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 2011  maggio 26 Giovedì calendario

Blair Dennis

• Kittery (Stati Uniti) 4 febbraio 1947. Politico. Ex direttore nazionale dell’intelligence statunitense (2009-2010) • «[...] ammiraglio in pensione [...] ex comandante della flotta nel Pacifico [...]» (“Corriere della Sera” 19/12/2008) • «Doveva coordinare una falange di agenzie di spionaggio. Ben 16, senza contare le più piccole. Avrebbe dovuto mettere d’accordo segugi rivali come Fbi e Cia, raccordarsi con l’ufficio antiterrorismo. Tenere d’occhio che analisti e uomini sul campo facessero il loro mestiere. Davvero una “missione impossibile”. E alla fine l’ammiraglio Dennis C. Blair ha dovuto lasciare la sua poltrona di direttore dell’intelligence statunitense. Dimissioni che in realtà sono una rimozione, visto che non aveva più la fiducia “politica”. “Con grande rammarico ho informato il presidente che lascio l’incarico di capo dell’intelligence a partire da venerdì 28 maggio”, sono state le poche parole dell’ammiraglio. L’alto ufficiale è la prima a testa a rotolare dopo una serie di fallimenti. E paga per i suoi errori e quelli commessi da altri. Una gestione tumultuosa e difficile segnata nell’arco di pochi mesi da due rovesci che solo per un miracolo non hanno portato a conseguenze disastrose e da un terzo che invece ha causato vittime. Il primo evento è il fallito attentato contro il jet Northwest a Detroit, operazione affidata al nigeriano con le mutande bomba. L’inchiesta ha evidenziato come 007 e servizi antiterrorismo non si siano parlati, non abbiano saputo leggere quello che arrivava dagli agenti impegnati nei vari teatri, non siano stati in grado di collegare i nodi che avrebbero potuto fermare Faruk Abdulmutallab prima che salisse sul jet. Una catena di “buchi” nella rete di sicurezza certificata [...] da un rapporto del Congresso. Un dossier con 14 punti che hanno assunto il valore di capi di accusa. Contro Blair, che avrebbe dovuto coordinare. Ma anche nei confronti di Michael Leiter, grande capo del Nctc, l’ufficio antiterrorismo. Alle carenze nell’affare Northwest — denunciate con vigore anche dal presidente Obama— sono seguite quelle per l’attacco a Times Square. Faisal Shahzad, l’uomo accusato di aver piazzato l’autobomba nel cuore di New York, era quasi riuscito a fuggire. Lo hanno fermato su un jet della Emirates pochi minuti prima del decollo. Di nuovo, il pachistano con cittadinanza americana è arrivato ad un soffio dal colpo passando “sotto i radar”. È invece riuscito nella sua missione di morte l’ufficiale Nidal Hassan, responsabile della strage di Fort Hood. Anche per lui c’erano segnali che non sono stati captati da chi deve vegliare sull’America. Per gli osservatori gli episodi— gravi— hanno reso insostenibile la posizione di Blair. Senza contare che l’ammiraglio non era mai riuscito a stabilire un buon rapporto — non solo operativo — con gli altri apparati. Aspri gli scontri con il direttore della Cia, Leon Panetta, che invece ha avuto il sostegno della Casa Bianca. Difficili le relazioni con John Brennan, l’ex 007 [...] consigliere antiterrorismo di Obama [...]» (G. O., “Corriere della Sera” 21/5/2010) • «[...] Un alto ufficiale della sicurezza di Manhattan [...]: “Obama ha cacciato Blair perché gli diceva la verità di cui lui non vuol discutere, in America vi sono pericolose cellule jihadiste locali”. [...] A metà gennaio, Blair era già ai ferri corti con Casa Bianca e Fbi e la sua posizione appariva compromessa, al punto che lui stesso parlava in pubblico della possibilità di essere sostituito in tempi brevi “perfino da un giocatore di football”. Mancava però il casus belli e a fornirlo a Obama è stato Leon Panetta, il capo della Cia che fu capo di gabinetto di Bill Clinton. Ad accendere la miccia è stato Blair, chiedendo di nominare in ogni ambasciata all’estero un rappresentante della Direzione nazionale d’intelligence, con il risultato di mandare su tutte le furie Panetta che avrebbe obiettato: “Questo significa delegittimare i capi delle stazioni della Cia in ogni Paese del mondo”. Il braccio di ferro fra Blair e Panetta è stato senza esclusione di colpi e solo la necessità di una stretta collaborazione per catturare il terrorista di Times Square ha rimandato l’incombente resa dei conti. Durante le indagini Blair e Panetta hanno lavorato molto insieme ma quando si è trattato di andare a Islamabad per chiedere ai pakistani il pugno di ferro sul Waziristan infestato dai jihadisti Obama ha scelto di mandare Panetta, rendendo di fatto le dimissioni di Blair inevitabili. [...]» (Maurizio Molinari, “La Stampa” 22/5/2010).