Varie, 26 maggio 2011
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Berruti Valerio
• Alba (Cuneo) 15 gennaio 1977. Artista • «Da sempre il soggetto delle opere di Valerio Berruti [...] sono i bambini. Per anni li ha dipinti, prediligendo una tecnica antica come l’affresco [...] attraverso l’animazione [...] Berruti è arrivato alla scultura. “Vedendo le figure muoversi mi sono accorto che volevo che prendessero corpo, volume” spiega. Nascono così [...] eserciti di bambine modellate in tante formelle, una accanto all’altra, in un’efficace rivisitazione della scultura del Tre e Quattrocento. Perché, come scrive la Gambari, il suo “segno è un racconto contemporaneo che nasce come evoluzione continua con la tradizione classica”. Berruti utilizza soprattutto il cemento armato e spesso lascia che la ghiaia che lo compone resti “a vista”. Così alcune parti dell’immagine appaiono come consumate dal tempo, sembrano fossili, reperti di un’infanzia perduta riemersa da una vecchia soffitta. Questi visetti incerti incorniciati da colletti tutti uguali come in una foto di classe, sembrano davvero rianimare, con il loro girotondo, l’edificio delle Stelline che accoglieva le piccole orfane: ti sembra quasi di sentirne le voci. Viene in mente la protagonista del romanzo di Tiziano Scarpa Stabat mater che passeggia al buio nei corridoi dell´orfanotrofio, accompagnata da musica e solitudine. Guardi ognuna di queste sculture, giovani vite inventate, e ti immagini, con un po’ di apprensione, il loro destino adulto» (“la Repubblica” 9/10/2010) • «Un universo popolato dall’infanzia, fanciulli e bimbette che animano disegni, formelle, terracotte, installazioni, sculture, minuscoli busti in ceramica (ben 400) disposti ai piedi della grande juta l’Abbraccio 2010, dipinta a olio e affresco. Ancora: questa folla sorridente, ingenua, talora inespressiva prende corpo nelle due sculture in cemento dai visi carichi di meraviglia che guardano in alto dove scaturisce la luce. È questo il mondo antico e nuovo di Valerio Berruti, l’artista piemontese che oscilla fra diverse espressioni artistiche, così come sa catturare le diverse lezioni dei grandi maestri del passato, dalla scultura al disegno. Ricrea così un’autentica moltitudine di giovani individui in serie, pensosi, quasi monocromi, ora testimoni o vittime d’un mondo in continuo mutare. Talora sono inermi protagonisti del dolore nei 14 bassorilievi dai diversi colori delle stazioni di Via Crucis 2010. [...]» (Fiorella Minervino, “La Stampa” 4/10/2010).