storm a decidere se il suo nome è di un uomo o una donna. Vogliono che sia lui a decidere se sia maschio o femmina «per evitare ogni condizionamento possibile nella sua libera crescita». Come se non avere un genere, la prima cosa che dice qualcosa di te stesso, di chi sei nel mondo, fosse una libera scelta. Come se si potesse scappare dall’essere maschio o femmina.
Provocazione, atto d’amore, follia? Propendiamo per la terza. Ma i signori David Stocker, 39 anni, e Kathy Witterick, 38, entrambi insegnanti, hanno deciso di portare avanti questo esperimento estremo. Hanno già due figli, ai quali hanno riservato un trattamento diverso. Jazz ha 5 anni ed è un maschietto. Kio ha 2 anni ed è una bambina.
Storm non si sa. Ora ha quattro mesi e non si pone il problema. Ma tra un po’ deciderà se giocare con le macchinine o con le Barbie. Per sua scelta, non perché è un maschio o una femmina . Quando è venuta/o al mondo, i genitori di comune intesa hanno inviato questa e-mail ai nonni, agli zii, ai parenti o agli amici più stretti: «Abbiamo deciso di non rivelare il sesso di Storm, almeno per il momento. Lo facciamo in nome della libertà di scelta. Siamo convinti che sia meglio per lui/lei, e che questa decisione contribuirà a rendere il mondo migliore».
È per questo motivo che hanno optato per l’ambiguità intrinseca di quel nome. Loro sicuramente conoscono il sesso della creatura, la “creatura” no. Il “Toronto Star”, che ha rivelato la notizia, non precisa come la coppia si sia comportata con l’anagrafe. Riporta però che David e Kathy si ritengono genitori attenti che vogliono solo lo sviluppo armonico dei loro figli. Per questo ai bambini è lasciata la decisione se tagliarsi i capelli oppure no, o di scegliersi il colore dei vestiti. Se a Jazz, un maschietto, piacessero i capelli lunghi e il rosa, non c’è ragione per cui non li possa avere. «È solo una questione di libera scelta», hanno detto, «in questo modo li tuteliamo dai condizionamenti esterni, in modo che siano davvero liberi di essere se stessi».
In Canada ci sono state ovviamente polemiche. La coppia è accusata di fare «esperimenti da laboratorio» sulla pelle del figlio. «Nell’evitare di rivelare il sesso di mio figlio ha scritto invece Kathy nella sua e-mail io mando al mondo un messaggio chiaro: “per favore, potete lasciare che Storm scopra da solo/sola chi vuole essere?”».
Ma il punto è un altro. Un conto è la libertà sessuale, l’essere omo o eterosessuale, scelta sacrosanta. Si è combattuto molto perché non ci siano, tra adulti, discriminazioni sessuali: per il lavoro, per la scuola, per le opportunità. Giustissimo. Ma ora il comportamento di questa famiglia ci riporta alla natura primordiale di ogni essere vivente. Ovvero: o si nasce maschi, o si nasce femmine. È una questione biologica che nessuna ideologia, neppure quella della coppia canadese, può cancellare. Non si tratta del battesimo, di aderire o meno a una confessione religiosa. La domanda è: si può crescere neutri? Come gli angeli? Come creature divine? La risposta biologica è: no. E quando due genitori scelgono di contraddire la natura a farne le spese sarà il più debole. Il bambino. Storm. Che probabilmente, ma magari ci sbagliamo, sceglierà la natura. Se è un maschio deciderà di essere un maschio, se è una femmina sarà una femmina.
Qualunque sarà in futuro il suo orientamento sessuale.